TESTO Guai a voi
Riccardo Ripoli Amici della Zizzi
Lunedì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (26/08/2013)
Vangelo: Mt 23,13-22
«13Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. 14[..]
15Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
16Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. 17Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? 18E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. 19Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? 20Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; 21e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. 22E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».
Quante volte ci arrabbiamo con i nostri figli per ciò che fanno di sbagliato e diciamo "guai a voi". E' un avvertimento, se non studi vedrai come sarà difficile la tua vita, se non mangi avrai problemi di salute, se rubi finirai in prigione. Queste ammonizioni non significano aver perso la speranza, ma sono fatti con amore, seppur con dispiacere di vedere il proprio figlio che non mangia, non studia oppure ruba, quel grande amore di un genitore che mantiene sempre acceso il lumino della speranza, anche davanti a episodi bruttissimi, ad avvenimenti che sconvolgono. Si sente parlare ogni giorno di omicidi, stupri, guerre, eppure Dio non si è ancora stancato dell'uomo e non perde occasione per riprenderci, per redarguirci, ma con l'amore di un padre che potrebbe scagliarci addosso fulmini e saette, ma continua ad irrigare la terra con pioggia fatta di lacrime, le stesse che ogni genitore versa ogni volta che vede un figlio prendere una brutta strada