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TESTO Lo Spirito della pace

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

VI Domenica di Pasqua (Anno C) (16/05/2004)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Pace. E' un termine che nel corso dei secoli è diventato sempre più sinonimo di "urgenza" per tanti popoli oppressi dai conflitti e dalle guerre che li hanno insaguinati. Urgenza di usufruire di uno stato di calma e di stabilità nel quale fosse possibile non vivere sgomenti di essere uccisi dall'irruzione di una bomba che precipita inaspettata in un popolarissimo mercato rionale o da una raffica di mitra sparata a casaccio; urgenza di trovare una condizione di vita favorevole per la quale si potesse camminare per le strade senza il timore di perdere la propria vita; urgenza per la quale ciascuno potesse vivere soddisfacendo le proprie necessità materiali e avendo riconosciuti i propri diritti.

Basta che ci ricordiamo le scene televisive girate a Sarajevo durante la guerra in ex Jugosslavia per comprendere quello che stiamo dicendo; come anche che rievochiamo alla memoria le immagini di uomini, donne, bambini riversi sui marciapiedi delle città sconvolte dalla guerra e destinati a morire dissanguati; o ancora lo scenario straziante di carneficine umane realizzate nelle varie fosse comuni quali le Ardeatine... Che orrore! Che strazio e soprattutto che vergogna per questa umanità che non ha trovato ancora il criterio di una sana convivenza. Specialmente in questo ultimo secolo che ha vissuto periodi di sangue mai avuti in precedenza nella storia, con ben 30 conflitti in tutto il mondo, non facciamo che invocare la pace, che vuol dire - appunto- urgenza di poter vivere tranquilli e senza rischi. Ma come si raggiunge tale obiettivo?

Nella paganità vi era un'espressione che pretendeva di orientare gli uomini verso la soluzione del problema: "Si vis pacem, para bellum" (Se vuoi la pace, prepara la guerra) il cui significato potrebbe riassumersi concretamente sotto questi termini: se il mio avversario mi punta una pistola contro con l'intento di premere il grilletto per uccidermi, io punterò a mia volta contro di lui la mia arma da fuoco esprimendo lo stesso intento, cosicché ambedue ci minacciamo a morte contemporaneamente; ne deriva allora che metteremo via entrambi le pistole per paura che alla fine spariamo contemporaneamente, in modo tale da essere colpiti a vicenda e che quindi io, in tutti i casi muoia. Oppure, una nazione dispone di missili pericolosi e minaccia di laciarli contro un altro paese; questo allora minaccia a sua volta di rispondere con altri missili: entrambe le nazioni eviteranno di colpirsi per paure di restare lese. In tal modo il timore reciproco di essere colpiti comporta la rinuncia alle armi e quindi la pace. Ma è proprio questo il senso reale della pace e dell'equità? No. In tal caso infatti, se da una parte si raggiunge la garanzia momentanea della vita fisica, non avranno per niente luogo tutte quelle condizioni per le quali la PACE si possa davvero riscontrare, ovvero per cui si possa vivere senza il timore di essere minacciati e ossessioanti dai pericoli dell'improvviso fragore delle armi...

Stiamo parlando del rispetto della dignità e dei diritti dell'uomo indipendentemente dalle varie condizioni etniche, della collaborazione reciproca fra i popoli al raggiungimento del progeresso comune, della fine dello sfruttamento dei ricchi ai danni dei poveri e della necessità che si instauri la solidarietà fra nazioni di opulenza economca e paesi sottosviluppati affinché i primi si impegnino per il progresso dei secondi e questi abbiano tutti i mezzi per autogestirsi... Ma prima ancora della capacità di dialogo e reciproca comprensione fra individui, affinché tutti ci si possa stimare reciprocamente in virtù dei nostri pregi e non si creino invidie e antagonismi.

In fondo è questo che dice Gesù nell'affermare: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la da il mondo io la do a voi..." Si tratta in definitiva della realizzazione del Regno di Dio sulla terra che è già ventuo nella persona dello stesso Cristo e del quale ci si dovrebbe accorgere ai fini di trovare soluzioni ai moniti della nostra attualità sopra ricordati; nonché della pace che si instaura nella dimensione di comunione amorosa fra il Padre e il Figlio di cui è artefice lo Spirito Santo.

Ebbene, lo Spirito Santo. E' questo il dono che Gesù offre all'umanità affinché questa sia condotta verso "la verità tutta intera", cioè affinché sia capace del discernimento nell'adempiere le proprie scelte di giusta convivenza: lo Spirito che, mentre accomuna il Padre con il Figlio, si rende agente di coesione fra tutti gli uomini rendendosi guida e illuminazione perché tutti si possa realizzare l'obiettivo della goiustizia, della concordia, della pace.

A questo dono però occorre che ci si disponga nella sensibilità dell'apertura di cuore, che lo si accolga coma fattore gratuito.... Scendi, Spirito Santo!

 

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