TESTO L'autocritica e la novità
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
V Domenica di Quaresima (Anno C) (28/03/2004)
Vangelo: Gv 8,1-11
1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Gli scribi e i farisei intendevano provocare Gesù, ovvero "metterlo alla prova". Infatti sapevano bene che Lui era amico dei pubblicani e dei peccatori – cosa che era una colpa grave per la mentalità dell'epoca- e presentandogli un caso di adulterio volevano coglierlo con le mani nel sacco per poter avere di che accusarlo definitivamente. In pratica, le loro intenzioni erano quelle di avere una prova definitiva e tangibile della sua colpevolezza per poterlo accusare e condannare inesorabilmente.
Sicuramente Gesù era a conoscenza di tali progetti di cattiveria. Lo si deduce dal fatto che prima di rispondere al quesito degli scribi si fosse messo a scrivere per terra con le dita. Ancora è incerta la motivazione di tale atteggiamento e anche gli studiosi sono tuttora discordi, a mio avviso però un determinato comportamento gli era necessario per prendere tempo e darsi a riflessioni e considerazioni del tipo seguente:
"Dunque, costoro mi stanno mettendo alla prova... Che cosa faccio? Io sono convinto che i peccatori siano oggetto di amore e non di persecuzione, ma se rispondo soltanto in base a queste mie convinzioni limitandomi alla sola linea teorica, mi faranno arrestare e mi accuseranno senza che io abbia annunciato loro nulla. Invece, devo trovare una risposta convincente che li possa colpire nel segno.... Ma sì, ci sono! Loro accusano questa donna di adulterio, no? Ora, è vero che l'adulterio è peccato, tuttavia il peccato risiede anche in tutte le malefatte che loro hanno sempre commesso e di cui non si sono mai accusati... Insomma anche loro hanno peccato e meriterebbero una condanna pari a quella della donna adultera, ma lungi dal volerlo riconoscere giudicano le colpe altrui." Cosicché può tranquillamente rispondere: "Chi NON ha commesso peccato, scagli la prima pietra!"
Perché infatti solo chi non ha mai commesso alcun peccato è in grado di giudicare e condannare il prossimo; quella gente invece stava condannando la donna senza accorgersi che aveva tanto marcio sulla coscienza! Quindi Gesù non soltanto ribadisce la legittimità del suo amore verso i peccatori, ma invita anche chi presume di non aver mai peccato a fare l'autocritica di se stessi! Quindi non soltanto si difende dai possibili attacchi di accusa degli scribi e dei farisei, ma li mette addirittura in crisi nella loro coscienza davanti a Dio. La sua intenzione non era solo quella di mostrare l'amore di Dio verso l'adultera –che pure aveva peccato- ma di far capire in che cosa realmente consiste la realtà peccaminosa e che tutti ne possiamo essere soggetti. Prova ne sia il fatto che dopo aver proferito questa risposta a bruciapelo, Gesù torna di nuovo a scrivere meditabondo, magari pensando così: "Voglio proprio vedere se davvero nessuno è senza peccato... "
Ma facciamocelo un po' anche noi (io per primo) l'esame di coscienza: tante volte è fin troppo facile riscontrare colpe e motivi di condanna negli altri; non occorre alcun diploma o titolo di studio per limitarci a considerare i difetti e le colpe altrui dandoci a giudizi avventati nei confronti del fratello ed elucubrando conclusioni tante volte pregiudiziali nei suoi confronti. Niente di più facile che dare la colpa agli altri di episodi o situazioni in negativo che dipendono in fondo soltanto dalla nostra mancata buona volontà o dai nostri stessi difetti. Oppure: niente di più facile che riconoscere negli altri i soli limiti e difetti da biasimare. Più difficile e tuttavia molto più meritorio di ricompensa è sforzarci di trovare nel fratello almeno una qualità da lodare, essendo pronti a correggere i nostri limiti e le nostre mancanze, la nostra cattiveria e la superba arroganza!! Anche al giorno d'oggi siamo soliti condannare verbalmente e nelle concezioni mentali i cosiddetti "peccatori", cioè quelli che sono lontani dalla Chiesa, che hanno un atteggiamento diverso dal nostro, che non frequentano i sacramenti... Ma siamo certi che noi uomini di fede saremmo in grado di dare maggiormente l'esempio?
In tutti i casi, Gesù quale Figlio di Dio perdona tutti i nostri peccati e si mostra compassionevole e misericordioso a prescindere dalla colpa commessa. Ecco come risponde alla peccatrice: "Va' e non peccare più". Il suo amore non consiste quindi nell'averla salvata dalla lapidazione ma nel perdonare il suo peccato addirittura prescindendo dal suo pentimento in modo analogo all'episodio della scorsa domenica (Infatti: "Neanch'io ti condanno..."!!!!) e in questo si riscontra una grossa novità apportata da Gesù: infatti detta lapidazione in casi di peccato grave era prevista per legge alla presenza di testimoni che potevano lanciare di fatto la prima pietra una volta accertata la colpa del reo (Dt 17,7) adesso invece non si danno colpi di pietra in virtù di testimonianze legalmente istituite, ma solo in ragione dell'amore di Dio e del pentimento sincero del peccatore medesimo. La novità sta insomma nel fatto che Dio ci chiama tutti alla comunione con sé e tale invito è rivolto soprattutto ai peccatori che nel pentimento hanno l'opportunità di sperimentare l'amore del Signore; che Dio mostra misericordia e amore nei loro confronti piuttosto che mostrarsi giudice irascibile ed irrequieto pronto alla condanna: "Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva".
Si tratta della novità annunciata da Isaia attraverso quelle immagini plastiche di cui alla prima lettura: "le cose di prima sono passate, ne sono nate di nuove... Una strada nel deserto". Sì, una strada nel deserto. Cioè una nuova logica di pensiero che riguarda la possibilità che noi si possa aderire a Dio con facilità a prescindere dal... nostro deserto, cioè dalla nostra situazione di miseria spirituale e di peccaminosità. Dove ci viene data questa possibilità? Ma è chiaro, nello stesso fatto che Dio nel mostrare il suo amore prescinde dalla cattiveria congenita dell'uomo e soprattutto che Lui per primo intende riscattarci e lo farà nell'evento paradossale della morte e resurrezione del suo Figlio.