TESTO Commento su Atti 10,34a.37-43; Colossesi 3,1-4; Giovanni 20,1-9
don Raffaello Ciccone Acli Provinciali Milano, Monza e Brianza
Domenica di Pasqua (31/03/2013)
Vangelo: At 10,34a.37-43; Col 3,1-4; Gv 20,1-9
11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
Atti 10,34a.37-43
Pietro è nella casa di Cornelio, mandato dal Signore a questo centurione romano, che era timorato di Dio, per annunciargli il mistero pasquale di Gesù Cristo . Pietro racconta una storia nota. Incomincia nel descrivere il luogo: la Giudea e la Galilea, dopo il battesimo di Giovanni al Giordano. Il fatto è che Gesù, guidato dallo Spirito di Dio e con la sua potenza, passò per le strade della terra promessa liberando coloro che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
La storia è semplice, l'interpretazione è chiara: un uomo, Gesù, pieno di Spirito santo, ha liberato l'uomo dalla malattia e dalla morte, il potere del diavolo.
Pietro rende testimonianza che lui era presente fin dall'inizio in Galilea, quando Gesù lo chiamò sulla rive del lago, mentre pescava.
Di questo Gesù si sa che i Giudei lo uccisero appendendolo a una croce. Ma quello che invece si sa meno è che Dio lo ha resuscitato dai morti . Questa è la verità che Pietro testimonia, insieme a quelli che hanno visto come lui il Signore risorto e hanno mangiato con lui. Essi sono i suoi testimoni privilegiati, perché avendolo conosciuto prima della morte, lo possono riconoscere ora dopo la morte. Essi possono attestare che Gesù risorto è lo stesso Gesù che ha predicato il regno di Dio e la conversione del cuore, ha perdonato i peccati e guarito i malati.
Non solo, Gesù ha rivolto loro un comando: annunciare al popolo che egli è il giudice di tutti, costituito tale da Dio. Egli è il giudice annunciato dai profeti, perché a chi crede nel perdono dei peccati da lui predicato, lui perdonerà i peccati grazie al nome di giudice che ha ricevuto dal Padre. Come dirà Giovanni (1Gv 3,19-22) dobbiamo avere fiducia nel giudizio misericordioso di Gesù, perché lui è un giudice giusto.
Colossesi 3,1-4
Paolo conclude la parte teologica della lettera ai Colossesi con questa esortazione. La morte e resurrezione di Cristo, il suo mistero pasquale ha cambiato la vita del mondo e la vostra, dice Paolo ai Colossesi. Oramai siete morti e risorti con Cristo, e dunque dovete cercare le cose di Cristo, là dove egli si trova, alla destra del Padre nella gloria.
Le cose di lassù sono quelle che Gesù ha rivelato nella sua storia quaggiù: il regno di Dio, la conversione del cuore, una vita di carità, la misericordia di Dio . Se si vive secondo la misericordia di Dio, allora si sarà in comunione con lui. Il battesimo ci immerge nella morte di Cristo per farci risorgere con lui nella gloria del Padre.
Giovanni 20,1-9
Il protagonista di questo racconto di resurrezione è il sepolcro vuoto . Il sepolcro è la memoria di chi vi è sepolto. Al sepolcro si va per ricordare e ci si allontana con il ricordo del morto e della nostra futura morte. Questo sepolcro vuoto, invece, ci invita a credere (Gv 20,8: vide e credette) che la morte non è l'ultima parola della nostra vita . Il sepolcro vuoto ci aiuta a comprendere la Scrittura che annuncia l'amore del Padre per il Figlio diletto e per ogni uomo e donna.
Questo amore ha una forza così grande da ridare la vita al Figlio che si è affidato al Padre, fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2,6-11). E' la fede nel Padre che dà la salvezza al Figlio e a chiunque crede nel Figlio (Gv 3,16: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna»).
Maria di Magdala va al sepolcro per fare memoria del maestro e verrà confortata da Gesù risorto. Crede che il morto sia stato spostato, non più capace di decidere della propria vita ormai conclusa. La sua memoria è sconvolta: chi può fare questo durante la Pasqua, quando tutto si ferma per celebrare la liberazione dall'Egitto attraverso il mar Rosso? Solo Dio può far muovere i morti, ridando loro la vita e la libertà vissuta a così caro prezzo (1Pt 1,18-19: «Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia»).
Maria si allontana dal sepolcro per andare da Pietro e dal discepolo amato, per condividere con loro il suo turbamento per il sepolcro vuoto, per non aver trovato colui che cercava: il Signore. L'uomo cerca il Signore e non lo trova, perché è lui che si fa trovare, che si mostra vivente per convincerci ad avere fede nel Padre mediante il suo Spirito.
Pietro e il discepolo amato vanno al sepolcro. E' quasi una gara a chi arriva primo a credere di fronte al sepolcro vuoto.L'amore di Gesù per il discepolo forma il suo cuore all'amore per Dio: alla vista delle bende e del sudario egli crede che Gesù è Signore della vita. Le Scritture lo avevano annunciato velatamente (per esempio: Is 26,19; Sal 16(15); Sal 22(21)). Solo Gesù risorto mostra la verità che Dio è un Dio dei vivi e non dei morti (Mt 22,32; Lc 20,37-38; dove Gesù cita Es 3,15).
Per noi oggi non è possibile vedere concretamente Gesù risorto, ma possiamo vedere i frutti del suo amore: persone che vivono amando, fiduciosi che Egli è il Signore della vita, che la morte non è la fine, ma un passaggio verso la pienezza della comunione con il Padre e i fratelli, la prova ultima della fede nel Padre. Riconoscere l'amore di Gesù significa credere che la vita è più forte della morte (cfr. Ct 8,6-7), che l'amore dà la vita e vince la morte, perché è il sigillo della vera relazione che ci unisce al nostro creatore.