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TESTO "Al Conclave, chi entra papa esce... l'ultimo dei diaconi"

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

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XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/09/2013)

Vangelo: Lc 14,1.7-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,1.7-14

Avvenne che 1un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 10Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

12Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Lasciare i primi posti a tavola alle persone più ragguardevoli, nelle circostanze dei lauti banchetti, era usanza di rispetto ai tempi del giudaismo ed effettivamente lo è anche ai nostri giorni. Quando si offre una cena o un pranzo, è usanza comune riservare il posto di capotavola a persone "ragguardevoli" in società o che assumono particolari posizioni rispetto agli altri commensali e chi occupa un ruolo differente rispetto a quello degli altri viene trattato a volte con intenzioni esagerate. In certe occasioni mi è anche capitato (cosa che francamente detesto!) che al sottoscritto, sacerdote e Superiore di un Convento, si riservassero piatti in ceramica e il bicchiere di vetro, mentre gli altri inviati adoperavano materiale di plastica. Come pure succedono taluni casi nei quali non solamente i primi posi, ma addirittura intere tavole ben ammannite e adornate si riservino a persone aventi ruoli o posizioni di rilievo. Cosa evidentemente assurda che riflette una cultura ancora meschina e arretrata.

Ecco perché Gesù, condannando per inciso determinati costumi e usanze, fa ricorso a questa parabola quale pedagogia a favore dell'umiltà: cercare i primi posti, sia a tavola che in società, correre verso i ruoli, le posizioni o i privilegi altolocati o procacciare ricercatezze e favoritismi equivale non di rado, alla fin fine, ad esporsi al pericolo della procurata umiliazione. Potrebbe sempre subentrare qualcuno più degno di te o più meritorio, più altolocato, insomma qualcuno a cui spetti effettivamente il posto che tu avrai occupato solo per arrivismo, e allora quali saranno le conseguenze? Dovrai con rassegnazione cedere la tua posizione e ritrovarti senza più alcun luogo o addirittura doverti accontentare dell'ultima chance, dell'ultimo posto. Non è solamente una conseguenza della giustizia divina, ma anche la risultante della vita pratica e del vissuto sociale: non di rado chi si gonfia di orgoglio e di presunzione, è destinato a capitolare con tutta la sua falsa gloria. L'arrivismo e la superbia, seppure offrono delle garanzie, conducono ad obiettivi solamente passeggeri e in un modo o nell'altro si trasformano in condizioni di decadimento e di disfatta, lasciando alquanto impreparato chiunque abbia voluto ergersi a capo di tutti gli altri perché chi è abituato ad essere servito e onorato manca spesso della minima praticità nel servire a sua volta. Chi infatti ha sempre usufruito di una ricca posizione ha certo goduto di ottimi vantaggi e ha ottenuto anche attenzioni e riverenze da parte di altri; mettilo però improvvisamente a dover svolgere un lavoro servile e morirà di fame.

Dice un famoso detto ecclesiastico che "Al Conclave, chi entra papa esce Cardinale". Ad indicare che chiunque abbia la certezza di poter conseguire un ruolo elevato rispetto agli altri, alla fine si ritrova nella medesima posizione di prima; noi però aggiungiamo tranquillamente, in forza di quanto stiamo affermando che "Al Conclave chi entra papa esce l'ultimo dei diaconi."

Meglio allora l'umiltà e semplicità di vita, che offrono molte più garanzie e ricompense di quante ne precludano superbia, altezzosità e vanagloria.

Certamente la nostra società egoista e altisonante considera poco tutti coloro che si adoperano nela silenzio, nel nascondimento e nell'umiltà. Siamo tutti poco proclivi a esaltare quanti siano in grado di servire accontentandosi con soddisfazione degli ultimi posti e fuggendo ogni sorta di favoritismo e anche Manzoni, parlando dettagliatamente del Cardinale Borromeo nel libro dei Promessi Sposi, osserva che la storia non gli ha riservato i dovuti accorgimenti. E' anche innegabile, peraltro, che la vita semplice e dimessa non offre vantaggi immediati né comporta la considerazione adeguata, e anzi produce anche l'indifferenza e l'emarginazione degli altri, complice un mondo atto a seguire mode e costumi transitori per i quali l'avere prevale sull'essere. Ciò nondimeno, è pur vero che solamente a coloro che si sono collocati agli ultimi posti verrà rivolta la proposta di passare avanti. Già la sole umiltà e riservatezza apportano le loro soddisfazioni nell'essere vissute di per se stesse, perché chi si atteggia con fare umile e dimesso, proprio perché fugge vanità e arrivismi senza covare pretese o desideri assurdi, vive sereno e in pace con se stesso e tale soddisfazione lo apre anche alla carità verso gli altri. Ma l'essere umili comporta anche che in un modo o nell'altro si venga notati e che la vita in un certo qual modo offra tante ricompense quante sono le privazioni che conseguono alla superbia e all'arroganza.

Ma l'umiltà è soprattutto la condizione essenziale per cui possiamo essere graditi a Dio, il quale in ogni caso ha sempre mostrato di avere predilezione per i semplici e per quelli dal cuore contrito.

Nell'ottica di Dio, gli ultimi saranno i primi sia nel contesto della vita presente, sia nell'aspettativa del banchetto finale ultimo, quando tutti saremo invitati alla tavola del Regno, nella quale nessuno ha diritto di occupare i primi posti.. Si tratta peraltro della prima fra tutte le virtù, che alla base della fede e della carità, della prerogativa senza la quale ogni altra risorsa cristiana è difficile ad essere messa in atto e che per questo grandi uomini illustri (Vedi Agostino) l'hanno esaltata anche al di sopra delle tre virtù teologali.

 

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