TESTO Un altro villaggio
XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/06/2013)
Vangelo: Lc 9,18-24
51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.
57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Prese la ferma decisione (letteralmente: egli fece il volto duro)
Inizia la grande salita a Gerusalemme, per la Pasqua, quella Pasqua che vedrà il compiersi del progetto d'amore di Gesù. Per questo il suo volto si fa duro... la decisione è presa, irrinunciabile, perentoria, l'unica veramente necessaria com'è necessario che l'amore arrivi fino in fondo.
Il volto di Gesù è già a Gerusalemme e precede il lungo cammino. Intanto qualcuno va avanti a preparare... non ci sono né alberghi, né ristoranti, occorre chiedere ospitalità. Ma il volto di Gesù andava a Gerusalemme (tradotto: era chiaramente in cammino verso Gerusalemme) e per i Samaritani - che rifiutano il Tempio, l'evoluzione storica della fede ebraica, che sono ancorati alla loro tradizione di adorare Dio sul monte Garizim - diventa motivo di intolleranza; il loro fondamentalismo è forte e gli impedisce di essere ospitali.
I discepoli Giacomo e Giovanni
Giacomo e Giovanni - non due discepoli qualsiasi - si lasciano coinvolgere dalla intolleranza, manifestano anche loro un fondamentalismo che diventa addirittura violento, distruttivo. Perché tanta violenza attraversa il cuore dell'uomo? Perché bisogna sempre vincere sull'altro, avere la meglio, costi quel che costi? Perché ad intolleranza si deve rispondere con intolleranza e alla violenza con la violenza? Perché in tutto questo sentire dell'uomo si deve coinvolgere la potenza di Dio quasi a darci ragione? Perché deve essere il sentimento religioso a dare motivo all'intolleranza?
Si voltò e li rimproverò
Quel volto di Gesù che era già decisamente puntato su Gerusalemme, adesso cambia direzione per guardare Giacomo e Giovanni. Quel volto si riempie di un'altra durezza per rimproverare l'intolleranza, il fondamentalismo, la violenza dei suoi discepoli. Quel volto sa di doversi caricare anche di questo peccato dell'umanità da portare con sé a Gerusalemme perché si dilegui nella profondità del suo amore donato.
E si misero in cammino verso un altro villaggio
La soluzione è semplice: andare in un altro villaggio. Si allunga la strada? non importa. Si perde del tempo? non importa. Gerusalemme diventa più distante? non importa. La tolleranza e l'amore vince sempre, comunque.
C'è un altro villaggio, c'è sempre un altro villaggio dove andare e lì, soltanto lì, è possibile trovare il Signore. Non possiamo incaponirci nei nostri progetti, nei nostri percorsi, nelle nostre relazioni... possiamo allungare la strada, prendere ancora tempo, cercare ancora soluzioni, altre strade, altri convincimenti, c'è una testimonianza di amore, di tolleranza, di comunione da dare... c'è sempre un altro villaggio che ci aspetta.
«Ti seguirò dovunque tu vada»
La strada che Gesù ci chiede di percorrere dietro di lui ha la caratteristica della instabilità, niente tane e niente nidi, senza alcun radicamento nella continuità del nomadismo che non fissa dimora. È certamente un monito a noi che costruiamo cattedrali per radicarci bene in un territorio. È una strada viva, liberata da tutti i segni della morte; ogni oscurità svanisce davanti alla luce, così il peccato perde la sua virulenza davanti al regno di Dio che è annunciato e che si manifesta agli uomini. A volte c'è da domandarsi quanta predicazione ha insistito sul peccato e sull'azione del maligno, ormai spiazzato dalle forze del Regno. Più che sottolineare quanto c'è di negativo nell'uomo occorre puntare sul positivo che cresce. Il solco d'arare deve stare davanti agli occhi, il passato che pur ci ha costruito, non ci appartiene più. Voltarsi indietro ci allontana dal Regno.