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TESTO Commento su Gv 6,56 - 58

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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (22/06/2014)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,51-58

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è quello che mangiarono i padri e morirono. chi mangia questo pane vivrà in eterno."
Gv 6,56 - 58

Come vivere questa Parola?
Queste parole ripetono una promessa e la confermano con la forza di una verità che sorprende e consola, proprio a misura del suo essere tanto impensabile e sconcertante rispetto ai parametri solo umani.
Si tratta infatti di mangiare veramente il corpo del Signore e di bere davvero il suo sangue, pur fuori da ogni cannibalismo, sotto la parvenza del pane e del vino. Notiamo: sono questi gli elementi più semplici dell'alimentazione umana.
Proprio questo nutrimento mediante l'Eucaristia è quanto non solo ci assicura la salute spirituale ma - realtà fortissima! - ci consente una unione così salda col Signore che Lui rimane in noi e noi in Lui.
Ecco: questo verbo rimanere è sempre da riscoprire nella sua capacità di dissipare, in noi e attorno a noi, nebbie di paura, di tentazione, di male.
Poi - notiamolo! - questa parola non ci assicura soltanto una vita buona in virtù della Presenza del Signore che viene in noi, ma anche è preludio di quella pienezza - compimento gaudioso dell'esistenza quaggiù che è la vita eterna,

Signore Gesù, crea in me l'attenzione del cuore. Fa' che io spesso (il più spesso possibile) sia consapevole che posso essere una cosa sola con Te, O divino ospite che vivi dentro di me.
La voce di un Dottore della Chiesa
L'Eucaristia è il sacramento dei sacramenti, il centro stesso del settenario sacramentale perché è il sacramento che rende presente Cristo in persona.
S. Tommaso d'Aquino

Sr Maria Pia Giudici - sanbiagi@casadipreghiera.191.it

 

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