TESTO Commento su Luca 6,9
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Lunedì della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (09/09/2013)
Vangelo: Lc 6,9
6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. 7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. 8Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. 9Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». 10E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. 11Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Gesù disse (a Scribi e Farisei) "Domando a voi: in giorno di sabato è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?"
Lc 6,9
Come vivere questa Parola?
Gesù ci indica come vivere il sabato (il giorno festivo) e ci dice molto sull'autenticità del culto, del servizio al Signore. Una preghiera, una partecipazione all'Eucaristia domenicale che non agisce come fermento della vita, che non pulsa nei gesti della quotidianità, è gelida e inerte; una pratica religiosa che non porta all'impegno per la giustizia e l'amore è semplice ripetitività.
In quella mano inaridita si può leggere tutta la miseria umana che Gesù è venuto a prendere su di sé; ma anche la casistica minuziosa degli Scribi è ben rappresentata da quella mano, una volta agile e operosa, che ora è rinsecchita e inutile.
La spiritualità autentica del giorno di festa porta ognuno ad essere più impegnato nel resto della settimana, perché lo guida a " compiere il bene e a salvare una vita ". Per Gesù, l'uomo - ogni uomo, ogni fratello e sorella - viene prima di tutto. Egli insegna e guarisce, perché scruta il cuore dell'uomo e i suoi pensieri. Egli non conosce solamente le prescrizioni di Mosè e non le mette tutte sullo stesso piano - come facevano gli Scribi e i Dottori della Legge - ma pone la solidarietà e la fraternità (il salvare una vita) al di sopra della osservanze esteriori e formali del culto.
Perciò, la benedizione finale della celebrazione eucaristica non è una conclusione; è, piuttosto, un invio e un invito a continuare l'opera di Gesù, affrontando le stesse difficoltà e gli stessi rischi.
Val la pena far notare che mentre Gesù, con i suoi miracoli, "salva"e libera dal male, dalle sofferenze e dalla morte (cfr Gv 11, 45-53), gli altri - i suoi nemici, i paladini della Legge - tramano per perderlo (a riprova che non sono i miracoli ad indurre alla fede in Dio, ma è la fede che Gli strappa dalle mani i miracoli)
Fa', o Signore, che mai una grata separi il mio tempio e la mia preghiera dal rumore delle strade e della vita P. Evdokimov
La voce di uno scrittore e drammaturgo
Dio entra più facilmente in un cuore devastato dai sensi che in un'anima barricata dietro le proprie virtù
J. Green