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TESTO Perdonerete di cuore al vostro fratello

Riccardo Ripoli   Amici della Zizzi

Martedì della III settimana di Quaresima (05/03/2013)

Vangelo: Mt 18,21-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,21-35

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Come cambierebbe il mondo se imparassimo a perdonare "di cuore".

Spesso si vedono mani che si stringono, grandi sorrisi, parole di circostanza, ma il pensiero è legato a sentimenti di odio, di chiusura verso il nostro interlocutore. Avviene a tutti i livelli, in politica in special modo, ma spesso anche nelle nostre stesse famiglie. Il perdono, ci dice Gesù nel Vangelo, non è vero perdono se non viene dal cuore. Quante volte ognuno di noi avrà detto "perdono, ma non dimentico". E' molto umano, ma non è vero perdono, è solo un tentativo di mandare avanti un rapporto che si arenerà prima o poi se i risentimenti non verranno appianati, chiariti e sopratutto perdonati.

A me risulta molto facile perdonare chi mi fa un torto perché il Signore mi perdona da sempre ogni cosa che faccio e non c'è da meravigliarsi, non farebbe così ogni buon genitore nei confronti del proprio figlio che sbaglia ogni giorno? Come potrei non perdonare quando io sono il primo dei peccatori che riceve dal Signore ogni bene pur non meritandoselo?

Mi fanno ridere i politici di oggi, tutti pronti ad insultarsi, a prendersi in giro, a rifiutare il dialogo. Ognuno che grida la propria vittoria cercando di imporsi sugli altri. Ma chi ci rimette? Il cittadino, la nazione. Non sarebbe più semplice mettersi tutti ad un tavolo e cercare i punti in comune anziché litigare? Tutto parte dal perdono, non quello di circostanza per avere maggior consenso tra la popolazione, ma quello che proviene dal cuore. Se una persona è capace di perdonare l'altro per i torti subiti o presunti tali avrà un animo ben predisposto al dialogo che potrà servire a costruire un futuro migliore per tutti. Se invece si proverà a fare un governo con i presupposti del litigio, del rivangare vecchi rancori, nel voler primeggiare e non lasciare spazio agli altri, chi ci rimetterà saremo tutti noi.

 

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