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TESTO Splendete come astri nel mondo

don Michele Cerutti

V domenica T. Pasqua (Anno A) (18/05/2014)

Vangelo: Gv 14, 21-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

La preghiera di colletta si rivolge al Padre, in questa domenica, chiedendo di donare la luce agli erranti e di concedere ai credenti il dono di fuggire l'incoerenza. Una preghiera, cari amici, che suona di una attualità sconvolgente. Sono sempre più convinto che le conversioni degli uomini lontani dalla fede passano dalla testimonianza di vita che diamo come cristiani.

Paolo scrive ad una comunità amica, quella di Filippi, in un tempo della sua vita particolarmente difficile mentre è in prigione, e li esorta a essere splendenti come astri nel mondo. E' una esortazione, quindi, fatta da una persona che dovrebbe essere provata dalla difficoltà della prigionia eppure in quella circostanza scrive una lettera che rimarrà impressa per la notorietà delle espressioni usate: "Splendete come astri nel mondo".

Tutto ciò mi riporta alla passione di fede trasmessa da persone provate dalla malattia.

L'esempio più vicino a me è quella di Daniela Zanetta, in odore di santità, giovane focolarina, nata con una malattia rara che la rendeva sfigurata in volto che la conduceva a una morte lenta. Eppure questa ragazza provata riusciva a lodare Dio e a testimoniare il suo attaccamento alla vita splendendo come astro nel mondo in mezzo a una generazione che invitava ed invita a praticare l'aborto e l'eutanasia per tutti coloro che soffrono. Lei ci offre un esempio chiaro di quanto dice San Paolo sulla necessità di splendere come astri nel mondo, in una generazione che rischia di circondarsi di logiche di morte. I cristiani non debbono aver paura perché Gesù ci dà la strada.

La liturgia si sofferma su un breve brano del capitolo 14 di Giovanni. Gesù esorta ad amare i suoi comandamenti e ad amare la sua parola. Queste sono le chiavi che permettono a Gesù di aprire le porte del cuore. Il comandamento dell'Amore, che è il suo grande testamento, non piove dall'alto come dottrina ma viene dato dopo che Gesù stesso ha lavato i piedi ai suoi discepoli, compresi, pensate un poco, quelli del traditore. Gesto che ripetiamo in ogni Giovedì Santo ma che Gesù stesso ci ha dato per vivere il nostro servizio nei 365 giorni dell'anno. Gesto che è, in sintesi, un percorso di amore che Gesù ha per i suoi amici.

Questo gesto contrasta con le mire e gli obiettivi degli uomini e con la visione della divinità di cui l'Iscariota si fa interprete. Giuda dice: "Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?" Nella sua visione Dio, manifestandosi, doveva manifestarsi a tutti e non a uno sparuto gruppo di discepoli. La manifestazione del Dio di Gesù Cristo passa invece nella logica dell'Amore non nella logica dell'Onnipotenza.

Manifestandosi al gruppo il gruppo è chiamato a vivere nella logica dell'Amore, nella consapevolezza che solo l'Amore attrae e porta altri discepoli.

Allora veramente non c'è più differenza tra razze, popoli, lingue, sessi. Tutti chiamati a essere discepoli aperti al mondo e non ai nostri cliché. Lo comprende Pietro nella prima comunità cristiana. L'angelo del Signore si rivolge a Cornelio, centurione, che inizia a conoscere il Dio di Gesù e lo invita ad accogliere l'Apostolo. Pietro viene invitato dallo stesso angelo per confermarlo nella fede ma, nel cammino, Pietro è assalito dai dubbi perché Cornelio, non provenendo dal giudaismo, non è circonciso. Per smontare i castelli in aria di Pietro il Signore gli fa apparire la visione di una tovaglia di cibi immondi di cui lui non vuole cibarsi, ma il Signore stesso lo invita perché non chiami immondo ciò che Dio stesso ha purificato. Pietro comprende che non ci sono differenze e che queste sono opera dell'uomo. Il discepolo del Signore ha responsabilità davanti a ogni uomo.

Insistiamo nella nostra preghiera in questa settimana con le parole della preghiera di colletta e facciamola nostra perché il Signore doni luce a tutti credenti e non credenti e sproni i primi a una testimonianza efficace di vita per attrarre gli uomini alla novità di vita del Vangelo.

 

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