TESTO Il grimaldello di Dio
don Cristiano Mauri La bottega del vasaio
II domenica T. Pasqua (07/04/2013)
Vangelo: Gv 20,19-31
19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Da una parte il gruppo degli Apostoli.
Chiusi nel Cenacolo per timore dei Giudei, tagliati fuori da tutto e da tutti, come in una prigione fatta del naufragio delle loro attese, del rinnegamento e dell'abbandono nei confronti di Gesù, dell'incapacità a credere alla promessa della resurrezione, della frustrazione di non aver saputo difendere il Maestro, della diffidenza verso il prossimo e dalla paura di fare la Sua stessa fine.
Un frangente che rappresenta tutte quelle situazioni dal carattere fallimentare, frutto tanto di fattori esterni quanto di responsabilità personali e che, prima o dopo, inducono al ripiegamento e all'auto-isolamento. Come certe situazioni di vizio grave da cui non ci si riesce a liberare e che costringono a vivere un forte senso di umiliazione unito al timore continuo di essere scoperti. Oppure quei fallimenti lavorativi per i quali si sente di aver tradito la fiducia dei colleghi, dei dipendenti, dei familiari e di aver sprecato l'occasione della vita. I tradimenti di relazione veri e propri in cui si sente tutta la vergogna del male fatto, si perde ogni fiducia in se stessi e negli altri, o, addirittura ci si sente responsabili del torto subito. Tutte le forme di dipendenza grave che spingono alla menzogna, alla diffidenza, all'autodistruzione, alla ghettizzazione.
A scardinare dall'interno il carcere di paura degli Apostoli arriva il Risorto, con parole e gesti di straordinaria grandezza e di divina bellezza. Straordinario è anzitutto il fatto che sia Lui a raggiungerli, senza peraltro chiedere alcuna dimostrazione di nobiltà d'animo né alcun segno meritorio che li renda degni della Sua visita. Il dono della Sua presenza non è questione di merito, è invece il manifestarsi di una Misericordia che raggiunge l'uomo lì dove si trova, così com'è. Il saluto della pace rivolto ai discepoli ha una portata teologica: il Risorto è la Pace di Dio. E' incredibile il fatto che venga gratuitamente offerta a chi ha tradito, a chi si è dimostrato incredulo, a chi ha negato il passato condiviso. Infine il gesto che esplica la qualità della Misericordia e la portata della libertà che il Risorto dona: Gesù mostra le ferite segno del rifiuto e del limite di uomo portato nella Sua carne. Non c'è incredulità, né peccato, né fallimento, né tradimento che possa uccidere l'Amore di Dio. La Misericordia è una Vita che non muore e raggiunge cioè che appare morto per ridare nuova speranza.
Dall'altra Tommaso.
La sua posizione è ancora più critica. L'assenza alla prima apparizione del Risorto segnala una quasi totale distanza dall'esperienza del discepolato e la sua reazione alle parole degli apostoli è carica dell'esasperazione di chi, persa ogni speranza, non sopporta più discorsi che riaprano la ferita di un sogno svanito. Tommaso è sull'orlo della perdita della fede, con l'aggravante interiore di vedersi oggetto di un'apparente ingiustizia: tagliato fuori dall'incontro con il Risorto. E' comprensibile la sua presa di posizione rigida e pretenziosa al limite dell'arroganza, ma non può essere detta condivisibile. Il suo è in effetti un tentativo di manipolazione nei confronti del Maestro, una messa alla prova vera e propria, quasi un voler ridurre il Risorto alla propria misura. D'altra parte la sua richiesta è uno scatto di reni, un ultimo tentativo di rialzarsi, per quanto nella forma di un incatenamento a una posizione di principio.
Possiamo riconoscervi quei frangenti di esasperazione oltre il limite della sopportazione, nella quali subentrano gravi irrigidimenti che portano per principio a drastici aut-aut. Quelle vicende incancrenite da anni in cui si è sopportato l'inverosimile senza che mai si potesse vedere la fine del tunnel e in cui, a un certo punto, si pretende un segno per andare avanti. Le situazioni di ingiustizia, i sensi di inferiorità che inchiodano o, peggio ancora, il sentire di non valere nulla agli occhi di coloro che si amano e si stimano e che lentamente inacidisce l'animo indurendolo e rendendolo amaro ed egoista. Persino alla vecchiaia o certe malattie invalidanti con tutto il loro carico di pesantezze e di privazioni, di senso di inutilità o di "persecuzione" da parte della vita e del destino.
A rompere i ceppi a cui Tommaso si è incatenato arriva il Risorto compiendo un capolavoro di Misericordia. A quel discepolo caduto nella tentazione di mettere alla prova Dio - la forma più sottile e radicale di incredulità - viene incontro Gesù facendo propria la sua richiesta. L'ordine del Risorto - "Metti il dito..." - trasforma la pretesa di Tommaso in un'occasione di obbedienza e perciò nell'opportunità di essere nuovamente discepolo compiendo la volontà del Maestro. La rigidità e l'incredulità dell'apostolo sono trasformate dal Risorto in uno spazio di affidamento a Dio. Tommaso può tornare ad essere discepolo proprio partendo da quel che poteva e riusciva a fare, perché Gesù ne ha fatto il contenuto della relazione con lui. Straordinario. L'invito a toccare le ferite ribadisce il concetto: non c'è durezza di cuore capace di sconfiggere la Misericordia di Dio.
Tanto da una parte che dall'altra, il Risorto opera un rilancio vero e proprio: i discepoli sono scardinati dalla prigionia in cui si erano rinchiusi e ricevono la responsabilità della missione; Tommaso viene sganciato dai ceppi a cui aveva incatenato la propria vita e messo nella condizione di pronunciare la più bella testimonianza di fede del Vangelo di Giovanni. L'uno e gli altri vengono restituiti a una libertà ancora più autentica e ampia. Non c'è più spazio, ora, per alcun tipo di timore o di diffidenza verso il prossimo, Dio, o se stessi. Splendida la Misericordia di Dio: lontana da ogni pietismo, dai buonismi e dalla banale condiscendenza restituisce l'uomo a se stesso, alla propria responsabilità, alla propria volontà..
In mezzo tra i due quadri sta la Missione della Misericordia: gli Apostoli ricevono da Cristo il mandato della Riconciliazione. Partendo dal modo in cui il Risorto si è manifestato a Tommaso e agli altri, la Missione della Misericordia non può essere ristretta ai confessionali, o ridotta a un semplice condono, ma va considerata come il modo in cui tutta la Chiesa con in tutti i suoi membri rende presente il Risorto, in un particolare stile e modo di stare nel mondo. L'opera di evangelizzazione nella Misericordia non può non essere un'opera di liberazione, una presenza nel mondo che sia un'istanza contraria a tutto ciò che imprigiona l'uomo e lo soffoca. La Chiesa deve avere il coraggio di entrare proprio nelle situazioni di fallimento, di indurimento, di peccato, di infedeltà e compromettersi con esse per portarvi non una parola di accusa, bensì uno slancio vitale, che sia la restituzione della libertà, della responsabilità e di una prospettiva in cui camminare insieme ai mezzi per poterlo fare. I discepoli del Risorto offrono una Misericordia che non conosce confini né misure, annunciando i limiti e le miserie delle persone non più come un motivo di distanza da Dio, bensì di relazione con Lui e di affidamento pieno attraverso la consegna del poco che hanno a disposizione.
Il Risorto ci ha fatto dono del grimaldello di Dio, quella Misericordia che è principio di libertà nuova nella responsabilità. Sia fatta la Sua volontà.