PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Giovanni 16,12-15

don Michele Cerutti

SS. Trinità (Anno A) (15/06/2014)

Vangelo: Gv 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 16,12-15

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

Questa è sicuramente una tra le domeniche più difficili dell'anno liturgico perché nella riflessione sulla Santissima Trinità si corre sempre un rischio grande: quello di abbandonarsi in grandi sintesi che la storia della Sacra Teologia ci mette a disposizione. Non sono pochi effettivamente i fiumi di inchiostro sulla materia. I contributi teologici sono veramente importanti; tuttavia esporli non contribuisce alla chiarezza e rischiano di dire poco alla nostra vita. La predica non è una disquisizione teologica. No, niente di tutto ciò, la teologia serve al predicatore come legna da apportare nel falò delle riflessioni. La Scrittura, nella sua semplicità, riesce a offrirci delle riflessioni interessanti.

Nelle sue lettere Giovanni afferma una realtà semplice e profonda: "Dio è Amore". Con questa espressione dobbiamo riflettere su questo grande mistero della Santissima Trinità. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo esistono da sempre e tutto quello che il Padre sa lo trasmette al Figlio e il Figlio getta tutto il Suo Amore sul Padre e di questo circuito di Amore lo Spirito Santo ci rende partecipi. Lo Spirito Santo ci rende familiari con Dio tanto che ci permette di riconoscerlo come Padre.

In un racconto dei Padri del Deserto si narra che uno di questi eremiti, soffermandosi nella preghiera del Padre nostro, per tutta la vita meditò sulla parola Padre, perché comprese che occorre fare esperienza della sua paternità.

Dio ci chiede di conoscerlo più con la vita che con le grandi digressioni. E' l'invito che Jahvè fa a Mosé nel roveto. Quando Mosè gli chiede chi sei, la risposta è enigmatica: "Io sono colui che sono". E' un modo per invitare Mosè ad abbandonarsi. Dio stesso sa che le categorie umane non aiutano a comprendere. Il voler conoscere un nome è un modo di accaparrare un'identità. Capiremo tutto nella vita che per noi è preparata. Ora cerchiamo di conoscerlo per quello che è nel suo fare.

Comprendiamo che Lui non ci lascia soli. Egli raccoglie lo sconforto del popolo ebraico e invita Mosè a rendersi collaboratore del suo progetto. Mosè vive un'esperienza particolare: è dovuto fuggire dall'Egitto; lui ebreo adottato dagli egiziani vuole aiutare il suo popolo e uccide una guardia egiziana che malmena uno schiavo ebreo; quando vuole portare pace tra gli ebrei, sono gli stessi a dirgli "tu hai ucciso una guardia egiziana" e allora comprende di essere accerchiato scappa. Quando pensa che non potrà fare nulla per il suo popolo è il Signore che lo cerca e lo invita a non tirarsi indietro. Il Signore si farà conoscere veramente a Mosè compiendo per il suo popolo le meraviglie.

Mostrandoci il Figlio ci offre la Via sicura per arrivare a Lui. Un invito per noi tutti a passare anche per la Via della Croce prima di entrare nella Piazza della Risurrezione. Vuol dire prendere parte alle nostri croci quotidiane, quelle da cui vorremmo staccarci, ma che non ci abbandonano.

Lo Spirito ci aiuta a scoprire che Dio cammina con noi; se non ci fosse donato, Dio sarebbe lontano dalla nostra vita e sarebbe un perfetto sconosciuto. Cristo rimarrebbe nel passato e allora l'autorità della Chiesa sarebbe solo potere, la missione una propaganda, il culto una sorta di archeologia e l'agire morale una sorta di schiavitù. In forza dello Spirito, invece, il cosmo intero è nobilitato per il Regno perché il Risorto si fa presente e il Vangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione e la sua autorità si trasforma in servizio, il culto diventa memoriale e anticipazione e l'agire umano viene deificato.

Allora comprendiamo che il nostro compito è sempre più immergerci in questo progetto d'amore. La preghiera ci permette di entrare in intimità vera con la Trinità e fa sì che non la sentiamo estranea nella nostra vita, ma protagonista vera. La preghiera da sola rischia di essere sterile e allora il servizio darebbe quel valore aggiunto che rende il nostro dialogo con Dio più vero.

Azione e contemplazione: due pilastri fondamentali per il cristiano per conoscere, vivere e comunicare Dio nella vita nostra e degli altri e così condurre a Lui.

 

Ricerca avanzata  (54727 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: