TESTO Egli deve crescere e io invece diminuire
Riccardo Ripoli Amici della Zizzi
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12 Gennaio (12/01/2013)
Vangelo: Gv 3,22-30

22Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea, e là si tratteneva con loro e battezzava. 23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione.
25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. 26Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». 27Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. 29Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. 30Lui deve crescere; io, invece, diminuire».
Capita spesso di essere considerati, a volte acclamati, per qualcosa che abbiamo fatto, e quei complimenti ci fanno piacere, sono come carezze che leniscono la nostra fatica, pacche sulle spalle che ci incoraggiano a proseguire su quella strada, ma sono anche trappole mortali dalle quali è difficile uscirne. Chi fa del bene, chi aiuta il prossimo riceve un dono nel momento stesso in cui nasce in lui il desiderio di mettersi a disposizione. Un dono perché l'amore che si riceve è infinitamente più grande di quello che noi riusciremo mai a dare, non fosse altro perché ci deriva da un numero crescente di persone. Dobbiamo essere grati a coloro che ci hanno permesso di amare gli altri mettendoci al loro servizio, grati a Dio che ci ha dato questa magnifica opportunità di poter fare qualcosa e in cambio ricevere in maniera smisurata. Non abbiamo bisogno di essere osannati o ringraziati, ma la più grande soddisfazione è vedere che la nostra vita serve ad altri, sia a chi aiutiamo, sia a chi a prende esempio da noi per dare una mano ad altri, sia a chi comprende che c'è Dio sopra noi ed è Lui a donarci questa grande gioia della quale ci alimentiamo. Certo che umanamente le pacche sulle spalle ed i complimenti fanno piacere e sono incentivi per andare avanti perché ci fanno capire che siamo sulla giusta strada ed altri sono con te, ma la cosa che aneliamo maggiormente nell'aiutare il prossimo, è trovare qualcuno che si affianchi a noi nella lotta impari contro il male, la miseria, la sofferenza, le ingiustizie.
Servire gli altri non per glorificare sé stessi, ma per glorificare Dio.