TESTO Commento su Qoelet 1,2; 2,21-23; Salmo 89; Colossesi 3,1-5.9-11; Luca 12,13 -21
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XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/08/2013)
Vangelo: Qo. 1,2; 2,21-23; Sal 89; Col. 3,1-5.9-11; Lc. 12,13 -21
In quel tempo, 13uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
16Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. 20Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
La liturgia di domenica scorsa ci ricordava come solo con la preghiera l'uomo entra in relazione con il Signore.
In questa domenica la liturgia ci vuole far capire che anche se la natura è stata creata per l'uomo, questi operando con le proprie forze per sottomettere la terra non si deve lasciar dominare dall'egoismo e dalla cupidigia ma deve sempre cercare solo ciò che è importante davanti a Dio.
La prima lettura tratta dal libro del Qoelet inizia con la frase: "Vanità delle vanità, tutto è vanità"; infatti le cose della terra non danno sicurezza, sfumano in un attimo. Anche chi ha lavorato tutta la vita bene con impegno e coscienza, dovrà lasciare poi i suoi beni ad altri che per possederle non avranno fatto niente: è vano, alla luce della fede, contare su di esse, poiché cosa ne viene all'uomo di tutte le preoccupazioni, di tutte le sue fatiche, di tutti i tormenti dell'anima per risolvere e realizzare le cose terrene?
Il libro del Qoelet è un libro di contestazione, inizia e finisce con la parola "vanità". L'autore vuole evidenziare come l'uomo deve tendere in tutta la sua vita alle "cose del cielo", mentre spesso è tanto preso dalle cose terrene che non ricorda di essere stato creato per la realizzazione di un progetto che lo porterà a vivere eternamente in Dio.
Il termine ebraico "hebel" significa "soffio" e solo un soffio durano infatti le cose terrene!
Con il ritornello del salmo 89 "Signore, sei stato per noi un rifugio, di generazione in generazione" il salmista declama come tutti gli uomini possano ringraziare il Signore perché anche oggi la sua misericordia risplende su di noi.
Preghiera profonda anche per noi chiedere al Signore di saziarci al mattino con il suo amore, esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni, sia su di noi la sua dolcezza e sia resa salda l'opera delle nostre mani.
L'apostolo Paolo nella lettera ai Colossesi ribadisce la verità che già ora siamo risorti con Cristo anche se la pienezza di vita si manifesterà nella gloria.
Paolo ci invita a pensare alle cose di lassù, e a tralasciare le cose terrene, a disfarci di tutte le cose negative che posseggono a volte il cuore dell'uomo, passioni che ci impediscono di vestire l'uomo nuovo perché ancora appesantiti dall'uomo vecchio.
Ci invita anche a non dire menzogne gli uni agli altri, perché l'uomo nuovo che abbiamo vestito vive in Cristo egli è venuto per tutti gli uomini senza distinzione di razze.
La società odierna in tante sue manifestazioni vive di illusioni, ma il cristiano deve con onestà dare testimonianza di ciò che è essenziale per una vita vera.
La parola di Dio nella liturgia di questa domenica appare "contestatrice", tutte e tre le letture non fanno altro che contestare i comportamenti dell'uomo, anche quelli che possono sembrare positivi.
Gesù nel brano di Vangelo di Luca, contesta il ruolo di arbitro che un tizio della folla vorrebbe assegnargli in una controversia fra due fratelli per una eredità. Cristo è venuto nel mondo per farci comprendere l'amore che Dio ha per noi. Egli ci dona il comandamento dell'amore che porta l'uomo alla condivisione fraterna, non per dire chi ha ragione fra due fratelli che si arrabbiano per un po' di soldi.
Gesù disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Gesù contesta anche i progetti del ricco che pensa solo a costruire magazzini più grandi per contenere tutti i suoi averi che gli daranno la tranquillità di una vita futura agiata e comoda. Il ricco però non ha fatto i conti con la notte, cioè la morte, e viene definito stolto, infatti questa notte stessa la sua vita gli sarà richiesta.
I bilanci che il ricco potrà presentare non sono quelli che contano di fronte a Dio, i suoi sono solo bilanci terreni, ma a lui manca ciò che avrebbe dovuto praticare nella vita e cioè la fraternità e la condivisione donate spontaneamente, la gioia regalata agli altri, l'amicizia disinteressata, il dono gratuito, la fedeltà nell'amore vero.
Gesù non condanna neppure la ricchezza in se stessa, ma condanna l'uomo che fa diventare la ricchezza l'unico suo Dio.
Anche le cose terrene sono buone per Gesù e ci chiede solo di superarle pur usufruendone, e di condividerle con i fratelli bisognosi.
Nel mondo di oggi si considerano le persone secondo quello che esse posseggono, non si tiene mai conto di quali sentimenti hanno nel loro cuore.
Le apparenze non sempre sono esatte, molto spesso le persone più semplici e umili sono quelle che hanno valori spirituali grandissimi, hanno gli occhi limpidi e trasparenti perché puri.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Abbiamo mai pensato che anche le cose buone possono diventare per noi "vanità"?
- Quali motivazioni fanno sì che l'uomo vecchio abbia il sopravvento sull'uomo nuovo in cui Cristo ci ha già inserito con la sua Risurrezione? Le conosciamo?
- Dedichiamo, ogni giorno, un po' delle ventiquattrore della nostra giornata al Signore o le preoccupazioni terrene ci fanno dimenticare "le cose del cielo"?
Commento a cura di Gianna e Aldo - CPM Genova