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TESTO Attenzione!

don Marco Pratesi   Il grano e la zizzania

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/08/2004)

Vangelo: Lc 12,32-48 (forma breve: Lc 12,35-40) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Forma breve (Lc 12,35-40):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Le parole che abbiamo ascoltato sono rivolte a un "piccolo gregge", al quale il Padre ha voluto donare il suo Regno: non ha proprio nulla da temere.

A chi si riferisce il Signore? A quelli che accolgono gli inviti che nel discorso seguono: è parte del piccolo gregge chi accoglie queste esortazioni di Gesù. Le esortazioni sono varie, al punto che possono sembrare slegate, ma mi pare che si possano sostanzialmente ricondurre a questo: siate vigilanti!

La vigilanza è presentata con immagini diverse: la persona pronta al cammino (fianchi cinti e lampade accese); il servo che aspetta il padrone dalle nozze; il padrone di casa che non si lascia sorprendere dal ladro; il servo che svolge fedelmente il proprio compito, oppure se ne dimentica. Ognuna di queste immagini ha un senso proprio, ma tutte portano un'idea in fondo unica: saper vivere il presente alla luce del futuro, quel che passa alla luce di quel che resta. Solo così si è vigilanti e non addormentati; consapevoli e non incoscienti; agilmente pronti al cammino e non pesantemente installati.

In fondo è quello che richiede anche l'insegnamento che precede, quello sul tesoro: bisogna farsi un tesoro che non sia solo per l'oggi, ma per l'eternità. Ognuno ha il proprio tesoro, quelle cose che sente preziose, importanti, fondamentali. Lì è il cuore, lì si concentrano le energie, ruotano i pensieri e le emozioni, si impiegano le risorse, si spende il tempo, la vita. Proviamo a rispondere a questa domanda: dov'è il mio cuore? Spesso è "sulla terra", cioè in qualcosa che sta semplicemente sul piano umano, immediato, inconsistente e senza futuro.

Chi non è vigilante non sa farsi un vero tesoro, non sa investire nelle direzioni giuste, accumula beni insignificanti. Questa mancanza di vigilanza si concretizza nella volontà di farsi tesori sulla terra, di garantirsi la vita mediante l'accumulo di beni materiali. Il modo in cui uso i beni è un indicatore importante. La logica dell'accumulo è sciocca, perché non tiene conto dell'elementare realtà che quello che si accumula viene meno: è veramente e saldamente nostro non quello che si accumula, ma quello che si dona.

La mancanza di vigilanza però è anche altro, così come viene rappresentata nel servo che si mette a picchiare gli altri, a mangiare e ubriacarsi: la sopraffazione sugli altri e la ricerca del piacere fine a se stesso sono altri modi stolti di farsi tesori sulla terra.

Non si tratta di alienarsi, di non vivere il presente aspettando il futuro; piuttosto di vivere intensamente il presente alla luce del suo significato profondo, quello definitivo e ultimo.

Il "piccolo gregge" è quello dei servi vigilanti che attendono il Signore e donando si fanno un tesoro per sempre: il Signore ci conceda di esserne parte.

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci renda vigilanti, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.
Al Padre Nostro:

Chiediamo al Padre che ci liberi dal male della superficialità e della dimenticanza del Signore:

 

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