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TESTO Pensare secondo Dio

mons. Antonio Riboldi

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (01/09/2002)

Vangelo: Mt 16,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,21-27

In quel tempo, 21Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Deve essere rimasto veramente male Pietro quando Gesù lo allontana, perché motivo di scandalo. Poco prima lo aveva chiamato "beato", perché aveva risposto alla domanda: "Chi sono io per voi".

"Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente...Io ti dico tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa..."

Avevano infatti ripreso il cammino verso Gerusalemme. Andare a Gerusalemme per Gesù aveva il grande significato di andare incontro al compimento della missione affidataGli dal Padre, ossia soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi e venire ucciso e resuscitare il terzo giorno.

Un discorso duro, necessario, difficile anche a comprendersi da chi, seguendolo, forse sognava altro, che aveva il sapore delle sicurezze di questa terra o dei vantaggi, che sicuramente potevano venire da uno che aveva la potenza di Dio.

Non avevano ancora capito che l'amore del Padre non può limitarsi a qualche soddisfazione o felicità che sa di provvisorio, come tutte le realtà che appartengono a questa breve vita terrena.

Il disegno di Dio è quello di donare una felicità che non abbia fine.

E questo disegno doveva passare inevitabilmente per un atto di amore davvero "divino", ossia senza limiti, che ancora oggi e sempre sbalordisce e incanta chi ha veramente fede e sa contemplare i disegni del Padre: disegni che poi si riflettono su di noi nella nostra quotidianità.

Ma Gesù ha come uno scatto di ribellione verso chi forse pensava di cambiare il corso dell'amore di Dio e quindi il corso della nostra stessa salvezza.

Pietro nell'udire le parole di Gesù che li preparava a quello che appariva come lo scandalo della croce. Lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore questo non ti accadrà mai".

Immaginiamo la scena di un Pietro che protesta davanti al disegno di Dio.

Assomiglia tanto a noi quando protestiamo di fronte alla chiamata - così mi piace definirla alla suprema prova di amore che è la passione.

"Gesù, voltatosi, disse a Pietro: "Lungi da me satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".

E voltatosi verso i suoi chiarisce le condizioni di come veramente ci si può chiamare tali: "Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà e chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà (Mt.16,21-27).

E' una lezione questa che interpella tutti noi oggi. Chi di noi infatti non è tentato di mettersi nei panni di Pietro, cercando di allontanare dalla esistenza tutto ciò che può esseze sofferenza e chiedere a Dio una vita tranquilla, come un impossibife Eden qui in terra?

Così la pensa il mondo che fa di tutto per cancellare ogni forma di sofferenza, predicando una impossibile felicità che tante volte è solo egoismo, che si perde nelle infinite strade della immoralità, scavando fosse di dolore che troppe volte fanno morire.

Pensare secondo Dio vuol dire, ci piaccia o no, sapere credere che amore e dolore sono due realtà della stessa anima. Non ci può essere mai un vero amore, che non sia dono e quindi sacrificio.

Direi che il dolore, il dono di sè è davvero il meraviglioso sapore dell'amore: quello che introduce in una felicità che non è mai briciole di effimero, ma sprazzi di cielo, anche se contemplati da una croce.

E' facile per me, credetemi, incontrando tanta gente, leggere sul volto e ancora di più negli occhi, una profonda sofferenza che non si riesce a confessare e tante volte neppure a sopportare.

Ero a Lourdes, al di là del Gave di fronte alla Mamma Celste, cercando hi rubare quasi dal suo Cuore la forza di amare fino a dare la vita. Mi accorgo che vicino a me c'era una persona che non finiva di piangere.

Gli presi la mano, unico gesto per dirgli che non era solo. Non so quanto tempo pianse...fino a che iniziò a spiegare le sue lacrime.

"Ho il cuore, Padre, che genera più lacrime di questo fiume che ci scorre sotto: non chiedo mi si tolga il dolore, chiedo che mi si dia se non la ragione, che appartiene a Dio Amore, almeno la forza per non soccombere".

Ed era come se le sue lacrime fossero diventate mie. Ed era come sentire la Madonna, questa incredibile e meravigliosa Mamma Celeste ci spiegasse le sue lacrime sotto la croce del Figlio sotto il Calvario.

Pregammo insieme e lentamente vidi un sorriso spuntare sul volto del fratello, come se a lui fosse stato comunicato ragione e forza dell'amore: come avesse ricevuto una carezza da Maria. Non dimenticherò mai quella notte di dolore e amore.

Ho perso un figlio - è il racconto di una giovane mamma. Lo adoravo questo figlio tanto era bello e buono. E' morto in un incidente.

Non riuscivo a perdonare a Dio che me lo avesse come...rapito così giovane. Era come mi avesse rubato la parte più bella della mia vita. Poi, lentamente, cercando di capire le ragioni di Dio, come quelle che Gesù spiegava ai discepoli, si fece strada il Suo amore, le ragioni del suo amore, che difficilmente noi sappiamo accettare.

Ora sono tornata a Lui con più fede di prima, anche se la ferita resta. Ma ora la ferita serve a ricordarmi che niente è casuale e meno che meno "cattiveria di Dio", ma ragioni di amore che ti fanno ancora amare di più. Dal dolore ho capito l'amore.

Mi scrive Daniela "mamma e moglie felice....nonostante tutto": "Sono inserita in un meraviglioso cammino di fede che è però attraversato da molti anni da moltissima sofferenza fisica, ora approdata a una malattia degenerativa auto-immune che colpisce ossa e ora anche la tiroide.

Non è l'elenco dei miei mali che conta, e invece che attraverso il mio procedere nel dolore ho scoperto l'albero della Croce, ed anche i suoi frutti.

Non è sempre facile: dolori, febbre, malesseri vari mi tormentano in maniera vivissima... Desidero sempre più "prendere il largo sulla barca di Gesù per dire SI' ai disegni del Padre...ma sono fragile piena di limiti umani e ho bisogno di molto sostegno...

Desidero offrire tutto a Gesù...c'è tanta gente che forse non è malata nel fisico, ma ha il cuore vuoto perché non ha fede, IO HO RICEVUTO QUESTO DONO...e non voglio sprecarlo, di mamma e moglie felice...nonostante tutto".

E sono davvero tante le storie di fede come queste che incontro e sento. Cronache di santi che non vivono secondo gli uomini, ma secondo Dio.

E forse voi che mi leggete potreste testimoniare come amore e dolore sono la stessa pianta che orna l'uomo, ha le radici sullaf terra, ma i suoi rami in cielo presso Dio.

A MARIA, nostra diletta Mamma vorrei rivolgere questa preghiera per quanti sono nella sofferenza e non sanno darle un senso, "Vergine santa, Mamma cara, non dimenticare le tristezze della terra.

Noi sappiamo come la mamma sa partecipare alle sofferenze dei figli e trovare vie e parole di conforto. Perché certe cose che fanno male, sono sempre la preoccupazione e la cura della mamma.

Volgi il tuo sguardo di bontà su tutti coloro che soffrono, che lottano nelle difficoltà, che hanno le labbra continuamente come affondate nelle amarezze.

Abbi pietà di tanti che prima si amavano e che ora soffrendo sono separati.

Abbi pietà di tanti, di troppi forse, che vivono soli nel cuore; Abbi pietà della debolezza della nostra fede che viene a volte meno di fronte alla sofferenza, come si offuscasse il volto del Padre, il volto dell'amore.

Abbi pietà di quanti non trovano ragione del dolore e non sanno vedere l'amore.

Dona a tutti, o Mamma cara, speranza e pace...e quando i nostri occhi si riempiono di lacime e sono come un fiume in piena, facci conoscere la tua tenerezza che sa asciugarli e così ritrovare almeno lo spiraglio del Cielo, che un giorno dopo avere conosciuto l'asprezza della croce, ci dona la gioia della felicità che non ha fine...vicino a Te, Mamma. Amen.

 

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