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TESTO Commento su Dt 8,2-3.14-16;1Cor 10,16-17;Gv 6,51-58

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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (22/06/2014)

Vangelo: Dt 8,2-3.14-16|1Cor 10,16-17|Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,51-58

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

La festa di oggi, più nota come il "Corpus Domini", punta l'attenzione su un aspetto centrale della fede e della vita cristiana: il sacramento dell'Eucaristia, istituito da Gesù nel corso dell'Ultima Cena e da allora, su suo comando, celebrato quotidianamente nella Messa. Con la solennità del "Corpus Domini", la Chiesa ci chiama ad andare alle radici della nostra fede e del nostro essere cristiani, sollecitandoci a riscoprire il senso pieno ed ultimo dell'Eucaristia, fonte e culmine, per il credente, di tutta la vita battesimale, Eucaristia che non è una cosa da spiegare ma prima di tutto una esperienza da vivere.
La festa del Corpus Domini è difficile da collocare se non la si legge alla luce del mistero Pasquale, perché in noi prevale l'uomo "carnale" sull'uomo "spirituale".
La prima lettura è un invito a rivedere cosa Dio ha fatto (memoriale della Pasqua), sin dall'inizio, nella storia: ricordati di tutto il cammino dell'esodo, non solo gli eventi belli e piacevoli.
Il cammino è partenza, cioè è far memoria, significa ricordarsi da dove veniamo e che cosa portiamo. Ma significa anche ricordarsi del percorso, cioè ricordarsi che gli ideali devono essere sottoposti alla prova del tempo. Il cammino è durata. Fare memoria significa anche ricordarsi che gli eventi vissuti si sono trasformati passando attraverso occasioni raccolte o perse.
L'Antico Testamento non ha paura di dire che Dio mette alla prova. Dio mette alla prova attraverso il comandamento, che all'inizio appare come un divieto, ma in seguito diventa un orientamento nuovo al cuore, un desiderio di fare esperienza del bene: il comandamento diventa quindi l'istruzione lungo il cammino, la mappa per non perdersi nel deserto.
Dio si accosta all'uomo che sente la mancanza di un bene necessario per vivere e lo nutre con un pane particolare, la "manna".
Vivere l'esperienza della fede significa riscoprire il progetto che il Signore ha su di noi, ritornare all'essenzialità del deserto, che fa emergere i veri bisogni dell'uomo ben oltre il desiderio ossessivo dei beni di consumo e porta a sperimentare che non si vive di solo pane, ma che è necessario affidarsi alla Parola di Dio. L'Eucaristia è il pane misterioso che rimanda a questo bisogno di un altro cibo per la vita del mondo.
Nella seconda lettura san Paolo ci parla del pane condiviso. Questo significa che la "comunione" non deve restare a livello di simbolo (cioè nel rito dell'eucaristia), ma raggiungere la vita. L'eucaristia vissuta con fede spinge a una vera comunione; il pane condiviso deve essere segno visibile di questa comunione, e il gesto di spezzarlo e di distribuirlo deve essere segno d'amore e di accoglienza, eucaristia come pane sufficiente per il viaggio di ogni giorno (viatico).
Le parole dei Giudei riportate dall'evangelista Giovanni "come può costui darci la sua carne da mangiare?) ben fotografano la fatica di capire il significato vero e concreto delle parole di Gesù anche oggi. A riprova di ciò nella sequenza troviamo "tu non vedi e non comprendi, ma la fede ti conferma oltre la natura". Celebrare la presenza viva di Gesù nel pane e nel vino significa entrare in comunione con Lui e tra di noi. Gesù ci dice che lui è pane di vita e pane di vita eterna,
Celebrare l'Eucaristia significa testimoniare il suo amore, il suo servizio agli uomini (egli è passato facendo del bene) e quindi questo deve ispirare la nostra vita, aiutarci a vincere le ingiustizie che umiliano gli uomini e impediscono la comunione.
Attraverso l'eucaristia Gesù è il nostro compagno di viaggio nella formazione, nelle scelte e nel momento del "passaggio".
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Lo stile della nostra vita quotidiana è eucaristica, nel senso che imitiamo Gesù presente nel suo sacramento?
- Quando chiediamo il pane quotidiano cosa intendiamo? Solo l'aspetto materiale della vita o anche i valori e i doni spirituali?
- Cosa possiamo fare come bene ogni giorno?
Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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