TESTO Commento su Romani 14, 7-8
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Giovedì della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (07/11/2013)
Brano biblico: Rm 14, 7-8
Nessuno di noi infatti vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo viviamo per il Signore, se noi moriamo moriamo per il Signore.
Rm 14, 7-8
Come vivere questa Parola?
Queste parole di s. Paolo ci parlano di una vita "orientata", di una esistenza che sa perché e per chi vive e perché e per chi muore.
Di una vita che ha la sua Bussola, il "GPS" integrato.
I cellulari o le automobili sono ormai sempre più spesso dotati di congegni di "navigazione" che l'uomo con la sua intelligenza ha inventato per facilitare la vita ai viaggiatori.
Se dunque noi che siamo piccola cosa siamo capaci di facilitarci il transito sulle strade, Dio ancora di più.
Lui stesso si è "integrato" nel nostro cuore di pellegrini, si è innestato per trasmetterci la sua linfa vitale. Lui non solo è la nostra meta ma pure la nostra via, la nostra guida e la nostra benzina.
É la nostra fame ma anche il nostro cibo, la nostra sete e la nostra acqua.
Una vita radicata in lui ha il suo orientamento che resiste alla sbandate, alle buche, agli errori di percorso. Infatti con Lui il "ricalcolo" del tragitto è sempre possibile.
In Lui e per Lui non solo la vita non si smarrisce definitivamente ma anche il morire non è un perdersi.
Abbiamo bisogno di sollevare i nostri occhi dal nostro ombelico dove purtroppo a volte si inchiodano, portandoci a vivere (e a pensare) solo per noi stessi e dunque condannandoci al disorientamento.
Quando riusciamo a farlo scopriamo allora una nuova possibilità di "navigazione" nel mondo interiore ed esteriore e l'impressione di essere senza un inizio e senza una fine, senza una meta e senza un percorso finalmente ci abbandona.
Grazie per essere Signore il nostro punto fermo e la via per raggiungerlo. Grazie perché ci aiuti a ritrovarci in Te.
La voce di un Rabbi
Considera tre cose: sappi da dove vieni, dove vai e davanti a chi un giorno dovrai rendere conto
Rabbi di Gher citato da M. Buber
Commento di Emanuela Giuliani emanuelagiuliani@gmail.com