TESTO Figli amati
VI Domenica di Pasqua (Anno A) (25/05/2014)
Vangelo: Gv 14,15-21
«15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Osserverete i miei comandamenti
Viene usato il verbo greco Tēreō che significa sorvegliare, custodire, conservare, tenere, osservare. È un verbo dai molteplici significati... Gesù prega il Padre di custodire i discepoli (Gv 17, 11-15)... a Cana il vino buono è stato conservato fino a quel momento (Gv 2,10)... il profumo deve essere conservato per la sepoltura (Gv 12,7)... Gesù osserva la Parola del Padre (Gv 8,55) e rimane nel suo amore (Gv 15,10). Più che un mettere in pratica Gesù ci chiede di custodire gelosamente la sua parola come la terra che costudisce il chicco di grano per dare molto frutto (Gv 12,24). Dunque non siamo nella prospettiva dell'agire ubbidiente a delle regole ma nell'orizzonte più profondo della comunione con il Padre e il Figlio generata dall'amore, fine ultimo del progetto di salvezza.
Ci troviamo davanti al grande mistero dell'amore - comunione: come l'amore e la comunione degli sposi, sempre inspiegabile, che custodito con cura è destinato a crescere e approfondirsi fino al raggiungimento di un'unica carne. È il mistero stesso dell'uomo, del suo spirito che nella profondità del colloquio con lo Spirito di Dio scopre la dignità di essere figlio (Cfr Rm 8,16). Conservare gelosamente quella Parola che il Signore ci ha consegnato non è chiuderla in cassaforte per essere protetta dagli altri, ma farne dono come qualcosa di prezioso che esce dal profondo del proprio cuore, perché lì abita.
Lo Spirito della verità
Dono della Comunione del Figlio con il Padre è lo Spirito, che l'autore del quarto vangelo chiama in modo singolare: "Spirito della verità". Ma «Che cos'è la verità?» chiede sarcasticamente Pilato (Gv 18,38). Non possiamo confondere la Verità con un insieme di nozioni, di precetti o di dogmi, anzi va accuratamente distinta "Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo" (Gv 1,17). Stare dalla parte della Verità più che l'adesione ad una dottrina o dei principi o un modo di pensare è un modo di essere e d'agire: "Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio" (Gv 3,21) la verità, dunque, è il nostro agire in Dio... dovremo domandarci se sono vere le nostre relazioni, la nostra famiglia, il nostro lavoro, i nostri sentimenti, la nostra fede... Nel confronto con la Verità scopriamo l'autenticità del nostro agire come specchio del nostro essere. Il confronto non è semplice, né immediato; occorre volerlo, cercarlo, mettersi in discussione, dubitare di se stessi rifuggendo da facili sicurezze; occorre mettersi a disposizione dello Spirito, ma anche dello spirito che abita nei fratelli che condividono con noi la vita e la fede.
Non vi lascerò orfani
Sono parole d'affetto del Maestro per i suoi discepoli. Il Signore rassicura i suoi amici: dovranno affrontare la prova della delusione, del rinnegamento, della paura, dell'abbandono, saranno perseguitati, rifiutati,... ecco allora che li rincuora e li riscalda con la sua promessa d'amore.
"Non vi lascerò orfani" è la promessa che Dio rivolge anche a noi oggi! Narcotizziamo il bisogno d'amore riempiendo la vita di ogni cosa: impegni, azioni, oggetti, come se il possedere riempisse il vuoto d'amore... curiamo la persona, ricerchiamo il benessere, il fitness, l'aspetto guardando a modelli che ci sono estranei. Forse siamo capaci di amare perché ci sentiamo protagonisti d'amore, ma sempre meno di ascoltare il bisogno che abbiamo dentro di sentirci amati.
L'uomo vive d'amore ogni giorno della sua vita. Nell'amore è cresciuto protetto ed accettato. Amando, sente di appartenere all'umanità e offrendosi trova un senso a se stesso. L'amore per il proprio simile spinge ad impegnarsi: è la motivazione del volontariato che tanti esprimono con generosità. L'amore non può restare chiuso ma pervade il quotidiano. Non possiamo però non riflettere che se siamo capaci di amare è perché siamo amati! Se nel mondo degli uomini non tutto è autentico e vero e capita che le tante attenzioni nascondino secondi fini, questo non è per Dio che ci fa accompagnare dallo Spirito della verità. Per Qualcuno siamo davvero importanti, per Dio non ha importanza quello che siamo e quello che facciamo, per lui siamo semplicemente figli.
"In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Gv 4,10).