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TESTO Pentecoste prolungamento della Pasqua

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (19/05/2013)

Vangelo: Gv 14,15-16.23-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Il giorno di Pentecoste è del tutto particolare per noi cristiani. Per gli Ebrei dell'antichità era un giorno speciale che ricordava il giorno in cui Mosè aveva ricevuto le tavole della Legge e corrispondeva anche al cinquantesimo giorno dalla raccolta delle prime spighe di grano. Dopo quattro settimane dal primo covone, si concludeva la mietitura e venivano offerte al tempio di Gerusalemme le primizie del raccolto. Da qui anche il significato del termine: Pentecoste = cinquantesimo giorno. La nostra solennità di Pentecoste celebra anch'essa un cinquantesimo giorno: quello che segue alle quattro settimane dalla Risurrezione di Gesù. In tale giorno Dio padre (e anche Cristo stesso Figlio di Dio) comunica il dono dello Spirito Santo a tutti i suoi figli e questo è motivo di grande gioia e di esultanza. Accanto a quello del proprio Figlio, quello dello Spirito è infatti il dono più grande con cui Dio Padre possa raggiungere l'uomo, poiché senza lo Spirito Santo non c'è orientamento e ci si abbandona al caso e alla fatalità. Senza questo dono si perde la coscienza di aver ricevuto altri doni divini e altri privilegi, che di conseguenza non si esercitano più; senza il dono dello Spirito si perde il vigore, la forza e si smorza l'entusiasmo della nostra fede. Ecco perché Pentecoste è un evento gioioso che ha il suo precedente solo nell'Incarnazione del Verbo.

Per avere una spiegazione convincente di quanto stiamo dicendo, consultiamo le pagine della Scrittura di oggi, relative alla Pentecoste.

Come racconta Luca nel libro degli Atti, nel giorno di Pentecoste ebraica avveniva infatti a Gerusalemme qualcosa di straordinario alla vista di tanta gente convenuta da ogni parte del mondo per l'offerta delle primizie al tempio: uomini prima paurosi, malsicuri e titubanti, sconosciuti alla massa che affollava i luoghi antistanti il tempio di Gerusalemme e per nulla presi in considerazione appunto per la loro chiusura, adesso escono improvvisamente allo scoperto, noncuranti di ogni pericolo che potrebbe incombere su di loro nel nominare il nome del Cristo; proferiscono a tutti le grandi opere di Dio in un linguaggio ben comprensibile da tutti gli astanti, sebbene questi siano di provenienza differente. Erano stati infatti rivestiti di tenacia e di coraggio da quel fenomeno di irruzione che viene descritto da Luca con immagini teofaniche, cioè espressive della presenza di Dio: il rombo, il vento, il fuoco, che li aveva sospinti all'esterno senza esitazione e adesso con orgoglio e convinzione annunciano, Pietro in Primis, annunciano a tutti che Cristo è Risorto e che si apre per tutti gli uomini la vera possibilità di salvezza. Lo Spirito Santo, che Cristo aveva promesso, agisce ora su ciascuno di loro conferendo i suoi doni e realizzando in tutti e in ciascuno il vigore e la costanza nella missione di annuncio. Lo Spirito Santo li esorta anche rincuorandoli della presenza attiva e indubbia del Cristo Risorto che, una volta asceso al cielo, continua a presenziare nella nostra storia.

Lo Spirito agisce in forza del suo essere Amore intercorrente fra il Padre e il Figlio che in Lui trovano il vincolo di reciproca donazione e nel suo essere Persona divina interagente con i Due. Egli è anche Dono di comunione nella Trinità che viene donato dal Padre e dal Figlio che lo diffondono nell'edificazione del mondo. Proprio l'essere Amore e Dono dello Spirito esaltano in noi la gioia della risurrezione, rendendo questa viva e attuale.

Prima visto dall'Antico Testamento come una forza esteriore impersonale, alla stregua del vento o del soffio (ruah), nel Nuovo Testamento ci viene invece presentato dal Verbo incarnato come Soggetto Personale attivo che "prende ciò che è di Cristo e ce lo dà", che funge da nostro avvocato e guida, che prende decisioni nel collegio degli apostoli, che prende la parola, esorta e conduce tutti.

Congar afferma che la solennità di Pentecoste è un prolungamento della Pasqua, una sua espressione ulteriore, perché in questo giorno festoso, alla pari degli apostoli di cui al libro degli Atti, sperimentiamo il dono che il Padre (attraverso il Figlio) ci fa' dello Spirito Santo come nostro Consolatore e fautore di doni; lo Spirito attualizza in noi la presenza di Gesù Risorto in modo tale che continuiamo a viverne la presenza continua ed efficace nel corso dei nostri giorni. Lo Spirito agisce in ciascuno edificando, istruendo e illuminando, dando conforto nello smarrimento e orientando nell'incertezza e nella perplessità e in tutto questo si configura come lo Spirito del Cristo Risorto, che continua per l'appunto e rafforza in ciascuno la gioia scaturita dalla Pasqua.

Lo Spirito di Cristo Risorto infonde nell'animo umano fiducia, e con i doni della sapienza, dell'intelletto e de consiglio ci aiuta a non vivere disordinatamente, affidando alla fatalità e alla divagazione il nostro procedere quotidiano, ma orientandoci verso scelte ben determinate, concrete e lungimiranti.

Quando imperversa il dubbio, l'angoscia e lo smarrimento occorrerebbe rivolgersi allo Spirito per ottenere lume e orientamento per poter raggiungere la consolazione nella verità. La preghiera allo Spirito dovrebbe essere quella più intensa e più motivata e nei confronti della Terza Persona sarebbe opportuno aprirsi con fiducia e risolutezza singolari.

Nello Spirito Santo, Cristo continua a guidare la Chiesa fino alla consumazione dei secoli, prolungando in essa la sua azione di salvezza. Lo Spirito stesso anima la Chiesa, la rende viva e propositiva nella comunione consolidata fra i suoi membri uniti nel vincolo di Cristo stesso Risorto e scompaginati nella missione evangelizzatrice. Sempre lo Spirito guida la comunità ecclesiale intera verso la Verità che ci rende liberi. Detta verità è Cristo ma è appunto nello Spirito Santo che noi possiamo accedere ad essa e in essa perseverare.

In forza dello Spirito Santo la Chiesa si sente avvinta da una forza del tutto esaltante per cui adesso non si può tacere sulle grandi opere di Dio, ma le si deve preconizzare con gioia, entusiasmo e temerarietà omettendo ogni paura, esitazione e procrastinazione.

Fino alla consumazione dei secoli, la Chiesa continua ad annunciare le grandi opere di Dio al mondo, specialmente la rivelazione magistrale nel Figlio di Dio Gesù Cristo e intanto lo Spirito la indirizza a rivedere se stessa in rapporto al mondo, ad optare per l'innovazione e per il cambiamento radicale in vista della maggiore credibilità. Non sarà mai abbastanza pertanto vivere dello Spirito e nello Spirito, usufruendo del dono irrinunciabile della grazia di Dio che il Signore di Dio in Lui ci elargisce a piene mani e che non ci sarà mai tolto. Non sarà tuttavia mai sufficiente il nostro ricorso alla fede e all'abbandono alla sua opera, la messa al bando delle nostre presunzioni, dell'odio e della voglia di prevaricazione sugli altri che producono violenza, vendetta, odio, malesseri sociali togliendo spazio a Dio e per ciò stesso alla dignità dell'uomo. Che lo Spirito Santo ci conceda l'ulteriore dono di poter usufruire della Sua assistenza e di poterLo riconoscere attivo e operante quale Spirito del Cristo Risorto.

 

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