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TESTO E' grande ora questa

mons. Antonio Riboldi

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (30/05/2004)

Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

E' davvero grande giorno per noi cristiani la solennità della Pentecoste, in cui lo Spirito Santo discese sugli apostoli e quindi fece come sua stabile dimora quella che noi chiamiamo Chiesa, ossia "Sua sposa": una presenza divina che cambia totalmente la faccia della terra, facendo di noi "piccoli uomini, deboli, incapaci di ogni passo verso il cielo", uomini di coraggio inspiegabile, che arriva anche al martirio.

E' una solennità, questo "natale della nostra Chiesa", che ha bisogno di essere riscoperta e vissuta per accrescere l'amore e l'orgoglio di farne parte.

Leggiamo, assaporando ogni parola e cercando di entrare nel vivo dell'evento incredibile e divino, che ha avuto inizio il giorno della Pentecoste, ma che continua oggi nella Chiesa e nei singoli cristiani. Lo Spirito Santo infatti scende in ciascuno di noi nel giorno della Cresima e vi resta per sempre.

Scende in forma solenne nel giorno della ordinazione sacerdotale ed ancora più solenne nel giorno dell'ordinazione vescovile. Insomma tutti, chi in un modo, chi in un altro, siamo "pieni di Spirito Santo", che dovrebbe dare alla nostra vita di fede un fervore ed una fortezza da renderci "uomini di Dio" come gli Apostoli.

Così raccontano la Pentecoste gli Atti degli Apostoli: "Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di un vento che si abbatté gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua" (At. 2, 1-11).

E noi sappiamo che subito gli apostoli, quei paurosi uomini, che avevano in comune con noi la debolezza, la paura, diventarono "altro".

Non solo non si nascondevano più per la paura di essere come incriminati e uccisi, perché avevano seguito Gesù, ma si recarono nelle piazze, nelle sinagoghe a predicare Gesù, indifferenti delle conseguenze o delle persecuzioni. Non avevano più paura. Erano pieni di quella fortezza e ispirazione che è frutto dello Spirito Santo. E la loro parola ora riusciva ad abbattere le barriere della ignoranza della gente, fino a colmarli di stupore e venire alla fede. Affrontavano i tribunali senza timore, rispondevano a tono al sinedrio, accettavano con gioia il carcere e le flagellazioni, felici di poter dare alle parole la prova dell'amore.

Uno dei discorsi, che è molto presente nel nostro tempo, è il discorso della paura: paura di affrontare situazioni o scelte che mettono a rischio la nostra sicurezza, che si rivela incredibile debolezza; paura di affrontare situazioni difficili che chiedono la nostra presenza ed il nostro sacrificio; paura di essere come emarginati, accettando così il ruolo di pusillanimi, che non si addice a uomini "pieni di Spirito Santo".

E noi sappiamo che questo è tempo di Pentecoste: tempo che non concede spazio ai pusillanimi: ma di fronte all'invasione sempre più sfacciata del male, che non teme di esibirsi nel modo più brutale e vergognoso, si chiede la fortezza dello Spirito Santo. Sentinelle coraggiose, chiede lo Spirito alla sua Chiesa, e non spauriti soldati che fuggono.

Così pregava don Tonino Bello: "Spirito Santo, dissipa le nostre paure. Scuotici dalle nostre omertà. Liberaci dalla tristezza di non saperci più indignare per i soprusi consumati sui poveri...Spirito di Dio, che agli inizi della creazione ti libravi sugli abissi dell'universo e trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose, scendi ancora sulla terra e donale il brivido della rinascita. Questo mondo che invecchia sfioralo con l'ala della tua gloria. Fascia le ferite che l'egoismo sfrenato degli uomini ha tracciato sulla sua pelle...Restituiscici al gaudio dei primordi della Pentecoste. Riversali senza misura su tutte le nostre afflizioni. E il deserto finalmente diventerà giardino e nel giardino fiorirà l'albero della giustizia e il frutto della giustizia sarà la pace" (Tonino Bello).

E' proprio dei nostri mezzi di comunicazione, intenti a raccontarci ogni giorno l'inferno e la debolezza degli uomini, ignorare la presenza dello Spirito, la Pentecoste, che mai come oggi si manifesta in tutto il mondo, parlando tutte le lingue e operando segni e miracoli.

Penso a tante forme di eroismi che operano sopratutto là dove l'uomo crea gli abissi del suo egoismo.

E' quotidiano quasi il silenzioso martirio, anche se non cruento, di moltissimi fratelli nella fede, che sono la Chiesa del Dio che vive tra gli uomini, e fanno risentire il soffio dello Spirito che è amore. Sono così tanti i punti dove opera lo Spirito e forse accanto a noi, che fanno di questo mondo come un cielo trapunto di stelle, restituendo così, con la forza dello Spirito, la bellezza che Dio aveva impresso e che gli uomini tentano di cancellare.

Sono la bellezza vivente dello Spirito: sono la Pentecoste: sono la Chiesa vivente, sono il futuro che Dio vuole costruire con le nostre mani, il nostro cuore. Non è mai concepibile che un cristiano, che è pietra viva della chiesa, sia pusillanime. Sarebbe uno schiaffo alla Pentecoste che è avvenuta anche in lui nel battesimo, nella Cresima.

Contrariamente a quello che si vuol fare credere dai massmedia, che non spingono mai lo sguardo oltre la terra, le opere di Dio ci sono e sono la speranza di oggi. Oggi è tempo di prendere coscienza della grande ora che viviamo.

Con Paolo VI anch'io porgo alla considerazione di voi, miei carissimi lettori, che siete parte viva della Chiesa, quanto egli disse nell'omelia di Pentecoste, il 9 Giugno 1957. "Grande ora è questa, che offre ai fedeli la sorte di concepire la vita cattolica come una dignità e una fortuna, come una nobiltà e una vocazione. Grande ora è questa, che sveglia la coscienza cristiana dall'assopimento indolente, in cui per moltissimi era caduta e la illumina di nuovi diritti e doveri.

Grande ora è questa che non ammette che uno possa dirsi cristiano e conduca vita moralmente molle e mediocre, isolata ed egoista, caratterizzata solo dall'osservanza stentata di qualche precetto religioso e non piuttosto trasfigurata dalla volontà positiva ed eroica talvolta, umile e tenace sempre, di vivere in pienezza di convinzioni e di propositi. Grande ora è questa che bandisce dal popolo cristiano il senso della timidezza e della paura, il demone della discordia e dell'individualismo, la viltà degli interessi temporali che soverchiano quelli spirituali. Grande ora è questa che ha nei bambini perfino, nei giovani, nelle donne, negli uomini di pensiero e di affari, negli infermi anche, schiere di anime vive e ardenti per il messianesimo, non fantastico, non illusorio del Regno di Dio.

Grande ora è questa che il popolo cristiano fonde in un cuore solo e in un'anima sola, in un restaurato senso comunitario, intorno all'altare di Cristo; convince il clero a pregare con i fedeli, convince i fedeli a partecipare alla misteriosa e inebriante liturgia della Chiesa. Grande ora è questa, in cui la Pentecoste invade di Spirito Santo il corpo mistico di Cristo e gli dà un rinato senso profetico, secondo l'annuncio dell'apostolo Pietro nella prima predica cristiana che l'umanità ascoltava: "Profeteranno i vostri figli e le vostre figlie e i vostri giovani vedranno visioni e i vostri vecchi sogneranno sogni. E sui miei servi e le mie ancelle, in quei giorni, effonderò il mio Spirito e profeteranno" cioè godranno d'interiore pienezza spirituale ed avranno capacità di darne esterna e stupenda testimonianza".

Non rimane che fare festa, pregando perché la Chiesa, sposa dello Spirito, viva oggi la Pentecoste necessaria, e pregare: "Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua Luce. Vieni, Padre dei poveri, vieni, Datore dei doni, vieni Luce dei cuori. Consolatore perfetto; ospite dolce dell'anima: dolcissimo sollievo. Nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto; O luce beatissima invadi nell'intimo, il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano, i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna."

 

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