TESTO Commento su Luca 3,1-6
II Domenica di Avvento (Anno C) (09/12/2012)
Vangelo: Lc 3,1-6
1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
5Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
Descrivendo l'inizio del ministero di Giovanni Battista in una cornice limpida e precisa (Lc 3,1), san Luca vuole dirci che l'incarnazione del Figlio, la Sua venuta fra noi, si radica nella nostra storia, nella storia di tutti i giorni, trasformandola in fenditura in cui il seme del Verbo cade e matura per portare frutto. L'esempio di Giovanni ci aiuta a divenire solchi viventi di Cristo, testimoni di Colui che ha sciolto l'anima dai lacci del peccato. Innanzittutto, il Battista non ha annunciato se stesso, bensì ha preparato la via del Signore (v.4), cioè ha aderito totalmente alla volontà del Padre, e si è reso disponibile ad essere un semplice testimone del Vangelo: ha lasciato che Dio agisse nella sua vita. Inoltre, Giovanni, prima di predicare "un battesimo di conversione per il perdono dei peccati" (v.3), si è purificato da ogni inutile attesa per concentrarsi sull'essenziale. Infatti, san Matteo, in un'altra occasione, narra: "portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle, il suo cibo erano cavallette e miele selvatico" (Mt 3,4).
La disponibilità all'iniziativa d'amore di Dio è l'attitudine indispensabile cui è necessario puntare per essere discepoli credibili agli altri. Si tratta di prendere coscienza dell'urgenza e della sollecitudine cui siamo chiamati per non perdere l'occasione di riconoscere la venuta del Signore. Il profeta Baruc ribadisce la tonalità giusta dell'attesa: "avvolgiti nel manto della giustizia di Dio" (Bar 5,2); vale a dire, bisogna assumere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, e aver fiducia nella Sua opera buona che ha iniziato in noi (Fil 1,6). È questo l'annuncio del Vangelo: cooperare (v.4), accogliersi reciprocamente, perché si realizzi ora, nella conversione personale e comunitaria, l'annuncio profetico (Rm 15,7). Per questo motivo, la fede, che abita in noi dal giorno del battesimo, deve crescere e deve essere annunciata nella vita della Chiesa. Nel mistero e nel ministero della Chiesa, il singolo non è annientato dalla collettività: ognuno, secondo il carisma (dono) che ha ricevuto dallo Spirito, concorre a costruire la città di Dio, il Suo regno nel mondo. All'interno e a partire dall'azione della Chiesa, la credibilità della nostra testimonianza si rende viva ed efficace: viva, perché l'annuncio della liberazione non è fissata solo da parole, ma è resa concreta da gesti e segni di carità fraterna; efficace, perché la testimonianza è sostenuta dalla presenza del Maestro. Essere suolo dove la Parola eterna si è fatta carne e marcisce in noi se ci sforziamo di somigliare sempre più a Lui, significa, allora, dedicare la nostra esistenza all'opera del Salvatore; ancora, accettare, dolcemente, il disegno di Dio su di noi: desiderio d'Amore che ci innalza verso la gloria eterna e non annienta la dignità umana. Amen.