TESTO Commento su Matteo 23,1-12
Paolo Curtaz Ti racconto la Parola
Sabato della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (25/08/2012)
Vangelo: Mt 23,1-12
Mette i brividi leggere certe pagine. Mette in crisi, e tanto, perché ci ritroviamo, perché le sentiamo rivolte a noi stessi, a noi cristiani, a noi discepoli. Anche noi, spesso, imponiamo agli altri pesi che non portiamo nemmeno con un dito. E siamo troppo attenti all'esteriorità, anche quella devota e santa. E amiamo i titoli onorifici (orribile abitudine anche nella Chiesa!). E cerchiamo guide e padri spirituali che a volte si sostituiscono a Dio. Esagero, lo so, ma ho paura per me, di me. Gesù, senza essere un fanatico anarchico, ci ammonisce severamente a non perdere la freschezza originaria delle relazioni, a non reiterare, anche nella comunità, le dinamiche del mondo, ad essere diversi, necessariamente. Solo in questa logica l'inevitabile organizzazione ecclesiale che la storia ci consegna, ingegnoso e amoroso tentativo di rendere capillare e costante l'annuncio di Cristo nel mondo, ha senso, altrimenti diventa, come tutto, una abitudine. Santa, cattolica, ma sempre e solo abitudine. Viviamo ciò che proponiamo agli altri, anche e soprattutto se costa fatica. Lasciamo che l'esteriorità, anche devota, sia in secondo piano e affidiamoci all'unico Maestro e guida che sa dove portarci.