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TESTO Uno solo è necessario!

mons. Gianfranco Poma

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/07/2013)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

La Liturgia di questa domenica, XVI del tempo ordinario, ci fa contemplare l'icona di Gesù accolto nella casa di Marta, che lo serve, con Maria, sua sorella, seduta ai suoi piedi per ascoltare la sua parola (Lc. 10, 38-42). Contemplare una icona significa guardare un'immagine, vedere dei tratti, percepire dei colori, e comprendere i significati, il messaggio teologico espresso, penetrare dentro il mistero nel quale siamo trasportati. L'icona ci conduce, accompagnandoci gradualmente, a vivere la tipica esperienza cristiana: dal vedere con gli occhi, alla contemplazione del mistero, con la partecipazione di tutte le facoltà umane; percorrere un itinerario lungo il quale gli orizzonti diventano sempre più ampi o scendere in profondità sempre più abissali e percepire in questo modo che le realtà più semplici che ci sono date da vivere hanno valori, significati e contenuti inesauribili, perché sono un segno, un simbolo di quell' "UNO" infinito, verso il quale aneliamo e che dà senso alla nostra vita.

Questa pagina evangelica ci presenta una scena normale di vita: Gesù è accolto da persone amiche, due sorelle, diverse una dall'altra, una così concreta, l'altra così "sognante", comunque così femminili e così vere. Dobbiamo leggerla attentamente: proprio nella sua normalità, si apre alla possibilità di letture varie e ricche. Marta è simbolo della comunità cristiana che accoglie Gesù e che esprime la densità dell'accoglienza con il suo servizio; Maria è simbolo della comunità cristiana che, seduta ai piedi del suo Signore, ascolta la sua parola. Alcuni commentatori vogliono vedere nelle due sorelle il simbolo delle funzioni essenziali della Chiesa: Marta rappresenta il "ministero del servizio", tutto ciò che riguarda l'amministrazione della comunità, con tutti i suoi aspetti organizzativi; Maria rappresenta invece il "ministero della Parola". In questo senso, Marta e Maria esprimono in prospettiva femminile, le stesse dimensioni ecclesiali che Atti 6 attribuiscono ai "Dodici" (preghiera e ministero della Parola) e ai "Sette" (servizio alle mense). La novità di questa nostra pagina consiste proprio nel fatto che qui troviamo due donne ad esprimere la ministerialità della Chiesa, aprendoci prospettive di riflessioni nuove sulla presenza della donna nella Chiesa.

Certamente non è esatto contrapporre Marta e Maria come simbolo dell'azione e della contemplazione. Ambedue gli atteggiamenti espressi dalle due sorelle sono positivi: Gesù ha appena fatto l'elogio del primo con la parabola del Samaritano misericordioso. Occorre tuttavia stabilire il rapporto tra di essi: il dialogo di Gesù con Marta ha questo senso. Va colta, a questo riguardo e per comprendere la ricchezza del contenuto della pagina evangelica, la raffinatezza dell'arte narrativa di Luca. La critica parla di synkrisis, uno stile narrativo impostato sul confronto reciproco oppositivo o integrativo di due figure, per cui la verità di ciascuna delle due sorelle non sta nella superiorità di una sull'altra, quanto nel loro nesso reciproco mediato dalla visita di Gesù. Ma noi dobbiamo comprendere esattamente questo "nuovo": l'arte narrativa del Vangelo è a servizio dell'esperienza della fede generata dalla presenza di Gesù, che è il Signore, che Marta serve e che Maria ascolta.

E' Lui che prende l'iniziativa di entrare in un villaggio; è Marta che ospita Lui: questo gesto di accoglienza, questo entrare un relazione con Gesù, dà inizio ad una profonda trasformazione di significato dei ruoli delle persone, che avviene passando attraverso la non facile loro "conversione", ma che apre nuove ed impensabili prospettive di vita. E tutto passa attraverso la sua presenza, che sconvolge gli equilibri scontati per poter arrivare all' "accoglienza" vera di Lui, che genera una trama nuova di vita.

Marta è, in realtà, la figura della donna esemplare: ospitale, accogliente, generosa...Maria, seduta ai piedi del Signore, in ascolto della sua Parola, occupa un posto che normalmente non è di una donna. Secondo il modo normale di giudicare, a Marta andrebbero tutti gli elogi, ed è proprio da questo che occorre partire se vogliamo comprendere il senso forte del dialogo tra Marta e Gesù che conduce ad una valutazione radicalmente nuova dei comportamenti e delle relazioni personali.

"Signore, non importa a te che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?" Questa domanda rivolta da Marta a Gesù può esprimere irritazione in rapporto al disinteresse della sorella per la sua fatica, gelosia perché anche lei vorrebbe stare in ascolto della Parola di Gesù, desiderio di considerazione da parte di Lui per la fatica del suo lavoro, tristezza e delusione perché le sembra che a Lui non importi niente di lei...ma forse, soprattutto esprime lo sconcerto davanti all'atteggiamento di Gesù che non interviene a sanzionare il comportamento di chi non partecipa al servizio di un ospite. Davanti al silenzio di Gesù, Marta ha sentito vacillare il castello etico su cui è costruito il suo ideale di donna: la sua domanda, seria, diventa una implorazione di luce per quei momenti nei quali ci sembra di aver faticato invano per tutta la vita.

La risposta di Gesù, diventa allora di notevole importanza: essa ha la struttura delle frasi rivelative, quelle che ci introducono precisamente nella novità che Gesù vuole svelarci. "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose: uno solo è necessario, Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta". Gesù apre a Marta l'orizzonte nuovo dello sguardo di chi crede: il passaggio dal primato del proprio io umano, con tutto ciò che fa', al primato di Dio con tutto ciò che Lui fa per l'uomo. Solo chi si lascia amare da Dio, può poi amare Lui e i fratelli. Solo chi si lascia servire da Dio, può poi servire Dio e i fratelli, altrimenti ogni servizio è segnato da turbamento e affanno. Solo un cuore libero, perché liberato da ogni paura e preoccupazione per sé, può amare veramente. Solo chi si è seduto ai piedi di Gesù, per ascoltare la sua Parola, può poi andare per il mondo a rendergli testimonianza.

 

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