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TESTO Per vedere "quale fosse" Gesù

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (31/10/2004)

Vangelo: Lc 19,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 19,1-10

In quel tempo, Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

La creazione per intero attesta che Dio è dalla parte della vita. La varietà degli elementi e la loro coesistenza in un tutto armonico, che possiamo riscontrare nel libro della Genesi, suggeriscono che il cosmo è stato volutamente preordinato in vista di una finalità precisa: la vita e la sussistenza delle varie entità fisiche, nonché l'ordine e la regolarità del tutto in una simbiosi armonica. La prima Lettura di oggi rafforza questo pensiero con maggiore profondità attraverso una bellissima espressione:: "... Se avessi odiato qualcosa non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa se tu non vuoi?" che riafferma la preferenza di Dio per le cose create, la Sua premura nei riguardi degli oggetti e dei viventi, nonché la somma predilezione verso tutte le cose che alla Sua vista risultano preziose ed indispensabili perché scaturenti dal suo AMORE.

Facendo un piccolo riferimento ai primi capitoli della Genesi, ci accorgiamo che Dio, man mano che pone in essere le cose, si sofferma nel valutare e osservare la sua opera e... "vide che era cosa buona"; in che vuol dire appunto che la predilige, la ama e per questo l' ha creata. E' risaputo che un qualsiasi pittore (che sia veramente tale) va sempre su tutte le furie e considera la sua opera "rovinata"quando qualcuno ha deturpato la sua tela anche con una minima crosticina o con una minuscola chiazza di rossetto, anche se insignificante: dal nostro punto di vista il quadro resta sempre interessante e quella piccola effrazione non ne compromette il valore artistico né l'estetica; ma agli occhi dell'artista, che aveva studiato in precedenza la sua opera nei minimi particolari e l'aveva partorita nel pensiero già da parecchi mesi per poi stenderla sulla tela tale e quale a come l'aveva concepita, quella minuscola crosticina costituisce un ignominioso vilipendio al suo dipinto. Ecco perché tenterà in tutti i modi di rimediare al danno, cercando tutti gli strumenti per eliminare quello smacco. Tale e quale è l'amore di Dio nei nostri riguardi e nei riguardi di tutto il creato: con amore sin dall'eternità ci ha progettati, pensati e posti in essere secondo i suoi imperscrutabili disegni e ci vuole così come siamo, senza pretendere affatto che a nostra volta si cambi nella personalità, nel carattere e nelle inclinazioni.

E a questo punto vale la pena aprire una parentesi: se Dio ci ha creati in un determinato modo e ci accetta secondo questa struttura, perché mai noi si dovrebbe tentare di manomettere la nostra natura e il nostro modo di essere ad esclusivo beneficio o secondo le preferenze degli altri? Molte volte infatti capita che non siamo capaci di accettare noi stessi nelle qualità e negli immancabili difetti e per ragioni di invidia o di gelosia tendiamo ad imitare gli altri, nel vano tentativo di acquistare altre caratteristiche che vorremmo possedere. Non ci contentiamo del nostro essere e del nostro potenziale e tendiamo ad assumere quello altrui. Niente di più assurdo: non si riuscirà mai a conquistare o simulare delle caratteristiche che non si possiedono, e soprattutto non ne vale proprio la pena, giacché altri non hanno le medesime qualità che io possiedo (e viceversa) e ciascuno è prezioso appunto perché diverso dagli altri quanto alle ricchezze personali.

Tornando all'amore di Dio nei nostri riguardi, Egli ci ama quindi perché il Suo amore ha permesso che entrassimo nell'esistenza. Ora, niente di strano se (come l'artista cerca di rimediare all'errore nella sua opera) Dio tenta di recuperare chi si è smarrito a motivo della malizia e del peccato. E così Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza avvicina a se gli "ultimi" e i peccatori; coloro che per la loro infedeltà a Dio la società tende ad emarginare a ad escludere, Egli li richiama a sé per comunicare loro la nuova vita.

Ed eccoci così a Zaccheo: contrariamente a quanto avviene durante un concerto rock, nel quale il divo viene assediato dai fans che tutto fanno pur di poterlo sfiorare, Gesù si accorge egli medesimo di Zaccheo sia pure nel bel mezzo della folla e lo tratta con tutta familiarità e disinvoltura: "Scendi"- gli dice – "Perché devo fermarmi a casa tua". Zaccheo si era adoperato per soddisfare la vaga curiosità di sapere "quale fra tutti fosse Gesù"; questi invece era animato dalla premura di "salvare ciò che era perduto" e si "ferma a casa sua" vale a dire: gli si propone come punto di riferimento costante e garanzia di vita.

La stessa pagina evangelica è sufficiente a dimostrare che l'attitudine di Dio è cosa ben differente dalle scelte e decisioni del consorzio umano: "Va a mangiare da un peccatore!" L'amore di Dio prevarica infatti i pregiudizi e gli egoistici interessi degli uomini, intenti a coltivare il vacuo perbenismo borghese sempre atto a marcare la differenza fra giusti e ingiusti.

E anche in noi cristiani vi sono convinzioni di tal fatta, se è vero che i giudizi verso i "lontani" non sono affatto rari e vi è la presunzione inconscia ma irreale di aver conosciuto e compreso Gesù una volta per tutte, mentre in realtà lo abbiamo conosciuto solo in quello che riguarda i nostri interessi e le nostre preferenze soggettive. Forse anche noi dovremmo lasciarci catturare dalla stessa curiosità di Zaccheo, ed essere disposti a salire sul sicomoro per cercare di vedere "quale sia Gesù". Stiamo dicendo "quale sia" non "chi sia"... Nel secondo caso infatti un po' di catechesi e di attività liturgica ci hanno condotti a sapere intellettualmente che Egli è il Figlio di Dio; quello che invece è urgente sapere è se noi lo abbiamo riconosciuto davvero come il Gesù dei peccatori, degli esclusi amante di tutti, non discriminatorio se non per i deboli e per i poveri... E in tutti questi ambiti ci siamo decisi ad imitarlo.

 

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