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TESTO Commento su Romani, 4, 20

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S. Giuseppe (19/03/2013)

Brano biblico: Rm, 4, 20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,16.18-21.24

16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa;

"Egli credette, saldo nella speranza, e così divenne padre di molti popoli."
Rm, 4, 20

Come vivere questa parola?
La Chiesa oggi ci propone di rileggere l'esperienza di Giuseppe, lo sposo di Maria, dentro l'esperienza di Abramo. Entrambi sono uomini giusti, perché hanno saputo amare Dio dentro la Legge e oltre essa stessa. Quando la legge non riusciva più a giustificare quello che stava accadendo (il figlio donato e poi chiesto in sacrifico; la sposa promessa già incinta)il loro cuore, il centro della loro persona ha cercato una nuova sintonia con la volontà di Dio. La loro fede si è dimostrata disponibile ad un salto di qualità, si è permessa di frequentare terreni inesplorati, insicuri. Perché cercare è alla base della fede autentica. Credere senza pensare, senza discernimento continuo non è previsto nell'esperienza del Dio di Abramo e in quella del Dio di Gesù Cristo. Entrambi, Abramo e Giuseppe hanno sacrificato il buon senso del loro essere giusti e si sono avventurati nella novità proposta da Dio. Questo ha fatto si che la loro esistenza ha permesso a Dio di agire nella storia in modo impensabile e li ha resi estremamente fecondi. Le loro scelte hanno generato vita abbondante per molti popoli. Li riconosciamo nostri padri nella fede, testimoni dell'autentica giustizia.
Oggi, Signore ti chiediamo la fede intelligente, coraggiosa e tenace di Abramo e di Giuseppe. Il nostro tempo ha bisogno di protagonisti originali dell'evangelizzazione, uomini e donne di dialogo che sappiano trasmettere speranza alle generazioni più giovani, senza che le questioni di bioetica, di morale sessuale, di politica e di economia siano terra straniera da temere ed evitare.
La voce di un padre nella fede oggi
La conoscenza di Dio è perciò esperienza di fede e implica, nel contempo, un cammino intellettuale e morale: toccati nel profondo dalla presenza dello Spirito di Gesù in noi, superiamo gli orizzonti dei nostri egoismi e ci apriamo ai veri valori dell'esistenza.
Benedetto XVI - udienza del 22/11/2012

 

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