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TESTO Commento su 1Sam 21,2-6a.7ab; Eb 4,14-16; Mt 12,9b-21

don Raffaello Ciccone   Acli Provinciali Milano, Monza e Brianza

VI domenica dopo Epifania (anno A) (16/02/2014)

Vangelo: 1Sam 21,2-6a.7ab|Eb 4,14-16|Mt 12,9b-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 12,9b-21

9Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga; 10ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, domandarono a Gesù: «È lecito guarire in giorno di sabato?». 11Ed egli rispose loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? 12Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene». 13E disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come l’altra. 14Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

15Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti 16e impose loro di non divulgarlo, 17perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

18Ecco il mio servo, che io ho scelto;

il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.

Porrò il mio spirito sopra di lui

e annuncerà alle nazioni la giustizia.

19Non contesterà né griderà

né si udrà nelle piazze la sua voce.

20Non spezzerà una canna già incrinata,

non spegnerà una fiamma smorta,

finché non abbia fatto trionfare la giustizia;

21nel suo nome spereranno le nazioni.

1 Samuele. 21, 2-7b
Davide deve fuggire poiché si sono risvegliate la gelosia e la paura di Saul contro di lui, generale del suo esercito e suo genero per averne sposato la figlia. La forza e le imprese di Davide fanno prevedere che il successore del re Saul non sarebbe stato Gionata, suo figlio ma Davide. Di questo Gionata ne è convinto, anzi ne parla anche a Davide, un giorno che lo raggiunge nel deserto di Zif. "Gli disse: «Non temere: la mano di Saul, mio padre, non potrà raggiungerti e tu regnerai su Israele mentre io sarò a te secondo. Anche Saul, mio padre, lo sa bene». Essi strinsero un patto davanti al Signore. Davide rimase a Corsa e Gionata tornò a casa" (23,16-19).
Davide deve comunque fuggire e inizia una guerra partigiana: i fuggiaschi debbono procurarsi vettovaglie e armi e spesso si debbono rifugiare presso storici nemici quali i filistei che li accolgono con sospetto e perplessità. L'episodio dell'incontro tra Davide e il sacerdote Achimelech, che abita in una città chiamata Nob, insieme ad altri 90 sacerdoti con le loro famiglie (22,18-19), mostra una interpretazione di misericordia rispetto alle rigidissime leggi del culto ebraico e dei sacerdoti. Davide cerca pane e l'unico pane possibile è quello destinato solo ai sacerdoti perché sacro.
Ogni sabato vengono collocati, infatti, davanti al Signore 12 pani simboleggianti l'alleanza di Dio con Israele (Levitico 24,8) e ogni sabato vengono sostituiti con focacce fresche i vecchi pani destinati solo ai sacerdoti stessi. Davide, con il pane, cerca anche armi e non si trova nulla salvo la spada che è stata di Golia. Il sacerdote non si fa scrupolo perché si rende conto del bisogno di Davide e quindi supera il divieto sui pani consacrati perché ritiene sia più giusto salvare delle vite umane ingiustamente accusate. Ma, tra i presenti, che ascoltano il dialogo e assistono al dono, c'è anche un edomita, Doeg, capo dei pastori di Saul che accuserà il sacerdote di ciò che ha fatto (21,8). E per ordine di Saul diventerà il giustiziere, massacrando i sacerdoti di quella città insieme con uomini, donne, fanciulli lattanti; e distruggendo il bestiame. Scampa alla morte solo un figlio di Achimelech, Ebiatar, che fugge presso Davide (22,6-21).
Ebrei. 4, 14-16
Gesù è il sommo sacerdote che offre il sacrificio al Padre e quindi è un altissimo mediatore tra il mondo e Dio. Ma l'offerta stessa che viene sacrificata è ancora Gesù, l'agnello sacrificato che il Padre accetta e glorifica fino alla risurrezione e gli fa superare tutti i cieli fino a raggiungere la pienezza di Dio sul trono della potenza e della gloria. E' Figlio di Dio e uomo. E di questa umanità che Gesù ha vissuto in tutta la sua pienezza e povertà, fino a subire anch'egli la tentazione e la paura, la fatica e l'angoscia, noi ne siamo fieri e fiduciosi poiché sappiamo che Gesù ha sentito tutta la nostra fatica e conosce la nostra stessa sofferenza e solitudine. Egli non ha peccato, ma ha preso parte alle nostre debolezze, è stato messo alla prova in ogni cosa. "E pur essendo figlio, imparò l'ubbidienza da ciò che patì" (Eb5,8).
Perciò possiamo contare su Lui. La sua umanità lo ha ravvicinato profondamente a noi. Egli è veramente come uno di noi e ci può capire. Lo ha sperimentato e da questa esperienza ha perfino imparato l'obbedienza al Padre che gli è costata una fatica sovraumana. Perciò ci affidiamo a Lui poiché sa riconoscere la nostra fragilità, la nostra debolezza e i nostri limiti. Siamo sicuri di trovare così misericordia e compassione per tutte le nostre infermità. Con lui possiamo contare anche sulla misericordia verso coloro che ci sono cari, ma che rifiutano Gesù e la sua parola. Sappiamo che il Signore sa capire e sa sostenere il cammino di chi amiamo e sappiamo che li aiuta anche se non sanno rivolgersi al Signore. Possiamo contare su chi ama fino in fondo e non tradisce, neppure per debolezza.
Matteo. 12, 9b-21
E' giorno di sabato e nel mondo ebraico il sabato è sacro e va solennizzato con infinita premura e sollecitudine. Il sabato va rispettato comunque, in qualunque situazione ci si trovi, rischiando anche la propria esistenza. E' l'impegno fondamentale di tutto il popolo ebraico. Anzi il sabato diventerà, soprattutto nei tempi della deportazione, l'elemento di distinzione tra i popoli. Probabilmente il rispetto del sabato è stato il collante per mantenere unito il popolo d'Israele anche nella dispersione. Il sabato è giorno di riposo, di gioia e di riunioni cultuali.
Ci sono due riferimenti fondamentali nella Scrittura sul sabato:

- il "codice dell'alleanza" che rilegge il riposo come garanzia per gli schiavi e gli animali perché possano riposarsi almeno un giorno la settimana (Esodo 23,12),

- gli scritti Sacerdotali, in particolare il Primo racconto della Creazione che parla di Dio che "riposa". Così l'uomo, a cui è stato consegnato il creato per continuare la creazione e custodirla, deve fermarsi il settimo giorno e ricordarsi che il settimo giorno è proprietà di Dio. Perciò abbandona tutte le preoccupazioni, i lavori, le attenzioni particolari sulla creazione e celebra questo giorno nella gioia.
Poiché la disposizione è: "Tu non farai alcun lavoro" (Deut) e i rabbini definiscono in modo sempre più minuzioso le attività proibite, arrivando a 39 che corrispondono alle azioni di lavoro della costruzione del tempio. Ma poi ciascuna di queste azioni ricevono ulteriori specificazioni per cui si arriva praticamente a 39 × 39 lavori vietati. Così: non si può andare (massimo un Km), seminare, mietere, accendere il fuoco ma neanche sciogliere un nodo, salire su un albero, battere le mani, disegnare, scrivere. Si arriva ad una complicatissima casistica per cui il non potere sollevare pesi porta a proibire alle donne di utilizzare gli orecchini e agli uomini di calzare scarpe con chiodi o di mettere le pantofole che facilmente possono scivolare dal piede e raccoglierle sarebbe un peccato. "La scrittura dice poche cose ma le prescrizioni diventano infinite" lamenta un testo ebraico antico. Per evitare la paralisi i rabbini escogitano insieme divieti e accorgimenti per aiutare i fedeli, tuttavia in sabato diventava un tempo di tensioni.
Il testo del Vangelo da leggere, oggi, è più ampio.
Comincia con un fatto increscioso che suscita perplessità (12,1-8). Gesù passa tra le messi in giorno di sabato e discepoli che hanno fame cominciano a raccogliere le spighe che mangiano. Vengono rimproverati dai farisei, non perché colgono le spighe, passando nei campi altrui (Dt 23,26 lo permette), ma perché lo fanno nel giorno di sabato: è un «lavoro» proibito dalla Legge (Es 34,21). Allora Gesù difende i suoi e richiama tre situazioni, ricavandole dalla Scrittura invece che da discussioni di scuola o di interpretazioni.
- L'episodio di Davide, che abbiamo letto nella prima lettura, ricorda che anche quel re, benedetto da Dio, un giorno ha trasgredito la legge che vieta, a chi non è sacerdote, di mangiare i pani offerti nel tempio. La Bibbia riferisce quell'episodio senza condannare. Insegna che la fame di uomo è superiore ad ogni legge, sia civile che religiosa.
- Viene ricordato ancora che i ministri del culto violano il sabato, senza colpa, per servire il tempio e offrire dei sacrifici.
- Infine l'episodio nella sinagoga dell'uomo dalla mano inaridita (Luca parla della mano destra: 6,6) e ci riporta alla condizione di malattia e di povertà di quest'uomo il quale, oltre tutto, non ha chiesto niente a Gesù. Ma è incapace di lavorare, di accarezzare, di manifestare i propri sentimenti e i propri affetti, incapace di stringere la mano di un altro per un rapporto di amicizia, non può stipulare un patto, non può ricevere un dono e di offrirlo, non può spezzare il pane con l'affamato.
I rabbini insegnano che il sabato può essere violato per aiutare chi è in pericolo di vita: "affinché la persona, a cui tu salvi la vita, possa osservare molti sabati"; ma il sabato non può essere violato se è in pericolo di vita un animale.
Eppure Gesù annota, in un contesto di contadini, che anche per salvare una pecora, si supera senza problemi la legge. Certo, è possibile aspettare la sera, quando il sabato finisce, per guarire il malato. Ma Gesù non accetta che, di fronte al bisogno di un uomo malato e alla sua tacita richiesta, si debba contrapporre una legge. L'evangelista Marco, riferendo lo stesso episodio, dice addirittura di Gesù: "guardando tutt'intorno con indignazione (3,5)", compie il miracolo. E' lo sdegno di Dio contro chi si oppone al bene dell'uomo.
In quest'occasione e al momento delle guarigioni che opera in giorno di sabato (e nel Vangelo i richiami sono tanti:12,9-14p;Lc 13,10-17;14,1-6;Gv 5,1-18;7,19-24;9), Gesù afferma che neppure un'istituzione divina come quella del riposo sabbatico ha un valore assoluto; essa deve cedere il passo là dove vengono la necessità o la carità. Anzi pone una affermazione drammatica e terribile alle orecchie dei teologi d'Israele. Egli stesso ha il potere d'interpretare con autorità la Legge mosaica (cf.5,17;15,1-7p;19,1-9p). Ha simile autorità come «Figlio dell'uomo», come capo del regno messianico (8,20). Incaricato di stabilire il tempo del perdono, egli rimette i peccati (9,6), inizia un mondo nuovo ("vino nuovo in otri nuovi" 9,17). Gesù proclama: «Qui c'è qualcosa più grande del tempio» (12,6).
La profezia di Isaia (6 secoli prima) delinea il profilo del nuovo Messia. Egli porta la giustizia, la misericordia, la pace e non s'impone con urla e con violenza. Rispetterà ogni fragilità e diventerà speranza per tutte le genti.
Tutti e tre questi testi, per aspetti diversi, invitano all'attenzione alle persone che si incontrano, e, in particolare, a coloro che sono nel bisogno, a chi è fragile, a chi è debole, a chi non sa reggere.
Il tempo nuovo rimette in discussione tutti gli equilibri e rimanda alla fraternità, alla gratuità, al diritto di essere persona, alla pienezza della propria vita.

 

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