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TESTO Commento su Luca 4, 20-21

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Lunedì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (02/09/2013)

Vangelo: Lc 4, 20-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,16-30

16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi,

19a proclamare l’anno di grazia del Signore.

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con le vostre orecchie"
Lc 4, 20-21

Come vivere questa Parola?
L'Evangelista Luca ha ripreso l'istantanea di Gesù che si reca a Nazareth, entra come di solito nella sinagoga in giorno di sabato e legge un brano del Profeta Isaia. Si tratta di una chiara profezia che, diversi secoli prima, era stata scritta proprio per annunciare non solo la sua venuta, ma la sua missione messianica: annunciare ai poveri qualcosa di lieto, proclamare la liberà ai prigionieri, la vista ai ciechi il sollievo agli oppressi il bene a tutti.
Con tutta probabilità la sua stessa voce deve aver lasciato trapelare qualcosa di molto importante. Non a caso il testo dice che nella sinagoga "gli occhi di tutti stavano fissi su di Lui" .
E qui avviene l'imprevedibile: dalle sue stesse labbra esce l'affermazione che divide in certo senso la storia in un prima e in un dopo. Gesù proclama che quella parola profetica proprio lì, in quel giorno si è adempiuta. Il lungo tempo dell'attesa si è compiuto.
Riusciamo ad immaginare gli occhi di quanti erano lì nella Sinagoga a guardare Uno che praticamente diceva di essere il grande Atteso?.
Dapprima è stupore e meraviglia. Subito dopo l'incredulità si fa strada. Gesù lo ammette: "Nessun profeta è bene accetto nella sua patria". Ben presto però un gorgo di sentimenti avversi circonda il Signore come acque infide. Lo sdegno cresce fino a farsi minaccia di morte.
Quella storia si ripete anche oggi. Gesù parla nella Sacra Scrittura e la Sacra Scrittura parla di Lui.
Gesù è una presenza di provvido amore nelle nostre giornate, è il nostro sostegno nei Sacramenti, cammina con noi e ci chiede di amarlo nel prossimo. Ma ce ne accorgiamo?
Signore, accresci in me la fede. Fa' che i miei occhi siano fissi su di Te, per riconoscerti con uno sguardo convinto di amore. Fa' che la tua Persona mi affascini sempre. E che io cammini con Te nella volontà del Padre.
La voce di un grande Pontefice
Ci porta il Signore; Egli ci porta come siamo e con ciò che abbiamo: con le ricchezze sue in noi e con le nostre miserie.
Giovanni XXIII

 

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