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TESTO Tu che dici: Chi è per te Gesù?

mons. Antonio Riboldi

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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/08/2002)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,13-20

In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Il Vangelo di oggi davvero è una sfida alla fede di ciascuno di noi. Ma leggiamolo. In quel tempo Gesù, essendo giunto nella regione di Cesareo di Filippo, chiese ai suoi discepoli:

la gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?" Risposero Alcuni: Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti. Disse loro: voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".

E Gesù: Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne, né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.

E io ti dico: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". (Mt.16,13-20).

Può sembrare strano che Gesù abbia fatto questa domanda a chi Lui stesso aveva scelto, perché divenissero poi quella "pietra" su cui è edificata la Chiesa, ieri oggi e sempre. Certamente, se avevano accettato di seguire Gesù e di stargli vicino, ci sarà stato un perché.

Forse era il fascino della persona di Gesù, che pur nella povertà di cui si circondava, doveva sprigionare un fascino inspiegabile.

Affascinava la sua parola, che conteneva la Verità di Dio e dell'uomo: sapeva esprimere un amore immenso come solo Dio può fare e, a volte, questo amore lo rendeva attuale con i numerosi miracoli, ma più ancora con la irrepetibile capacità di entrare nel cuore degli uomini, a cominciare da quelli che avevano bisogno di misericordia e di una guarigione dell'anima che è la vera salute della vita secondo Dio.

Ma non sapevano i discepoli entrare nella intimità di Gesù, una intimità infinita come può essere quella del Figlio di Dio, Dio stesso. Forse Lo pensavano un personaggio, misurato sulla potenza di assicurare un domani su questa terra: una potenza che avrebbe fatto piazza pulita di ogni ingiustizia e costruito un mondo migliore.

Ma Gesù, Figlio mandato dal Padre a riportare gli uomini nel Suo Regno, non poteva certamente limitare la sua potenza e presenza a rinnovare un mondo terreno che poi, presto o tardi, sarebbe di nuovo ripiombato, dopo di Lui, nella sua solita stolta storia, fatta da uomini che non conoscono proprio l'opera di Dio.

Era difficile allora entrare nella profondità della conoscenza di Dio, che solo Dio poteva rivelare. Ma entrare in quella luce, in quella conoscenza era già stare sulla porta del cielo: o se vogliamo l'uomo ritrovava quella ragione della sua creazione che era stata persa con il peccato di Adamo ed Eva.

E' difficile anche tra di noi conoscerci. Molte volte nel nostro rapporto sentiamo che chi ci sta vicino o ci vuol bene, riesce a malapena a conoscere una esteriorità, che dice pochissimo di noi, quando addirittura non è una conoscenza totalmente fuori bersaglio.

Ma quando qualcuno riesce a entrare nella nostra intimità, davvero è la gioia dell'amore. Un amore che, a volte prende il primo irrinunciabile posto nella scaletta delle nostre scelte. Diventa la ragione della nostra vita, sapendo che oramai quella conoscenza è la nostra stessa vita.

In un incontro di giovani con Madre Teresa di Calcutta ed erano tantissimi un giovane all'improvviso chiese a lei ed a me, chi fosse per noi Gesù.

Rimasi imbarazzato e risposi: "E' la ragione per cui sono quello che sono, per cui sono qui e per cui vi amo". Madre Teresa, rifletté un istante e poi con un filo di voce, che era più vicino a un sospiro che a una parola: "Gesù...Gesù...Gesù è tutto".

Ma come ogni relazione di amore, e quella con Gesù tale è, chiede davvero un farsi coinvolgere da Lui, un aprirsi alla sua conoscenza, come bambini che amano farsi illuminare ed amare, senza pretese o stupide superbie, tanto diffuse tra di noi, che ci diciamo grandi.

S. Paolo, l'apostolo che, quando nelle sue lettere parla di Gesù sembra incontenibile nella sua gioia, scrive oggi: "O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!". Infatti, a chi mai è dato di conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere?

O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio? Poiché da lui, grazie a lui, e per lui sono tutte le cose (Rom.11,33-36)

E se oggi Gesù facesse la stessa domanda che fece agli apostoli: "Chi sono io per voi?" Cosa sapremmo risponderGli? Chi davvero è Gesù per noi? In un convegno di ragazzi c'era una ignoranza su Gesù di uno spessore incredibile, al punto che le risposte contenevano una indicibile confusione: tanto che Gesù era tutto e niente.

E quando qualcuno si azzardava a dire che Gesù era Dio, senza andare più in là, ossia un Dio che è lontano dalle nostre scelte, dalla nostra vita, veniva accolto con la compassione dovuta a chi non sa vivere il nostro tempo basato su "come se Dio non esistesse". Un tempo davvero da compatire e convertire.

Quando mamma rivolgendosi a papà ripeteva spesso "il mio Gesù" papà amava rispondere "se è tutto tuo, io che parte ho?"

E' bello rileggere un brano di un discorso di Paolo VI, vero innamorato di Gesù. "Tutto abbiamo in Cristo esclama S. Ambrogio, tutto è Cristo, per noi. Se vuoi curare le tue ferite, egli è medico.

Se sei ardente di febbre, egli è la fontana. Se sei oppresso dall'iniquità egli è giustizia. Se hai bisogno di aiuto, egli è vigore. Se temi la morte, egli è la vita... Se desideri il cielo, egli è la via. Se rifuggi dalle tenebre, egli è la luce. Se cerchi il cibo egli è l'alimento".

Sì, tutto è Cristo per noi. Ed è dovere della nostra fede religiosa, bisogno della nostra umana coscienza ciò riconoscere, confessare e celebrare. A lui è legato il nostro destino e la nostra salvezza...Il mondo dopo aver dimenticato o negato Cristo, lo cerca.

Ma non lo vuole cercare dove veramente è, e quale è. Lo cerca fra gli uomini mortali: ricusa di adorare il Dio che si è fatto uomo e non teme prostrarsi servilmente davanti all'uomo che si fa Dio.

Il desiderio di trovare un uomo sommo, un prototipo dell'umanità, un eroe di completa virtù, un maestro di somma sapienza, un profeta di nuovi destini, un liberatore da ogni schiavitù, e da ogni miseria, assilla oggi le generazioni inquiete che forti di qualche sconsacrato frammento di verità, tolta al Vangelo, cercano effimeri miti, agitano inumane politiche e preparano così grandi catastrofi.

E così oggi dalla inquietudine degli spiriti laici e ribelli e dalla aberrazione delle dolorose esperienze umane, prorompe fatale una confessione al Cristo "assente": "DI TE ABBIAMO BISOGNO O GESU'" (Paolo VI, quaresima 1955).

Un brano che si addice perfettamente ai nostri giorni "DI TE ABBIAMO BISOGNO".

C'è solo da chiedersi in che misura in noi esiste questo bisogno: e se è un bisogno vitale o ancora una volta superficiale. E' una domanda che pongo a me, a voi: una domanda che deve contenere la risposta a Cristo che mi chiede, ci chiede: "E tu chi dici che io sia?"

Ma voglio chiudere questa riflessione, che è più che riflessione, con un inno che la Chiesa canta nella solennità del S. Cuore di Gesù: o Gesù, dolce ricordo - Tu che solo dai la vera gioia all'anima - e la tua presenza supera in dolcezza il miele ed ogni altra cosa.

Non c'è proprio nulla che possa essere cantato con più soavità, niente può essere ascoltato con più gioia - niente può essere pensato con più dolcezza, di te o Gesù, Figlio di Dio.

Gesù, dolcezza dei cuori - fonte della verità - luce delle menti - tu superi ogni immensità di gioia - ed ogni grandezza di desiderio.

Quando tu fai visita al nostro cuore - solo allora si fa luce la verità svanisce ogni effimero e vanità - e dentro il cuore si infiamma di carità. Donaci con larghezza di cuore il perdono - donaci una grande misura dei tuo amore. - Donaci un giorno e ora di vedere la tua gloria con la tua presenza. Amen.

 

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