PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Giovanni 10,1-10

Omelie.org - autori vari   Home Page

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (11/05/2014)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,1-10

1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di don Davide Arcangeli

Quando ero ragazzino, andando in montagna con un campeggio, ho provato molto stupore nell''osservare una ragazzina, più o meno della mia età, figlia di un pastore del paese, che conosceva per nome tutte le mucche del suo gregge. Per me erano assolutamente tutte uguali, per lei invece erano tutte diverse e dava a ciascuna un nome, parlando loro con affetto.

Così è anche il rapporto che Gesù, buon pastore, ha con il suo gregge. Egli chiama le pecore per nome ossia tratta la sua chiesa non solo come un gregge unico e indistinto, ma come un insieme di persone ognuna con la sua specificità, con il suo nome. Il nome infatti dice non solo un aspetto formale, esteriore, ma l'identità stessa della persona, il suo mistero più profondo, ciò che distingue quella persona da tutte le altre. Gesù ci conosce così profondamente, chiamandoci per nome, e noi possiamo distinguere la sua voce da tutte le altre.

Credo abbiate anche voi esperienza che, se in mezzo a tante persone cogliete qualche sillaba della voce di una persona cara, immediatamente la riconoscete. Una volta in chiesa, in mezzo a tante persone, ho potuto capire che c'era mio babbo soltanto sentendo un colpo di tosse. Così accade anche per noi con Gesù: non solo lui ci conosce fino in fondo chiamandoci per nome, ma anche noi riconosciamo la sua voce. Anche se non l'abbiamo mai visto in carne e ossa, noi possiamo riconoscere la sua voce perché lui parla alla profondità del nostro cuore.

Questa intimità e reciproca conoscenza oltrepassa l'immagine del pastore e delle pecore: Gesù non solo ci guida come pastore, ma ci ha anche donato tutto il suo corpo, perché attraverso di esso noi possiamo entrare nella vita. Gesù è dunque la porta dell'ovile, perché dal suo corpo, che reca su di se i segni della sofferenza e del male che gli abbiamo inflitto, noi siamo guariti e possiamo entrare nel pascolo della vita. Dice infatti Gesù: io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

Dove cerchiamo la vita? Lavoro, affetti, figli, hobby, divertimento... queste sono cose tutte buone, ma non possono dare la vita. Se la cerchiamo li, siamo facile preda del ladro, che viene a rubare, che in Giovanni è metafora del male. Il male esiste e non solo come possibilità di sbagliare, ma come una forza attiva che sfrutta delle cose buone, per poi distruggere, portare alla morte, attira con un'esca per poi divorare. E cos'è la morte? È in fondo ciò a cui porta il rifiuto di Dio, che si annida in noi ogni volta che pensiamo di ottenere la vita da qualcuna delle cose buone che lui ci dona e non da lui stesso. Potere, avere, piacere: sono doni di Dio, ma quando cercati per se stessi e non ricevuti come dono, essi sono l'esca con cui il male vuole consumare, estenuare l'essere e la vita, perché solo Cristo può dare la vita e darla in abbondanza.

Aprire il cuore a Cristo e lasciare che egli divenga la porta per entrare nel mistero di Dio non significa sminuire la vita e tutte le cose belle che accadono, ma fare di essa un sacramento dell'incontro con Dio! La nostra vita è una porta aperta per entrare in comunione con Lui. Anche le sofferenze e le fatiche, le privazioni e le tristezze di questa vita possono diventare una porta aperta, se ci affidiamo a Lui, se lasciamo che le sue piaghe, aperte sulle nostre ferite, possano risanare e purificare il nostro dolore e donare in cambio la gioia.

 

Ricerca avanzata  (54936 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: