TESTO Si al denaro, no alla cupidigia
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/08/2004)
Vangelo: Lc 12,13-21
In quel tempo, 13uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
16Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. 20Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Specialmente in questi periodi di vacanza, nei quali si è soliti viaggiare e spostarcisi da un posto all'altro usufruendo di tutti i mezzi di trasporto appropriati (aereo, nave, treno) e soggiornando negli hotel a volte fra i più comodi e i più dotati di conforts non si può fare a meno di fare la seguente riflessione: la vita è proprio come un viaggio, tutto è possibile a realizzarsi quando si hanno soldi in tasca. Non è forse vero infatti che durante i nostri viaggi vacanzieri, dovunque ci troviamo e anche se non siamo autosufficienti nella locomozione noi si possa raggiungere qualsiasi luogo disponendo anche del mezzo di trasporto più comodo come il taxi o l'aereo, purché abbiamo una considerevole quantità di denaro in tasca? Non è forse vero che, soldi ala mano, noi si possa soggiornare perfino in un appartamento di lusso o comunque confortevole? Ebbene, parimenti che ad un viaggio, anche nella vita noi molte volte ci sui ILLUDE (il verbo è d'obbligo) di poter riporre la nostra fiducia nelle sicurezze materiali prima fra tutte il denaro o il conto in banca; ma il sottoscritto, tutte le volte che si trova a viaggiare in vacanza (ogni estate) aggiunge un'ulteriore riflessione personale a quelle già sopra riportate: il denaro in queste circostanze garantisce il raggiungimento di tutti gli scopi, è vero, ma mettiamo il caso che proprio mentre siamo in albergo un bel mattino ci si risvegli inspiegabilmente senza le gambe e le braccia, quale somma di denaro potrebbe mai restituirtele? E nonostante tutte i servizi che noi ci procureremmo attraverso il denaro (assistenza medica, ecc) no potremmo fare a meno di accorgerci quanto indispensabili fossero quegli arti che abbiamo perso, poiché nessun taxi o aereo o nave in questo caso potrebbero aiutarti a muovere da solo quei pochissimi passi necessari per raggiungere il letto; nessuna cifra potrebbe garantirti la possibilità, durante la notte, di prendere il bicchiere d'acqua dal comodino per dissetarti. Andando ancora più avanti nelle riflessioni, quando ci si trova in punto di morte nessuna somma di denaro può mai regalarti un respiro in più e anche tutto l'oro del mondo non ti garantirebbe di sopravvivere per un'altra ora.... Circa 10 anni or sono, proprio quando ancora mi trovavo agli esordi della vita religiosa e decidevo per il primo voto di povertà la cronaca descrisse l'episodio di un giovane che uccise i genitori allo scopo di anticipare l'eredità, ma, smascherato e finito in carcere, si trovò immediatamente nelle condizioni di non poter usufruire di un solo spicciolo della medesima e perdendo financo la libertà e la buona reputazione!
Vi sono anche dei casi in cui parecchia gente cade in depressione giungendo fino al suicidio proprio perché, disponendo di ogni garanzia materiale e avendo la possibilità di ottenere tutto, subito e senza condizioni non trova nulla per cui battersi o alcun ideale per il quale spendere la propria vita. La lotta più difficile per la vita avviene infatti quando per vivere non si lotta affatto.
Allora ha proprio ragione il libro del Qoelet di cui alla Prima Lettura di oggi: vanità delle vanità. Ogni possedimento, ricchezza, lusso, eccessiva sicurezza materiale non soltanto è destinata a passare ma mente perdura non ci garantisce affatto la qualità della vita. Da aggiungersi poi la cognizione del fatto che chiunque accumula ricchezze senza accorgersene si troverà a spasimare sgomento di doverle difendere momento per momento dai malintenzionati.
Ha ragione il Qoelet, dicevamo, tuttavia è anche vero che denaro e beni consumo, per il fatto stesso che ci sono, rivestono comunque una certa importanza nella nostra vita: come potrebbe il sottoscritto in questo momento scrivere se non avesse acquistato il computer e non potesse pagare la bolletta telecom? Come potremmo noi gestire il nostro quotidiano se non possedessimo dei beni materiali? Ecco che essi pertanto hanno la loro utilità. E allora qual è l'atteggiamento è più consono e conveniente di fronte alle cose materiali? Senza per nulla smentire i numerosi passi del Siracide e dei Libri Sapienziali, notiamo che San Paolo risolve l'enigma con una certa frase riportata nella Prima Lettera ai Corinzi. "Che cos'hai tu che non abbia ricevuto? E se lo hai ricevuto, perché te ne vanti come se non lo avessi ricevuto?... Tutto è vostro ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio..." vale a dire che tutto è utile e apportatore di vantaggio per la vita, tuttavia nulla è indispensabile al di fuori dell'essenziale; ma soprattutto, occorre che noi si riscopra la convinzione che tutto quello che possediamo sebbene ci sembra lo avessimo guadagnato da noi stessi in realtà ci è stato dato in dono, ne disponiamo solo nella misura in cui favorisce la nostra immediata utilità e... potrebbe anche esserci tolto!
Questo in definitiva afferma anche Gesù nel vangelo odierno: perfino la tua vita, stanotte stessa (quindi improvvisamente) ti può essere tolta e allora avrai faticato nell'accatastare i tuoi averi; e da qui si staglia la pedagogia che risolve tutta la questione dissipando ogni sorta di dubbio: elemento da rifuggirsi e da evitare come pernicioso non è il denaro e neppure il possesso privato dei beni, quanto piuttosto la CUPIDIGIA, ossia il desiderio sfrenato di accumulare dei beni indipendentemente dalla effettiva utilità, dalla nostra considerazione per il prossimo e al solo scopo di crearci vane barricate e illusorie sicurezze.
Fino a quando imperverserà nell'uomo l'istinto (perché di questo si tratta) della cupidigia e la ricerca a tutti i costi del possesso, del potere e della prevaricazione sugli altri non si potrà mai valutare la reale utilità del denaro e che questo è da ricercarsi solo in quanto mezzo e non fine; e di conseguienza il clima di sospetto, acredine, conflitti e altre problematiche saranno destiante a perdurare per sempre....