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TESTO Il Tabor e il Golgotha

don Marco Pratesi   Il grano e la zizzania

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II Domenica di Quaresima (Anno C) (07/03/2004)

Vangelo: Lc 9,28-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,28-36

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

La vita cristiana, come la natura, si dipana attraverso i suoi ritmi, le sue stagioni, i suoi momenti. In particolare è scandita da momenti di luce e di tenebre, di fervore e di freddezza, di sentimento della vicinanza di Dio e della lontananza di Dio. Questo è normale e fisiologico.

La trasfigurazione per gli apostoli è un momento di luce, di gioia, di entusiasmo, un momento nel quale vedono il loro amato Gesù risplendente e onorato. Verrà il momento in cui vedranno questo stesso Gesù in mezzo alle tenebre del Golgotha, un fallito di fronte agli uomini e a Dio.

Il Tabor e il Golgotha, la trasfigurazione e la croce: ecco i due poli dell'esistenza cristiana. Non c'è vita cristiana senza il passaggio continuo dall'uno all'altro polo: i momenti di trasfigurazione, nei quali si gusta la felicità di essere discepoli di Gesù; e i momenti di croce, nei quali si sente la fatica di credere e di seguire il Signore.

Noi, come Pietro, vorremmo solo i momenti di trasfigurazione eliminando l'altro polo. Ma ognuno di questi due momenti ha la sua funzione, e non può essere eliminato.

I momenti di croce sono il momento della semina, quando torna il sereno raccogliamo i frutti; i primi ci fanno crescere, nei secondi ci accorgiamo di essere cresciuti. Ecco perché sono entrambi necessari: "Nell'andare, cammina piangendo e getta le sementi; nel tornare, canta festoso e porta a casa il raccolto".

Nei momenti di pesantezza quindi non devo farmi prendere dal panico. Se adesso mantengo la rotta, questo è un periodo di maturazione, nascosta ma reale. Presto me ne accorgerò, presto il volto del Signore brillerà di nuovo, e più di prima. Se sperimento la forza del male, dentro e intorno a me, è perché impari a fidarmi di Dio solo. Dopo la notte viene il mattino, e allora sarà più bello di prima: "La sua ira dura un istante, la sua bontà tutta una vita. Se alla sera siamo in lacrime, al mattino ritorna la gioia". Se Dio sembra togliermi dalle mani qualcuno dei suoi doni, è per fare spazio per altri ancora più grandi.

Nei momenti di trafigurazione, invece, dobbiamo ricordare che questa esperienza non è fine a se stessa, non ci è data per fermarsi lì, come voleva Pietro, ma per prepararci alla croce. Allora, nel momento del buio che sicuramente verrà, mi ricorderò di questi momenti di luce, e questo mi aiuterà a camminare. Le gioie spirituali sono l'aiuto del cammino, non la sua meta: la meta è solo Dio. Bisogna arrivare a servire Dio per se stesso, e non per ciò che ti dà. Per questo Dio, come con Abramo, a volte richiede indietro i suoi stessi doni. Invece di solito cerchiamo di arraffare le consolazioni di Dio e accumularle a garanzia per il futuro. Ma così esse inevitabilmente, come la manna nel deserto, ci marciscono tra le mani.

Una grande tentazione nei momenti di luce e di forza è infine la superbia. Allora dobbiamo ricordarci dell'esperienza precedente, quando abbiamo toccato con mano la nostra fragilità, per apprezzare quello che abbiamo come puro dono da parte di Dio.

O Signore, dacci la sapienza di vivere tutti e due questi momenti come tu chiedi, e camminare comunque sempre verso di Te.

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio sia incontro luminoso col Signore della gloria, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:

Illuminàti dalla luce della trasfigurazione, con fiducia di figli chiediamo al Padre che la sua volontà si compia:

 

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