TESTO Commento su Romani 8,18.22-24
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Martedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (29/10/2013)
Brano biblico: Rm 8,18.22-24
Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. (...) Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Rm 8,18.22-24
Come vivere questa Parola?
L'affermazione di Paolo è un caposaldo del nostro credere e sperare. Non c'è paragone tra la nostra condizione presente segnata dal dolore, dal limite, dall'imperfezione e quello che ci attende. Non solo non ci sarà più pianto, ma saremo immersi nella gioia per sempre. L'immagine che Paolo usa per esprimere questa nostra situazione, in cui abbiamo "le primizie dello Spirito" è molto significativa e intensa. Dice che noi ora soffriamo sì, ma come la donna quando soffre i dolori del parto. La sua è una sofferenza gioiosa perché sta per dare alla luce un figlio. È così anche per noi. Nulla del nostro patire va perduto, se il nostro vivere è fondato sulla Parola, se i nostri sono gemiti di speranza in sintonia con tutta la creazione che attende di essere immersa nella gloria di Dio.
Oggi, nel mio rientro al cuore, sosterò a immergere la mia giornata in questa luce di speranza. Chiederò allo Spirito Santo di vivere i miei giorni nell'attesa cosciente della manifestazione gloriosa del Signore: un'attesa piena d'amore.
La voce di un poeta filosofo libanese
Come il nocciolo del frutto deve spezzarsi affinché il suo cuore si esponga al sole, così voi dovete conoscere il dolore.
Kahlil Gibran