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TESTO Invocarlo sì, ma non soltanto

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (30/05/2004)

Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

In Oriente si crede che Egli proceda dal Padre "attraverso" il Figlio; in Occidente (quindi a casa nostra) lo si fa' procedere "dal Padre e dal "Figlio" e questa divergenza di opinioni è stata all'origine causa di scontro nonché difficoltà nella definitiva impostazione del Credo. Ma indipendentemente da tutte le congetture teologiche di cui sarebbe troppo pesante parlare in questa sede, una cosa è certa: lo Spirito Santo agisce fra il Padre e il Figlio. Agisce in quanto è il loro vincolo di unione, anzi di comunione: Padre e Figlio si amano vicendevolmente sin dall'eternità nel senso che il Padre ama il Figlio, questi corrisponde in ugual misura all'amore del Padre e il vincolo amoroso che intercorre fra i Due si chiama Spirito Santo. Anche Lui Persona alla pari delle Altre Due.

Ora, potremmo domandarci: quale parte abbiamo NOI in questa dinamica di amore del tutto trascendente? O meglio che cosa c'entriamo noi con l'amore fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo? La risposta è semplice: una di queste Persone, il Figlio, si è incarnata nella storia chiamandosi con un nome specifico (Gesù Cristo) per dimostrarci che Padre, Figlio e Spirito, non intendono realizzare codesta comunione fra di loro "gelosamente" e usando indifferenza nei riguardi dell'umanità che soffre, ma piuttosto tendono a rendere partecipi di essa tutti gli uomini. Sicché noi di questo amore fra i Tre siamo chiamati a partecipare. Come dice già la preghiera del Padre Nostro: "Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra", la volontà di Dio uno in Tre Persone è quella che si realizzi, appunto, nella nostra vita terrestre la medesima comunione amorosa che sussiste in Cielo fra le Tre Persone.

Ora, se lo Spirito Santo è il vincolo di unione e comunione fra le tre Persone, come non potrebbe esserlo anche nella nostra vita familiare, umana, ecclesiale? Il fatto stesso che Gesù lo abbia promesso agli apostoli e che sia stato effuso magistralmente durante il giorno di Pentecoste attesta che questo Spirito è dono di Dio per la nostra vita di comunione; che è stato riversato nei nostri cuori per estendersi nella vita del singolo e della collettività. Nello Spirito Santo si vive pertanto la coesione fra di noi, la concordia, la pace, la giustizia e il rispetto reciproco. Opera dello Spirito Santo è che la Chiesa realizzi la propria missione di evangelizzazione nel mondo nella persona dei pastori e dei laici, ma prima ancora che Essa... evangelizzi se stessa vivendo la comunione fra i membri; sicché perfino nelle parrocchie e nelle comunità ecclesiali si dovrebbe essere capaci di riconoscersi gli uni gli altri, restare uniti nonostante le differenze e le diversità di tendenze e di opinioni, poiché per una giusta causi molti formano il tutto organico...

Lo Spirito Santo è altresì lo Spirito della vita, che agisce anche nella convivenza coniugale e nelle relazioni fra genitori e figli, perché ci si possa comprendere a vicenda e superare le immancabili occasioni di indifferenza e di contrasto. Insomma, non si tratta affatto dello Spirito della Teologia Trinitaria delle speculazioni; quella è riservata alle Università e alle sottili digressioni dei teologi. Si tratta piuttosto dello Spirito della vita (Moltmann) che in modo concreto tende a vincolare nell'unione tutte le nostre dimensioni.

Ma perché tutto questo non si realizza? Beh, lo Spirito Santo presenzia, è vero, tuttavia non agisce corrompendo o facendo violenza alla volontà decisionale e alla libertà degli uomini. Cioè: lo Spirito Santo non è una sorta di "lacrimogeno" che irrompe dall'alto per farci restare calmi nelle agitazioni, né è una scarica elettrica o qualsiasi altra cosa che possa dare l'idea della coazione esterna; quando agisce lo fa interpellando piuttosto il cuore dell'uomo, la sua sensibilità e il suo raziocinio. Per la qualcosa al dono immancabile dello Spirito occorre atteggiarci con atto di spontanea accettazione sensibilità.

Soprattutto perché capacità dello Spirito è quella di comunicarci i suoi doni. Fra tutti magistrale è il dono del discernimento, con il quale è possibile valutare ogni nostra scelta, agendo in ottemperanza ai divini voleri e alla nostra piena e reale realizzazione piuttosto che animati dagli impulsi e dall'istintività

Pertanto, quello che noi ci si propone in questa liturgia è innanzitutto l'invocazione dello Spirito quale dono primario e più necessario da parte di Dio: saimo soliti chiederre delle grazie, dei benefici anche spirituali, delle concessioni divine... Ma siamo soliti pregare che ci venga dato lo Spirito Santo? E ancora siamo soliti pregare LO Spirito specialemtne nelle situazioni di difficoltà e di incertezza? In tali circostanze va invocato soprattutto Lui, lo Spirito, l'unico capace di concederci il raziocinio necessario e la forza per poter uscire dalle buie gallerie della nostra vita e di farci intraprendere i sentieri a noi più adeguati. Ma non è solo l'invocazione l'atteggiamento che più ci deve riguardare di fronte allo Spirito: non serve infatti pregarLo se poi non ci si atteggia con umilità alla sua sequela e accoglienza, con mansuetudine e mitezza... A che servirebbero i doni straordiari dello Spirito (parlare in lingue, cadere per terra avere visioni) a volte semplicemente presunti e fittizi se poi non si vive il quotidiano nell'ottica dello Spirito stesso? Se cioè non ci lasciamo da Lui trasformare?

Ecco quindi l'attitudine più importante: accoglierlo, accettarlo e agire sotto di lui

 

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