TESTO Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?
Riccardo Ripoli Amici della Zizzi
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XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/06/2013)
Vangelo: Lc 9,51-62
51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.
57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
La vendetta è diabolica. Un tarlo che ci rode dentro e pian piano ci mangia l'anima. La medicina è il Vangelo, la Parola di Dio che ci mostra che il mondo potrà cambiare solo saremo disposti ad amare. La vendetta, il rancore, l'odio, la violenza possono essere sempre giustificati, il nostro perverso meccanismo di ragionamento ci può sempre portare a dare ragione al compimento di un qualsiasi atto scellerato. Così il pedofilo dice "era la bambina ad essere provocante", il violentatore "quella donna vestiva in maniera succinta ed è una cosa che voleva", l'omicida a dire "mi aveva provocato con uno sguardo di troppo" e così via. Se tutto questo ci fa inorridire, pensiamo che anche noi facciamo lo stesso quando mettiamo in atto una vendetta, quando non rivolgiamo più la parola ad una persona perché ci ha fatto un torto, quando parliamo male di un'altra perché lo ha fatto con noi, quando tradiamo perché siamo stati traditi. E' tutto "non amore", "non dialogo". E ciò che è "non" è sempre qualcosa di negativo, qualcosa da non fare, qualcosa che porta solo a brutte conseguenze. Quanto sarebbe bello il perdono, che arma forte anche per combattere la cattiveria che invece alimentiamo e sfamiamo con altra cattiveria che a sua volta porta ad escalation senza fine. Penso sempre che se gli Stati Uniti non avessero iniziato la guerra contro i talebani dopo il bruttissimo e condannabile atto avverso le torri gemelle, ci sarebbero stati molti meno morti e coloro che avevano fatto del male sarebbero stati isolati. Invece violenza ha richiamato violenza, ed ora tutti usano le armi per uccidere, anche quelli che erano considerati i buoni, le vittime, in una commistione fra bene e male. Ognuno ha le sue ragioni, ma ognuno ha ucciso persone innocenti. Quanto sarebbe stato migliore il dialogo. Guardiamo ciò che succede in Israele, quanto sangue, quante guerre, quanta sofferenza. Ma perché non sedersi ad un tavolo, mettere una pietra sopra il passato e cominciare a parlare, a cercare veramente un accordo.
Se forse possiamo fare poco per fermare le guerre nel mondo, però possiamo cominciare dal nostro cuore, fermiamo la violenza, l'ira che ci scatta dentro, fermiamo la nostra sete di vendetta e quando non ci riusciamo guardiamo a Dio, leggiamo il Vangelo e ritroveremo nelle sue parole la forza per non alzare la mano contro il nostro fratello se non per dargli una carezza.
Don Luigi, un sacerdote del Santuario di Montenero nei pressi di Livorno, colui al quale devo l'inizio della mia strada verso i bambini aveva un potere enorme su di me.
Nei primi anni di Associazione la rabbia mi prendeva spesso e per sfogarmi il più delle volte scappavo da quella situazione perché non ero in grado di gestirla. Il cuore mi portava sempre lì, dal mio amico Don Luigi. Ricordo in particolare una volta, avevo 24 anni, nella quale avevo litigato con Roberta, ero ad Orentano, pesi la macchina per venire a Livorno compiendo il tragitto come se fossi stato in formula uno. Arrivai in chiesa sparato come una furia, con la rabbia in corpo. Cercai Don Luigi ma non lo trovai subito. Lo vidi nella chiostra dove stava leggendo la bibbia in maniera assorta e mi sedetti, senza dire parola, accanto a lui. Ero arrabbiatissimo. Lui non mi guardò neppure e continuò a leggere. Passò un'ora, poi senza aprire bocca e senza guardarmi, pose la sua mano sul mio braccio destro, ed io sentì una tale pace che tutto svanì. Gli dissi "grazie Don Luigi", lui sorrise con gli occhi fissi sulla Bibbia, mi alzai e me ne andai.
A volte non abbiamo bisogno di parole, abbiamo bisogno di amore.