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TESTO Commento su Is 58,7-10; Sal 111; 1Cor 2,1-5; Mt 5,13 - 16

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V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/02/2014)

Vangelo: Is. 58,7-10; Sal 111; 1Cor. 2,1-5; Mt. 5,13 - 16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Domenica scorsa la liturgia ci ha proposto il racconto della presentazione al tempio del Signore Gesù. Questo "bambino" è venuto nel mondo per farci conoscere il Padre, per la salvezza di tutti gli uomini, perché anche noi, come la profetessa Anna e il Vecchio Simeone, lo accogliessimo, lo lodessimo e lo ascoltassimo, in modo da comprendere ciò che Dio vuole da ciascuno.
La liturgia di questa domenica, attraverso le letture, ci vuole indicare il giusto modo di essere cristiani, soprattutto quale debba essere la nostra testimonianza nella vita quotidiana.
Nella prima lettura il profeta Isaia ci suggerisce il giusto modo di digiunare. Il profeta Isaia, vissuto nell'ottavo secolo avanti Cristo, scrive sempre in modo molto poetico tutte le sue profezie tanto da essere considerato il "Dante" del vecchio testamento. Cosa serve all'uomo digiunare, chinare il capo, stendersi a letto, se poi tutte queste pratiche restano solo cose esteriori? Il vero digiuno è quello che viene dal cuore, dal di dentro di ciascuno, cioè la capacità di dividere il pane con l'affamato, vestire l'uomo che si presenta a noi nudo, aprirgli la casa quando si trova pellegrino e solo, quando sarai capace di saziare ed alleggerire il cuore di chi è afflitto.
Queste sono le cose necessarie perché il digiuno sia giusto e gradito al Signore.
Allora la tua luce rispenderà nelle tenebre e quando invocherai il Signore egli ti dirà: "Eccomi", il Signore camminerà davanti a te e ti indicherà la via per agire con giustizia.
Come sarebbe bello se veramente nella nostra vita fossimo capaci di non puntare mai il dito nei confronti dei fratelli, se sapessimo accogliere con generosità tutti coloro che incontriamo nella nostra giornata e sapessimo dispensare solo "luce". Utopia da soli, ma con il Cristo vicino possibile
"Il giusto risplende come luce", con il ritornello del salmo 111 il salmista ricorda come l'uomo giusto, cioè colui che amministra bene i suoi averi, li condivide con i poveri, camminerà sempre nella luce e non avrà mai paura di "tristi notizie" perché sa che con il Signore tutto si può affrontare.
Nella seconda lettura l'apostolo Paolo scrive alla comunità di Corinto, città fiorente di commercio, ma il popolo, tornato dall'esilio, aveva ripreso le abitudini di un tempo, dandosi agli agi e alla vita sregolata. Paolo mentre era ad Efeso scrive allora una lunghissima lettera alla comunità di questa città: la lettera da cui la liturgia di oggi ha preso i versetti dal 1 al 5, nei quali ricorda che lui stesso quando era venuto a Corinto aveva parlato loro non con "eleganza e sapienza" Ma aveva parlato loro solo del Cristo e del Cristo crocifisso, aveva annunciato loro la Parola con trepidazione sperando di poter fargli capire che la "fede" non si basa sulla "sapienza degli uomini" ma sullo Spirito di Dio.
Il cristiano dovrebbe tener sempre presente questo ammonimento di Paolo. Infatti, come diceva uno scrittore, la grande novità del cristianesimo è la fede nello Spirito di Dio.
Oggi preghiamo tutti poco, presi da mille occupazioni, ci dimentichiamo di ringraziare il Signore per tutto quello che ci concede, ma soprattutto, forse, si prega poco lo Spirito Santo, quella terza persona della trinità che Gesù, tornando al Padre, ha chiamato"Consolatore" cioè colui che può illuminare tutte le nostre scelte di vita.
L'evangelista Matteo nel brano del Vangelo ci ricorda la predicazione di Gesù che dopo il discorso della montagna si ferma ancora ad ammaestrare i suoi discepoli utilizzando il simbolo del sale e della luce.
Gesù paragona i suoi discepoli al sale della terra, quindi la Chiesa è il sale che, come nel quotidiano insaporisce, rende gustoso e conserva i cibi senza farli deteriorare, l'elemento principale insieme alla luce, che rende il cristiano suo discepolo.
Il Maestro continua poi il discorso dicendo che i discepoli, come il cristiano oggi, devono essere come la città che è posta su un alto monte, impossibile da non vedere, e la cui vista testimonia la presenza di Dio che deve essere lo scopo principale del nostro cammino.
Continua ancora dicendo che non si accende una candela per metterla sotto il moggio, ma nel candelabro, così che possa illuminare tutti coloro che abitano nella casa.
Il cammino del popolo di Dio si completerà se il cristiano, fermo nella fede, sarà capace di testimoniare nella gioia vera e nella speranza l'esperienza del Cristo che ha incontrato.
Già molte volte abbiamo espresso il concetto che per essere "cristiani autentici" non è necessario fare "grandi cose" ma è necessario essere testimoni fedeli nelle piccole e insignificanti "cose quotidiane" basta un sorriso, una stretta di mano, un grazie detto con il cuore o anche solo uno sguardo complice che rassicura e incoraggia, insomma le piccole "gocce quotidiane" di cui parlava la piccola e grandissima Madre Teresa.
Il brano termina con l'esortazione di Gesù ai discepoli a fare opere buone, perché vedendo cose buone gli uomini ringrazino con il cuore il signore Dio Padre che sta nei cieli.
Le opere che giornalmente riusciamo a fare ci "gratificano" o testimoniano la presenza di Dio che è in noi.
Tutti dobbiamo essere "testimoni" in virtù dei sacramenti del Battesimo e della Cresima che abbiamo, come cristiani, ricevuto. La testimonianza cristiana è un dovere di tutti non è riservata solo ai "santi".
Per la riflessione di coppia e di famiglia
- Semplice "digiunare" due volte l'anno o nei venerdì di quaresima, anzi fa bene al corpo, specialmente a noi che ogni giorno possiamo permetterci pranzi gustosi, e soprattutto perché cosi abbiamo rispettato la "norma". Siamo capaci di fare "silenzio" dentro di noi e digiunare accogliendo tutti quelli che incontriamo sulla nostra strada come sono?

- I nostri occhi, anche nelle difficoltà quotidiane, sono capaci di trasmettere la "luce" della fede che diciamo di avere?

- Lo Spirito Santo fa parte della famiglia di Dio, ci ricordiamo di pregarlo perché illumini la nostra mente ed il nostro cuore a vedere e seguire la via giusta per realizzare il progetto che Dio ha su di noi?

- Il dono della fede che Dio ha fatto a ciascun uomo attraverso la costante lettura della Parola aumenta in noi la conoscenza di Gesù Cristo, ma questa "sapienza" può bastare ad essere veri "discepoli" e ad avere una "fede" che sposta le montagne? Il cristiano deve saper eliminare l'egoismo per trovare in lui la presenza del Signore. Cosa dobbiamo fare perché ciò avvenga?
Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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