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TESTO Commento su Salmo 50

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Mercoledì della I settimana di Quaresima (20/02/2013)

Brano biblico: Sal 50 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,29-32

29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. 30Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. 31Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. 32Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona.

"Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.!"
Ps 50

Come vivere questa parola?
RITORNARE-CONVERTIRSI
Tutta la liturgia di oggi, il salmo responsoriale in particolare, ci permette di approfondire l'altro aspetto del ritorno, della Teshuvah, quello della conversione, quello di chi deve riconoscere il suo peccato, smettere di allontanarsi e decidere di cambiare. È il movimento centrale della Quaresima e, potremmo dire, della nostra vita. Camminando, è facile sbagliare e credere di poter modificare l'errore chiede molta umiltà e forza per lottare contro quelle energie interiori che passando per il senso di colpa e l'accidia tendono a bloccarci nella nostra situazione di distanza dal bene. Fare teshuvah è un tornare alla verità di sé stessi, dopo essersene allontanati. È un movimento che può nascere dal timore della punizione ma può emergere anche dall'amore, dal desiderio di non causare danno a persone amate, a se stessi, di non tradire gli impegni presi.
La contrizione è parola vecchia, ma descrive plasticamente la situazione di chi, allontanandosi da Dio, si è consumato, logorato, ridotto a pezzi. Accade al corpo, accade allo spirito. A volte abbiamo solo questo da offrire a Dio. E qui inizia la teshuvah: siamo a pezzi, non ne possiamo più e decidiamo di voltare pagina, di cambiare direzione, diamo un taglio a cosa ci legava e ci rivolgiamo a Dio. Accennata la nostra disponibilità, Dio non si fa aspettare. Certo, non si muove prima, ma appena il desiderio di conversione emerge nel dolore del peccato, Egli accoglie il nostro cuore contrito e lo consola, lo perdona, lo ama. Esperienza difficile, perché chiede tanta umiltà. Ma esperienza reale, benefica, che ti rinnova la vita, ti penetra nelle ossa, rompe il flusso dei pensieri negativi e ti risana il cuore.
Oggi, ti consegno Signore il mio cuore contrito. Il tuo amore lo rinnovi, la tua misericordia lo purifichi e lo renda capace di amare senza rancori, senza riserve, senza timore.
La voce della sapienza ebraica
"Perdonaci, o Padre nostro, poiché abbiamo peccato contro di te. Cancella e togli i nostri atti cattivi dal tuo sguardo, poiché molte sono le tue misericordie. Benedetto sei tu, Signore, ricco in perdono."
Dalle Diciotto benedizioni (sesta)

 

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