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TESTO Commento su Luca 3,22

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Battesimo del Signore (Anno C) (13/01/2013)

Vangelo: Lc 3,22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,15-16.21-22

In quel tempo, 15poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Tu sei il figlio mio, l'amato
Lc 3,22

Come vivere questa Parola?
In questa festa che fa da cerniera tra il ciclo natalizio e il tempo ordinario, non è male soffermarsi su questa espressione di Luca, che, da un lato ripropone il motivo che ha spinto il Figlio di Dio a condividere la nostra condizione umana, dall'altro sollecita ad assumere un comportamento rispondente al dono ricevuto.
L'incarnazione ha un solo scopo: permettere all'uomo di ritrovare la propria identità. Non siamo stati creati quale immagine di Dio, cioè creature nel cui volto sono rintracciali i suoi lineamenti, proprio come in quello di un figlio, sono rintracciabili quelli di suo padre? Sì, in quel Bimbo che abbiamo contemplato a natale, è iscritto quello che io sono per vocazione: fragile, limitato, esposto al rischio di sbagliare di peccare, eppure figlio di Dio.
E il Verbo si è fatto carne proprio perché io tornassi a percepire la dolcezza di quel richiamo, troppo a lungo soffocato dal chiasso in cui mi sono immerso: "Tu, proprio tu sei mio figlio!" E sarebbe già molto! Ma la voce continua, ha qualcosa di ancora più sconvolgente da dirmi: "Tu sei l'amato!". E Dio torna a dirmelo dopo le mie mille fughe da casa, i miei ripetuti rinnegamenti.
Io posso dimenticare che Dio è mio Padre, posso provare a vivere ignorandolo o peggio estromettendolo dalla mia vita, ma lui no! Lui continua a chiamarmi figlio, figlio mio. Lui continua a contemplare questo volto che ho deturpato col peccato, in quello del Figlio suo, l'Unigenito. E continua a trovarmi bello, di quella bellezza che io stesso ignoro. Continua chiamarmi: "l'Amato!".
Mio Dio, Padre che mi insegui col tuo richiamo di amore cercando di scalfire la durezza di questo cuore che troppo ha vagato lontano da te, anche quando era puntuale ai tuoi appuntamenti, ma come assopito... Ridestami all'amore, ridammi lo slancio del figlio che si getta tra le tue braccia deciso a vivere fino in fondo il suo essere "l'amato".
La voce di una testimone
Credere è scoprire di essere amati da Dio, è affidarsi totalmente a questo amore rispondendo all'amore con l'amore.
Chiara Lubich

 

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