TESTO Commento su 1Re 8,15-30;1Cor 3,10-17;Mc 12,41-44
don Raffaello Ciccone Acli Provinciali Milano, Monza e Brianza
X domenica dopo Pentecoste (Anno A) (17/08/2014)
Vangelo: 1Re 8,15-30|1Cor 3,10-17|Mc 12,41-44
41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
1 Re. 8, 15-30
Terminato il tempio che si presenta come una sontuosa costruzione, Salomone pensa di aver concluso l'avventura sognata dal padre Davide: costruire una casa per il Signore e farvi il centro della fede e della presenza di Dio nel suo popolo. Il popolo d'Israele, ormai, ha già avuto esperienza di questa abitazione di Dio come compagno di viaggio quando era uscito dall'Egitto e l'arca era il segno visibile della memoria e lo sgabello della presenza di Dio nel suo popolo. Il tempio pone il problema teologico da riconciliare: c'è l'infinita altezza di Dio (trascendenza) che non può neppure essere imprigionata dai cieli e lo spazio piccolissimo del tempio. Anche nella preghiera di Salomone si ritrovano i due termini teologici. E d'altra parte c'è la garanzia di una presenza effettiva ed efficace del "Nome" del Signore ("Il nome" è la persona, nel linguaggio biblico).
Il tempio è allora il luogo dove l'uomo si presenta a Dio: e Dio, dall'alto dei cieli, si china e "si adatta" allo spazio del tempio per incontrare e ascoltare colui o colei che lo invoca.
E' stata lunga l'attesa. Se il tempio è stato il sogno di Davide, il Signore, attraverso il suo profeta, aveva rifiutato questo progetto dalle mani di Davide poiché esse si erano macchiate del sangue dei suoi nemici. Davide ha raccolto, comunque, materiali, danaro e tesori ingenti ed aveva comprato il terreno su cui sarebbe stato costruito il tempio del Signore (2Sam24,18-25). La costruzione iniziò nel quarto anno del regno di Salomone e fu terminata sette anni dopo (1Re 6,37-38). Nella liturgia d'inizio, qui riportata in parte, si possono verificare due parti distinte, celebrate dal re: un primo discorso che è anche benedizione (vv15-21), e poi una lunga preghiera di ringraziamento, memoriale dei benefici offerti dal Signore stesso (vv 22-53). E' il re l'unico officiante che prega, esorta e benedice. Sta svolgendo, come re, il grande compito del padre nel suo popolo ed è profeta perché comunica il messaggio di Dio, in prima persona: parla a nome di Dio comunicando il suo pensiero.
La seconda parte è, in particolare, propriamente, la preghiera "davanti all'altare, di fronte a tutta l'assemblea, e con le mani stese verso il cielo", in piedi come fa sempre l'ebreo, consapevole della sua dignità di creatura fatta da Dio con il suo soffio vitale. La richiesta fondamentale a Dio è quella che il Signore continui ad essere fedele, mantenendo insieme "alleanza e benevolenza (o fedeltà)" che sono propri del Dio d'Israele. Seguono i ricordi di ciò che Dio ha offerto, aggiungendovi quindi la richiesta di nuovi favori. Nel linguaggio ebraico si ricordano "la bocca e la mano" (vv15.24): cioè la promessa e la potenza. Si sente il desiderio inimmaginabile della garanzia della discendenza. Nessun popolo può permettersi di immaginare nella storia una discendenza eterna ed il Signore lo ha garantito a Davide.
Il tempio, che pure sarà il luogo fondamentale del culto, si misura come il luogo della preghiera (vv27-30). E' prima di tutto il luogo della preghiera del re, servo di Dio ed è poi il luogo della preghiera del popolo. E' il luogo della presenza e quindi dell'ascolto. Al Signore si chiede: "Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa" (v 29). Si chiede attenzione, ascolto e perdono. Aprire gli occhi sulla casa significa custodire il tempio con amore; ascoltare ( il verbo viene ripetuto 5 volte) domanda che la voce di chi supplica percorra l'infinita distanza di Dio; perdonare ci dà fiducia poiché, come tutti, abbiamo bisogno della misericordia di Dio sulla nostra limitatezza.
1Corinzi. 3, 10-17
Nella sua prima lettera ai Corinzi Paolo sta impostando una sua riflessione teologico pastorale: ha una conoscenza significativa di questa comunità e sa che c'è stata una gradualità nella proposta della fede di Gesù, e quindi motiva le molte lacune lasciate nell'insegnamento.
Con questa lettera sembra che Paolo voglia ricuperare una migliore profondità e quindi segue il filo dei propri pensieri ricominciando dall'inizio. "Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete" (vv1-2). Il motivo di tale impreparazione è dato dalle divisioni e dai gruppi che non fanno maturare pace e armonia, ma "Vi sono tra voi invidia e discordia" (v 3).Il fatto che lo disillude è quel dividersi in gruppi a secondo dei predicatori: Paolo, Apollo. I cristiani di Corinto si comportano secondo la mentalità greca di ripensare i missionari ( tale si sente Paolo e tale è Apollo) come capi scuola filosofici o politici da contrapporre l'uno all'altro. "Siamo servi", strumenti in mano a Dio per condurre uomini e donne alla fede. Ognuno fa qualcosa per questa Chiesa, ma è un lavoro esterno di collaborazione, chi opera e feconda è Dio: è Lui colui che veramente fa crescere.
Vengono allora ripresi due tipi di lavoro dove è ovvio il significato della collaborazione: il mondo agricolo e il mondo delle costruzioni.
Del primo lavoro agricolo Paolo ne parla in precedenza: (3,6-9).
Nel testo che leggiamo oggi ci troviamo in una riflessione sui materiali di costruzione. Dio mi ha fatto architetto, dice Paolo e, come un saggio architetto, ho posto un fondamento ben saldo.
Altri costruiscono sopra ma stiano ben attenti a non sostituire il fondamento: il vero fondamento è Gesù Cristo (v 11). Si elencano 6 tipi di materiali, molto diversi di valore e consistenza. L'oro, l'argento e le pietre preziose indicano non tanto un materiale edilizio ma raffinati elementi che rendono preziosa la costruzione, e manifestano un buon lavoro, coscienzioso e responsabile a beneficio dei fedeli. Gli altri materiali, "legno, fieno e paglia", richiamano un lavoro povero, fatto male e, probabilmente, per secondi fini. C'è una verifica e "il giorno del Signore" verrà a collaudare la solidità e la consistenza. Chi ha predicato il Vangelo, usando materiale di scarto, si salverà, ma come attraverso il fuoco, a fatica, poiché l'opera mal fatta risulterà inconsistente.
La finale di tutta la riflessione è splendida. "Siete il tempio di Dio". Nel vostro tempio c'è un ospite inatteso che è lo Spirito e che i cristiani conoscono poiché è lo Spirito di Gesù inviato nel mondo.. Perciò si rintraccia il senso del popolo o della Chiesa come assemblea dei credenti. Quando Paolo scrive questa lettera, c'è ancora il tempio di Gerusalemme. E Paolo, che è sempre rimasto un buon ebreo innamorato del tempio, può dire con sapienza e consapevolezza: "Voi siete il nuovo tempio": lo splendore della presenza e della garanzia di accoglienza di Dio.
Marco. 12, 41-44
Nel primo cortile interno del tempio, quello denominato delle donne, ma che poteva essere frequentato solo da ebrei, Gesù si è fermato, dopo aver intravisto persone che si mostrano, con un certo contegno altezzoso, alle persone e che molti salutano con riverenza e devozione.
Sono gli scribi che, originariamente, erano incaricati di stendere documenti, ma, dopo l'esilio di Babilonia (sec VI a.C.), avevano acquistato grande prestigio ed autorità in campo legislativo. Gesù è irritato della loro ostentazione e del fatto che approfittino delle persone, poco colte, che li onorano e si inchinano davanti a loro con venerazioni. Il testo, accennato, è precedente a quello dell'obolo della vedova e aiuta a chiarire le riflessioni che Gesù compie nei loro riguardi: non è solo una critica quanto un insegnamento alternativo, offerto ai discepoli. "Non fate così" (12,38-40).
Sulla sinistra c'è la sala del Tesoro e sulla parete esterna sono praticate 13 buche (dette "trombe" perché all'interno si allargano a forma di tromba). Nei momenti di maggior affollamento, per esempio, nel tempo della Pasqua, da tutto Israele vengono fedeli che si affollano per fare offerte. Poiché lo scrosciare delle monete fa rumore a secondo del numero delle monete, in fondo può essere motivo di sorpresa e di stima sentire il rumore delle monete cadere in maggiore quantità nel cassone, a differenza delle altre offerte. Anzi, per far migliore figura, qualcuno si porta dietro molte monete di rame di grande effetto sonoro. Gesù sente che i suoi sono affascinati da quel rumore scrosciante delle monete che qualche ricco ha portato, e coglie l'occasione per offrire un esempio rovesciato di vera religiosità, aiutando i suoi a penetrare nel cuore di ogni persona, senza restare alle emozioni esterne o alle impressioni.
Così indica una povera vedova.
La riflessione sugli scribi, sui cui criteri si allineano anche personaggi ricchi che offrono danaro, ci riporta al contro- canto. "«In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere» (12,43-44). Ci si gioca sulla totalità e si dice che la totalità ( qualunque sia la consistenza) vale molto di più del parziale. Certamente in termini di generosità e di disponibilità, non certo in ordine economico.
"Voi guardate la quantità, dice il Signore, e vi esaltate del tanto e disprezzate il poco. Dio guarda la qualità dell'offerta che è un dono gratuito e totale". Ai suoi occhi quindi non conta tanto la quantità economica, quanto il coraggio di offrire tutto.
La vedova esprime la pienezza e diventa immagine del credente che si affida totalmente a Dio ma è anche immagine di Gesù che offre la sua vita perdonando. Addirittura è immagine del Padre che offre tutto ciò che ha, il suo Figlio.