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TESTO Per non mancare all'appuntamento con Cristo

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

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XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/09/2013)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Gesù è sempre stato categorico nel dettare le condizioni perché ci si ponga alla sua sequela, ma questa volta sembra che le sue pretese giungano all'inverosimile. Disprezzare o addirittura tenere in odio gli affetti più cari per preferire lui è infatti assurdo e sproporzionato alla logica umana, perché impone il misconoscimento di inderogabili valori e di beni apprezzabili. Possibile che Gesù pretenda tanto rigore da parte nostra?

Quando un bambino omette di obbedire ai genitori quando questi gli proibiscano di pregare o di andare a Messa, ciò non comporta che non provi amore nei loro confronti; quando un giovane sceglie di entrare in seminario contro il parere dei genitori e la sua scelta è ponderata e soppesata, ciò non esclude che egli continui a mostrare amore e riverenza verso mamma e papà; che un ragazzo o un adolescente usi una condotta morale che contrasta con quella dei fratelli o dei familiari non è da intendersi che adoperi spregio e disprezzo nei loro confronti. In tutti questi casi avviene semplicemente che, nella radicale scelta di Cristo, si prendono le distanze da eventuali abitudini familiari che Cristo lo denigrano perché in tal caso Cristo viene lecitamente anteposto a tutto il resto, anche agli ai beni materiali e agli affetti personali più cari. Questi rimangono inviolati e radicali, ma vengono semplicemente post posti riguardo alla scelta primaria indispensabile che è il Signore.

Abbiamo già dato una risposta esauriente alla questione evangelica che ci viene posta, ma mi sovviene pensare anche a quanto mi fu insegnato durante l'anno di Noviziato intorno ai voti religiosi. Ciascuno di essi (Povertà, Castità, Obbedienza) impone una scelta radicale che è quella del Cristo amato assolutamente e con cuore indiviso, ma per ciò stesso impone anche delle rinunce a beni che vanno considerati altamente apprezzabili e che sarebbero leciti nell'ambito della vita matrimoniale o nel mondo del lavoro. La castità impone infatti non solo la rinuncia ai vizi e ai piaceri disordinati, ma anche a quelle soddisfazioni sessuali che nella vita di coppia sarebbero legittime; la povertà riguarda la rinuncia affettiva ed effettiva al possesso di beni di cui altri battezzati possono disporre liberamente e lecitamente e che hanno il loro valore; l'obbedienza, oltre alla responsabilità personale che si richiede a tutti, comporta la particolare rinuncia alla propria volontà per mettere in atto il volere divino che si manifesta nei superiori. Nel caso particolare del quarto voto dei Minimii, che riguarda il sottoscritto, viene richiesta la rinuncia a consumare cibi a base di carne per tutta la vita, sempre nella consapevolezza di privarsi di alimenti utili e preziosi. Si tratta, insomma, in tutti i casi, di rinunciare a prerogative e opportunità considerate lecite, giuste e di cui abbiamo seria consapevolezza che sarebbero preziosi anche per noi. Quando dunque si emettono i tre (4) voti religiosi per vocazione divina ciò non avviene mai perché si usa disprezzo o ritrosia verso una delle cose succitate (matrimonio, beni, libertà, cibi...), ma al contrario perché si è consapevoli del loro valore estremamente apprezzabile e della loro utilità, ma si decide di rinunciarvi deliberatamente in vista di un ideale più alto che è il Cristo.

Si potrebbe tracciare ora un parallelo fra quanto detto finora e la volontà divina intorno al'"odio" verso i propri familiari. Indipendentemente dalla singolare vocazione religiosa o laicale, a tutti i battezzati è richiesto di amare Cristo e di collocarlo al di sopra di tutti le altre cose e ciò ha per conseguenza che tutti i beni terreni, ivi compresi la famiglia e gli umani affetti, debbano certamente essere considerati valevoli ed elogiabili, vanno senz'altro considerati in se stessi apprezzabili, ma di fronte a Cristo assumono un ruolo marginale e secondario. La vocazione fondamentale dell'uomo (S. Ignazio di Loyola) è la lode e la riverenza di Dio nel suo Cristo attraverso la perfezione e la santità e per ciò stesso la fuga da qualsiasi artefatto che possa distoglierci da questo proposito. Le esperienze e le risorse della vita terrena sono sempre utili in quanto costituiscono per noi un mezzo, ma se si dovessero trasformare in un fine ultimo diventano di intralcio alla sequela di Cristo e di conseguenza vanno accantonate. L'"odio" verso i propri familiari non va inteso quindi letteralmente, ma semplicemente come presa di distanza quando esso debba distoglierci dai propositi verso Dio. Cristo, che ha sempre predicato e messo in atto l'amore verso i nemici, non può pretendere che noi si odi madre, padre, fratelli e parenti, ma ci indica che anche i beni a noi più cari diventano secondari quando si tratti di seguire radicalmente e con costanza solo lui e che gli espedienti terreni abbiano valore solamente quando siano mezzi e non diventino fini ultimi.

Se si è in ritardo pazzesco mentre ci si reca ad un appuntamento importante, si corre trafelati verso il luogo prefissato, senza considerare quanto intanto si incontra per la strada: negozi, vetrine, auto... e tuttavia non si perde la consapevolezza che tutte quelle cose sono comunque importanti e necessarie. Quando sono di aiuto a raggiungere la meta vi si fa subito ricorso, ma quando ci sono di ostacolo li si evita in tutti i modi, pur sapendo che in altri casi possono tornarci utili.

La meta del nostro appuntamento è sempre il Signore e gli itinerari che conducono a lui non ammettono ostacoli che distolgano la nostra attenzione.

 

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