PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Se uno mi ama, osserverà la mia Parola ed il Padre mio lo amerà

mons. Gianfranco Poma

mons. Gianfranco Poma è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

VI Domenica di Pasqua (Anno C) (05/05/2013)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Dovremmo leggere interamente il cap.14 del Vangelo di Giovanni di cui la Liturgia nella domenica VI di Pasqua ci offre solo la parte finale (vv.23-29) per coglierne la intensa unità. Le ultime parole (che il lezionario liturgico omette) "Alzatevi, andiamo", sono la conclusione di un insegnamento e sono l'invito ad un movimento che, materialmente, di fatto, nel racconto, non avverrà: possono avere piuttosto un senso metaforico, come invito rivolto ai discepoli, fermi e seduti, ad alzarsi e a partire con Gesù per seguire il pastore. "Io sono la via, la verità e la vita" (v.6), ha proclamato Gesù, invitando i discepoli a seguirlo nel cammino verso il Padre per raggiungere la pienezza della vita.

Giov.14 inizia così: "Non sia turbato il vostro cuore. Credete in Dio e in me credete." e termina: "Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate". La fede, dunque, è il tema centrale di questo capitolo, la fede come cammino sicuro, come fonte di gioia perché è cammino nell'Amore.

"Credete in Dio e in me credete". La frase, costruita in modo preciso, invita ad abbandonarsi totalmente in Dio: solo Dio può donare all'uomo fiducia, sicurezza e gioia. E invita ad abbandonarsi con la stessa totalità in lui, Gesù, che con la sua presenza concreta nella storia, manifesta che cosa significhi abbandonarsi in Dio e vivere di Dio. Credere significa dunque seguire Gesù che è la vera via della vita, non come fonte di precetti morali, ma lasciandosi afferrare da lui, lasciandosi amare da lui, entrando in una relazione così intima con lui da vivere la sua stessa vita, che è vita di relazione con il Padre: seguire Gesù signfica entrare con lui nella "conoscenza" del Padre, scoprire "dove" è il Padre e vivere la vita piena. Credere significa seguire Gesù fino in fondo per scoprire chi è l'uomo, che trova senso solo nella relazione con Dio: seguire Gesù, l'uomo in relazione filiale con il Padre, relazione di Amore senza limite.

Ma Gesù sta dicendo, parlando al cuore dei discepoli, che seguire lui, credere in lui, credere in Dio, significa seguire la via della Croce. La conclusione del discorso è sconvolgente: "Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe di questo mondo: contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco". La Croce non è la sconfitta di Gesù, ma la sua vittoria: egli non evita la prova, si coinvolge con il mondo, sperimenta il male e il dolore facendo di questa sua condivisione il luogo della fedeltà a Dio che vuole solo amare. Gesù è amato dal Padre perché fa di se stesso, del suo corpo, della sua parola, la via attraverso la quale può arrivare al mondo l' Amore: questo fa di lui il più forte. La Croce, momento di estrema debolezza, nel quale Gesù dona la sua vita, è in realtà il momento dell'estremo Amore, il momento di Dio, la sua "ora", l'ora della vita.

Credere la Croce come Amore, l'oscurità come luce, la morte come fonte di vita: il discorso di Gesù è in realtà una grande catechesi rivolta ai discepoli di ogni momento (a noi, oggi) perché non si scandalizzino della Croce, lo seguano e vivano, in comunione con lui, la pienezza della vita nuova che proprio la Croce ha generato, percependone tutta la ricchezza.

È così bella questa vita di cui Gesù parla con i suoi discepoli che Giuda, non l'Iscariota, non può trattenersi dal chiedergli: "Signore, cos'è accaduto che tu debba manifestarti a noi e non al mondo?" Certo la comunità credente nel suo cammino sperimenta le difficoltà, le resistenze, il dubbio: come è possibile credere l'Amore-Croce? Come è possibile accettare quella parola di Gesù: "Come il Padre mi ha comandato, io agisco"?

Gesù fa una distinzione tra "il mondo" per il quale la sua morte è la fine ("non lo vedrà più") e i discepoli che "lo vedranno e avranno la vita": egli insiste sulla dimensione della relazione personale. La fede, credere in Gesù che ama sino alla Croce per essere la presenza dell'Amore del Padre, è relazione personale di amore. "Se uno ama me, resterà fedele alla mia parola e il Padre mio amerà lui, e noi verremo a lui, e noi prenderemo dimora presso di lui...": la serie insistente dei pronomi personali sottolinea che Gesù non vuole insegnare una dottrina ma invitare ad entrare in una esperienza di relazione personale. Egli si manifesta vivo non in modo spettacolare ma aprendo ad una relazione che è amore, ascolto, fedeltà, "venire presso", rimanere. La rivelazione di Gesù non è la conquista delle masse, ma proposta per ciascuno in particolare. Solo chi personalmente ama Gesù, si apre a lui, vive di lui, crea lo spazio che permette a Dio di manifestare il suo Amore e di prendere dimora nella sua vita.

E Gesù rivela che chi lo ri-presenta vivo è "lo Spirito Santo che il Padre manderà nel suo nome". Gesù è vivo perché lo Spirito assicura la presenza nuova dell'Assente facendo "memoria" di Gesù ed attualizzandone l'insegnamento. Ed è proprio questa la novità della relazione con ogni credente che la Croce ha reso possibile: lo Spirito nella storia rinnova la memoria di Gesù nella persona di chi si apre a lui ed attualizza la sua parola perché non sia mai vecchia, ripetitiva, fuori dalla storia.

Così, la trasformazione dell'esistenza dei discepoli, è la prova che la morte di Gesù non è una perdita ma una splendida vittoria: per questo essi possono non soccombere alla tristezza ma vivere il dono che caratterizza la vita di chi credendo, si sente avvolto dall'Amore, che è la pace. La pace trasmessa da Gesù, che solo Dio dona: è la pace che lui, abbandonato nel Padre, ha sperimentato in mezzo a conflitti, rifiuti, tentativi di lapidazione, tradimenti, rinnegamenti...la pace, ben diversa da quella del mondo, di fronte alla quale il "Principe di questo mondo" nulla può fare.

Giuda, non l'Iscariota, gli aveva chiesto: "Signore, cos'è accaduto che ti manifesti a noi e non al mondo?" Adesso Gesù risponde: "Bisogna che il mondo sappia che io amo il mondo...". Secondo il Vangelo di Giovanni l'annuncio essenziale ("il kerigma") è proprio questo: "Gesù ama il mondo". È l'annuncio rivolto al mondo intero, dell'infinito Amore di Dio che si è fatto concreto, sperimentabile, nella carne di Gesù. E' l'annuncio per tutti, ma è l'annuncio dell'Amore nella Croce. Non è una teoria razionale, è un'esperienza: solo credendo l'Amore si può sperimentarlo, provarne la forza e la verità. Solo chi si fa discepolo di Gesù, si lascia amare da lui, lo sperimenta. Poi può annunciarlo al mondo, perché il mondo creda. "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri". Tutto è Amore, persino la Croce: solo chi lo sperimenta e ne è afferrato, ne diventa un appassionato annunciatore perché si dilatino gli spazi del mondo che rinasce.

 

Ricerca avanzata  (55210 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: