TESTO Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime
Riccardo Ripoli Amici della Zizzi
Mercoledì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (28/11/2012)
Vangelo: Lc 21,12-19
Non c'è risultato, nemmeno per la cosa più insignificante, che si possa ottenere senza fatica. Per imparare a camminare si deve cadere tantissime volte, per andare in bicicletta si devono mettere in conto cerotti e sbucciature, frequentare uno sport significa sudare tanto per emergere o per migliorarsi, diplomarsi o laurearsi comporta ore ed ore sui libri di studio, nel lavoro, in famiglia, con gli amici è necessario battersi per le proprie idee ogni giorno. Chi ha Fede viene da molti indicato come il credulone, visto come il perditempo. Non bisogna mai lasciarsi fuorviare dai principi e dai valori e perseverare fino al raggiungimento del risultato, avendo nel cuore già quale altra meta raggiungere. Vedo spesso nei ragazzi il desiderio di fuggire dalle proprie responsabilità, il vedere le regole come camice di forza da cui liberarsi. A volte accade che arriva qualcuno sopra un bel cavallo bianco e fa loro intravedere una vita diversa, fatta di libertà, promesse e lusinghe a non finire. Un po' per ingenuità, un po' per la forte attrattiva di non dover faticare per vivere porta taluni di loro a seguire il pifferaio magico. Un po' di tempo fa uno dei nostri ragazzi, il cui padre era stato condannato per diversi reati tra cui traffico d'armi ed al quale il tribunale aveva tolto la potestà genitoriale, venne in contatto nascostamente con questo babbo tramite la sorella. A. era già da ragazzino uno che non aveva voglia di fare nulla, era carino e piaceva alle ragazze e per lui contava solo questo, essere accettato e mandava avanti il proprio viso anziché il cuore ed il cervello. Il papà cominciò a fargli mille promesse millantando alberghi, ville, piscine, ferrari ed una vita da nababbo senza lavorare. Il ragazzo ci credette ed il giorno del suo diciottesimo compleanno se ne andò con il papà. L'idillio durò meno di un mese, il padre non aveva nulla di tutto ciò che aveva detto al ragazzo e dopo diverse liti A. andò a stare dalla mamma che, per causa sua, litigò con il convivente e si ritrovarono dalla mattina alla sera a vivere per la strada in una baracca. Non so che fine abbia fatto, ma certo la sua vita è stata in salita perché non ha voluto impegnarsi e faticare per conquistare una posizione, nella futile speranza di fare una vita agiata senza muovere un dito.