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TESTO Commento su Isaia 25,6

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Mercoledì della I settimana di Avvento (05/12/2012)

Brano biblico: Is 25,6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati
Is 25,6.

Come vivere questa Parola?
Nel libro dell'Esodo si narra che, al momento della stipulazione dell'alleanza, i capi di Israele erano stati ammessi a un banchetto sul Sinai, consumato alla presenza di YHWH. Di esso si era conservato il ricordo nei banchetti rituali che accompagnavano i sacrifici di comunione. Lungo i secoli l'esperienza si carica di un'attesa escatologica, in cui la dimensione conviviale viene ad esprimere la piena comunione con Dio.
In questo contesto si situa la profezia di Isaia, ma con un'apertura universalistica che non esclude Israele, bensì lo ingloba in un discorso salvifico a largo respiro. La coltre della non conoscenza di Dio che teneva i popoli soggetti a un destino di morte, viene rimossa, permettendo il fiorire di relazioni positive sia con Dio che con i fratelli. E la pace fa la sua irruzione in un mondo così rinnovato.
La dimensione escatologica dell'immagine non deve portare a trasferire il tutto alla fine dei tempi. "Quel giorno" non è l'ultimo, che resta tuttavia all'orizzonte contrassegnato da una pienezza ora in fase di costruzione, ma il frammento temporale dell'azione salvifica di Dio, colta nell'oggi storico.
Quel giorno, per ogni generazione è innanzitutto quello che essa vive e in cui è chiamata a collaborare nell'opera di rimozione della coltre (richiamo al velo con cui si coprivano i volti dei condannati a morte) che ancora impedisce il pieno effondersi della vita in noi e negli altri.
Una profezia, quindi, che alimenta la speranza e spinge all'azione per affrettare il giorno in cui tutti potranno assidersi alla mensa di Dio, cioè alla mensa dell'amore e della reciprocità.
Quest'oggi voglio soffermarmi a riflettere sui segni di morte presenti nella società e nella mia stessa famiglia, cominciando dalle forme meno appariscenti: scoraggiamento, stanchezza, non-senso, preclusione di orizzonti... Mi chiederò che cosa posso fare per rimuovere queste coltri dall'ambiente in cui vivo.
Quel giorno, Signore, è affidato anche alle mie mani: non posso esimermi dall'impegno di farmene carico cercando di rimuovere in me e intorno a me tutto ciò che ha sapore di morte. Dammene il coraggio.
La voce di un grande
Io credo che per affrontare le sfide dei nostri tempi, gli esseri umani debbano sviluppare un maggior senso di responsabilità universale. Ognuno di noi deve imparare a lavorare non solo per se stesso, per la propria famiglia o per il proprio paese, ma per il beneficio di tutta l'umanità.
il XIV° Dalai Lama

 

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