TESTO Si respira aria nuova!
don Alberto Brignoli Amici di Pongo
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V Domenica di Quaresima (Anno C) (17/03/2013)
Vangelo: Gv 8,1-11
1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
L'evangelista Luca, con le sue parabole sulla misericordia e sulla pazienza di Dio nei nostri confronti, in queste domeniche ci aveva davvero abituati bene...
Non stiamo dando frutti, nonostante lui ci dimostri il suo continuo amore? Non importa: egli continua a insistere e a darci l'opportunità per tornare a lui con tutto il cuore.
Ci allontaniamo da lui perché pensiamo (nonostante diciamo di volergli bene) che possiamo benissimo cavarcela da soli, stante poi il fatto che rinsaviamo e capiamo che senza di lui siamo davvero perduti? Egli è lì, paziente, ad attenderci con speranza e fiducia; e vuole far festa con noi, anche se a volte ce la prendiamo perché la sua misericordia è senza limiti verso chi - secondo noi - non meriterebbe misericordia.
Che bella, questa festa del perdono! Che respiro ci offre, quest'aria nuova in cui non si sente più la pesantezza delle colpe che ci portiamo dietro, ma la leggerezza dello Spirito che ci riprende per mano e ci dice che - nonostante tutto - Dio continua per noi ad essere Padre e ci permette di camminare con fiducia e speranza nella vita di ogni giorno! "Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?".
In questi giorni, nella Chiesa, credo che tutti (non solo noi, che il Cupolone lo vediamo ogni giorno dalla finestra dell'ufficio) respiriamo un'aria nuova. Un'aria fresca, un'aria leggera. Un'aria che - respirandola a pieni polmoni - ci fa tornare a dire che è bello non solamente credere in Gesù Cristo (su quello, penso non ci siano mai stati dubbi), ma che è altrettanto bello (perché ancora possibile) credere che la Chiesa è comunque una, santa, cattolica e apostolica nonostante i suoi tanti problemi e i suoi tanti acciacchi.
A nessuno, credente o meno, è sfuggita la semplicità e l'umiltà di un Papa che ha fatto del proprio nome - Francesco - non solo un distintivo personale, ma la sintesi del programma di governo pastorale e della sua figura all'interno del popolo di Dio. Non è tanto la figura di Jorge Mario Bergoglio (uomo come tutti noi, e magari straordinario proprio per quello) che vogliamo esaltare in questi giorni e - ce lo auguriamo - per molti altri a venire; vogliamo invece esultare perché lo Spirito Santo ha dato un "colpo d'ala" alla sua Chiesa, offrendole l'opportunità di tornare ad essere credibile in una dimensione (quella della misericordia e della vicinanza agli ultimi) nella quale in questi anni si è giocata e purtroppo pure sporcata la reputazione.
Che la Chiesa fosse una "casta adultera" lo sappiamo fin dai tempi di Ambrogio, che la definì tale perché il suo "concedersi a tutti e raggiungere tutti" lo fa per cercare di portare tutti alla salvezza; ma che in maniera esagerata apparisse al mondo più come adultera che come casta, ci ha veramente fatti rabbrividire, soprattutto negli ultimi tempi in cui, nonostante le sue molte magagne, ha spesso avuto la scarsa sensibilità di atteggiarsi ad autoritaria maestra dell'umanità, anche quando aveva perso l'autorevolezza.
Il gesto sconvolgente delle dimissioni di Benedetto XVI prima, e l'elezione di un uomo dal volto e dallo stile misericordioso come Francesco poi, ci hanno ridonato speranza. Permettetemi il paragone forse azzardato, ma è la stessa speranza che presumo albergasse nel cuore dell'adultera del Vangelo di oggi quando, dalla folla di benpensanti e di arrabbiati giudici pronti a lapidarla secondo loro in maniera legalmente giustificata, ella vede emergere un uomo che si sbarazza di quell'integerrimo tribunale con poche parole pronunciate e poi scritte sulla sabbia, che le parla di perdono e di misericordia, e che le dice di andare avanti per la sua strada cercando di non peccare più.
Ma tale deve potersi sentire pure l'umanità verso la quale siamo chiamati ad andare, in mezzo alla quale siamo chiamati a stare, in compagnia della quale siamo chiamati a camminare. Si deve poter sentire così perché così dobbiamo essere noi uomini e donne credenti di ogni parte del pianeta: misericordiosi, perché Dio con noi ha usato misericordia. Ora questo non ce lo ricorda più solamente il Vangelo: ce lo ricorda pure un uomo come tanti altri che, chiamato ad essere Pastore Universale di questa Chiesa, ha finora testimoniato questa misericordia tra le case, lungo le strade e in mezzo alla gente di una megalopoli che è il microcosmo dell'umanità, ricca, opulenta, variopinta, allegra ma anche piena di drammi e di una storia drammatica e ancora difficile da dimenticare.
Tra le omelie più belle dell'allora cardinale Bergoglio (che ho avuto la fortuna di incontrare e apprezzare in uno dei miei numerosi viaggi nella città del Rio de La Plata), alcuni missionari Fidei Donum in Argentina mi hanno in questi giorni segnalato un intervento da lui fatto alla conclusione di un incontro di Pastorale Urbana a Buenos Aires nel novembre 2012. In quell'incontro, l'arcivescovo di Buenos Aires diceva ai suoi fedeli di aver assistito allo spettacolo poco edificante e certamente non misericordioso di alcuni sacerdoti della sua Diocesi che avevano rifiutato il battesimo al figlio di una ragazza madre perché da lei concepito "fuori dalla santità del Matrimonio". Ai tempi di Gesù, costoro avrebbero raccolto le pietre per lapidare l'adultera del Vangelo di oggi.
Il cardinale non nascose il suo pensiero al riguardo. Preferisco citare le sue parole, che ritengo emblematiche e significative più di ogni altra cosa:
"A coloro che si scandalizzavano quando Gesù andava a mangiare con i peccatori e i pubblicani, Gesù dice: "I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno dei Cieli". Questi sono coloro che, oggi, vogliono clericalizzare la Chiesa; sono gli ipocriti di oggi, quelli che allontanano il popolo di Dio dalla salvezza. Questa povera ragazza, che potendo addirittura scegliere di rimandare al mittente il bambino che aveva in grembo, ha avuto il coraggio di farlo venire al mondo, è costretta a girare di parrocchia in parrocchia per trovare chi glielo battezzi [...]. Noi dobbiamo dire "sì" alla vicinanza al popolo, "sì" a camminare con il popolo di Dio, "sì" ad avere tenerezza specialmente con i peccatori, con quelli che sono più lontani, sapendo che Dio vive in mezzo a loro. Che Dio ci conceda la grazia della vicinanza, quella che salva la Chiesa da qualsiasi atteggiamento manageriale, mondano, proselitista, clericalista, e che la avvicini alle sue vie e al santo e fedele popolo di Dio".
A chiunque, presto, nella Chiesa, passerà la voglia di scagliare contro di chicchessia la prima pietra.