TESTO Uno e Tre per sè e per tutti
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
Santissima Trinità (Anno C) (26/05/2013)
Vangelo: Gv 16,12-15
«12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Se Gesù Cristo, Dio fatto uomo, è la pienezza della rivelazione di Dio ciò comporta che in Cristo si veda il vero volto di Dio. La prima Lettura paragona Cristo alla Sapienza e di fatto egli è la Sapienza del Padre, quella che era presente quando Questi creava il mondo. Non si tratta però di una prerogativa accessoriale di Dio, come di qualcosa di aggiuntivo che pur procedendo da Dio si esteriorizza da Lui, ma di una Qualità di Dio stesso: Egli è Sapienza infinita. E Cristo come Figlio di Dio è anch'egli come il Padre Sapienza.
Ma andando più a fondo, Cristo ci rivela nelle sue parole e nelle sue opere che Dio non solamente è Individualità (Uno solo) ma in se stesso è anche una Comunione (Tre Persone): egli pur essendo Uno e Unico è allo stesso tempo Tre. Una natura, tre persone, uguali e allo stesso tempo distinte che fra di loro vivono dall'eternità una Comunione di interazione e di amore reciproco. Il Padre dona tutto se stesso al Figlio; il Figlio dona tutto se stesso al Padre e il Dono che ne scaturisce è lo Spirito Santo, Amore personale che vincola i Due. Un dono non si identifica né con il donatore né con il ricevente, ma dell'uno e dell'altro è una rappresentazione, un'esteriorizzazione; così avviene nel Dono reciproco dello Spirito Santo che intercorre fra il Padre e il Figlio. Una comunione di amore in un Dio che tuttavia resta Uno e Unico. Una contraddizione? Certamente no, se si vuole prescindere dall'ambito della conoscenza umana collocandoci in quello, più esaltante, della prospettiva di Dio. Per Dio infatti tutto è possibile, anche essere Uno e allo stesso tempo molteplice; anche essere un Individuo e al contempo una Comunione di Amore.
Come abbiamo detto, solamente Gesù ci poteva rivelare questo essere straordinario e affascinante di Dio, in quanto Egli è Verbo Incarnato e per ciò stesso rivelazione del medesimo Dio. Così Gesù ci spiega che "Io sono nel Padre e il Padre e in me", che Lui assieme al Padre nello Spirito Santo è "una cosa sola" e dopo la risurrezione invita gli apostoli: "Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt, 28, 19); nell'episodio dell'annunciazione vengono menzionati l'Altissimo (il Padre), il Figlio dell'Altissimo (il Figlio) e lo Spirito Santo come tre soggetti di pari importanza e dignità (Lc 1, 35); la risurrezione di Gesù è attribuita al Padre (At 2, 24), a Gesù stesso (Gv 10, 17- 18) e allo Spirito Santo (At 8, 11) e la formula di saluto finale della 2 Corinzi è data in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (2Cor 13, 13). Pietro, dopo il primo discorso di Pentecoste, invita i Giudei pentiti a farsi battezzare "nel nome di Gesù Cristo" (At 2, 38), eppure lo stesso Gesù aveva espressamente comandato di battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Se è vero che l'Antico Testamento non parla del Dio Uno e Trino se non con qualche sparuto riferimento al plurale (facciamo l'uomo a sua immagine e somiglianza), è altrettanto vero che il mistero del Verbo Incarnato ci svela l'arcano di un Dio che è Uno solo eppure Tre e che nel suo essere Per Sè si fa per noi.
Se Gesù infatti ci mostra il vero Dio, ciò non avviene certo perché noi possiamo essere semplici spettatori del suo mistero. Siamo ben lontani dalla filosofia epicurea, per la quale gli dei vivevano una gloriosa dimensione che imponeva distanza e indifferenza nei confronti degli uomini. Il Dio Cristiano vuole piuttosto coinvolgere anche noi in questa dinamica di reciproca appartenenza fra Padre, Figlio e Spirito affinché noi partecipiamo dell'interagire glorioso dei Tre. La Trinità, pur mostrandoci Dio comunque come mistero di perfezione assoluta, ci ragguaglia del fatto che questo stesso Dio non lascia l'uomo nell' imperfezione, ma lo chiama alla comunione con sé per renderlo conforme al suo Cristo.
la Trinità interessa tutta la nostra vita e che noi stessi ne siamo immersi e viviamo nel e del mistero trinitario: anche in noi vive la Trinità nella perfezione che ci ha conferito la grazia sacramentale del Battesimo e noi ne rechiamo l'immagine muovendoci tutti i giorni per volontà del Padre, sostenuti dal Figlio e animati dallo sprone dello Spirito Santo. Attraverso la nostra accettazione e configurazione a Gesù Cristo Figlio di Dio che per noi si è fatto uomo diventiamo partecipi della stessa vita divina, dello stesso amore che intercorre fra le Persone.
Nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo noi non possiamo che ritrovarci vincolati e coesi dall'amore anche fra di noi per vivere dello stesso amore divino che rechiamo agli altri.