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TESTO Il coraggio della verità

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/08/2013)

Vangelo: Lc 12,49-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Come diceva una vecchia canzone, "la verità mi fa male". Non occorrerebbero i concetti per spiegare questa affermazione, ma è sufficiente qualche episodio della nostra esperienza, come ad esempio la rabbia di un amico che improvvisamente sbotta quando gli riferiamo, anche inconsapevolmente, ciò che lo riguarda da vicino, ciò che lui effettivamente riscontra come veritiero di se stesso, ma non vuole ammetterlo. Quando ero in seminario, per esempio, avveniva alcune volte che i Superiori dessero richiami generali su alcune inadempienze; vi era chi vi prestava attenzione con naturalizza, chi vi poneva qualche piccola giustificazione e chi, al sentire codesti rimproveri, mostrava sdegno e risentimento. Questi ultimi erano coloro che sapevano di essere colpevoli su a ciò che i Superiori rimproveravano. Erano loro i veri inadempienti, ma preferivano non averlo detto in alcun modo e quale reazione lanciavano invettive sentendosi "accusati".

Specialmente quando tende a toglierci la maschera su tante cose, la verità ci è antipatica e vorremmo che non ci venisse mai detta. Da' fastidio, soprattutto perché ci invita ad uscire dai nostri comodi e ad abbandonare le nostre preferenze abituali.

Per aver proferito la verità sulla volontà del Signore e sulla miseria morale dell'uomo, tanti profeti sono stati perseguitati. Appositamente consultato dal re d'Israele e da Giosafat, il profeta Michea deve in un primo momento mentire e profetare il falso per non deludere i due interlocutori e solo dopo una breve insistenza predice ciò che realmente il Signore comunica loro per suo mezzo: la sconfitta nella battaglia contro Ramot di Galaad. Al re non va a genio che Michea predica "qualcosa di avverso" e alla fine questi viene imprigionato. Annunciare la verità in nome di Dio gli costa così molto caro(1 Re 22, 14 - 28), per il solo fatto che il vero corrisponde allo spiacevole. Anche Geremia, profeta sincero e compito, che non può fare a meno di annunciare la verità sulla Parola di Dio, viene disprezzato e gettato nella cisterna, anche in questo caso per il solo fatto che la verità comporta qualcosa di spiacevole per chi lo ascolta (Ger 38, 4 - 6); così avviene anche che il Figlio di Dio, che è la Verità incarnata, susciti perplessità e sia motivo di scontro intestino perfino nelle famiglie visto che la verità non sempre lascia soddisfatti. Non che sia reale intenzione di Gesù apportare liti e controversie nel suo nome, non che lui voglia suscitare scontri e divisioni, ma è inevitabile che alla fine il suo nome comporti avversioni interne, malanimi e dissapori per cui anche nelle famiglie si è divisi... Il che non è affatto metaforico. E' una realtà infatti che in tante famiglie si resti divisi a causa di Gesù, soprattutto quando vi sia un membro zelante nel cattolicesimo e nelle comuni osservanze della Chiesa che resta solo in mezzo agli altri consanguinei indifferenti verso certe usanze e disposizioni. All'interno di una famiglia, per esempio, non è raro il caso che chi cristianamente si batte contro l'aborto o contro il divorzio trovi l'avversità della sorella o del fratello che vuole ricorrere a questa pratica e che si sia considerati bigotti e antiquanti quando non si mangia carne il Venerdi di quaresima. Non dimenticherò mai quella notte di Natale agli esordi del mio cammino vocazionale verso il sacerdozio, nella quale mio zio mi intrattenne fino ad alba inoltrata con i suoi discorsi contro il clero e la vita ecclesiale, senza che io trovassi l'appoggio di nessuno. Attorno a me tanti parenti che intervenivano ciascuno con un argomento contrario al sacerdozio e la sola scelta del futuro da prete, inaspettata per mio padre, fu causa di conflitti iniziali e di avversioni, che fortunatamente andarono diradandosi con il passare del tempo. Cristo è la Verità, ma questo è sufficiente perché si fomentino fazioni opposte fra chi lo accoglie come tale e chi lo respinge e non sempre si può scongiurare lo scontro fra chi è con lui e chi è contro di lui. Del resto la scelta di Cristo non è mai settoriale o frammentaria, ma verte alla radicalità e alla totalità e non ammette compromessi.

Lo stesso Gesù, in una certa occasione (Gv 6) per essersi dichiarato il pane vivo disceso dal cielo, fu lasciato quasi solo dagli astanti Giudei che avevano ascoltato il suo discorso ma avevano fatto fatica a comprenderlo. Solo i suoi discepoli restarono con lui ma in quella circostanza non si demoralizzò: "Volete andarvene anche voi?" Domandò loro aspettandosi qualsiasi risposta senza però la minima disposizione a smentire quanto aveva appena affermato di se stesso.

Se il mondo odierno procede adesso controcorrente nella morale di comodismo e di eccessiva facilità che muove in antitesi al Vangelo, il cristiano non può fare a meno del coraggio della verità con una necessità che Paolo (sulla scia di Geremia) non esita a definire irrinunciabile: "Necessità mi spinge, e guai a me se non predico il Vangelo". Anche quando questo ci costa, occorre mantenere salda la costanza e la fissità del Vangelo considerando tuttavia che la corona di gloria verrà data ai soli perseveranti e che ogni nostro atto di tutela del vero ci verrà adeguatamente corrisposto.

Occorre pronunciarsi in nome della verità, anche se questo dovesse comportare ripicche e ritorsioni e le divisioni pur spiacevoli e sconvenienti saranno purtroppo inevitabili poiché di Gesù si può essere amici ma anche nemici e avversari.

Onde evitare spiacevoli conseguenze, in effetti occorrerebbe che ciascuno si atteggi secondo il monito dello stesso Gesù: essere capaci di valutare da noi stessi quello che è giusto e quello che è sbagliato e determinare le cose dal punto di vista oggettivo, con criterio di valutazione saggio. I

 

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