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TESTO Testimone della Verità e del Regno di amore

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) - Cristo Re (25/11/2012)

Vangelo: Gv 18,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Che la Chiesa si sia macchiata in passato di irresponsabilità in ordine all'esercizio di un potere temporale dispotico e sproporzionato che favoriva i lussi del clero e del papato è una realtà purtroppo indubbia. Che tuttavia l'insegnamento della Chiesa sia sempre stato quello della semplicità, dell'umiltà e della conformazione a Cristo è ugualmente certo, come pure certa è sempre stata la pedagogia del Magistero intorno all'indissolubilità fra politica e morale sull 'insegnamento e sull'esempio di Cristo Redentore. Nelle sue Encicliche del 1881 e del 1885 papa Leone XIII insegnava che ogni autorità umana promana da Dio, respingendo al contempo le accuse di coloro che sostenevano che la Chiesa avesse ostacolato il progresso sociale e lo sviluppo. Nell' insegnamento del papa, sia la responsabilità delle istituzioni sia la collaborazione di tutti i cittadini hanno la finalità della promozione del progresso e del bene comune. La "Veritatis splendor" di Giovanni Paolo II delinea l'importanza della "veridicità dei rapporti fra governanti e governati", invitando alla giustizia sociale e alla rettitudine dell'amministrazione e della politica: qualsiasi governante o chi assuma ruoli di particolare responsabilità sulla massa è tenuto a perseguire con imparzialità il bene di tutti i cittadini, a promuovere la giustizia, il riconoscimento della dignità e dei diritti dell'uomo e la tutela dei più deboli, allontanando ogni tentazione al predominio e alla conservazione del potere a tutti i costi.

La promozione della giustizia, dell'equità, del lavoro, della famiglia e dei valori della dignità dell'uomo, come pure imperativi etici non negoziabili quali la tutela della vita e della persona sono all'ordine del giorno nella dottrina sociale della Chiesa e tutte tendono a mettere l'uomo come principale oggetto di tutela e di promozione, non senza tuttavia il loro riferimento trascendente: la rivelazione e i comandamenti di Dio. Essi impongono l'impegno secondo la volontà di Dio su tutti i fronti, quindi la fuga dalle ingiustizie, dalle cattiverie e dalle sopraffazioni nei confronti del prossimo; anche nell'Antico Testamento comportano il rispetto della vita (non uccidere) e la carità concreta verso gli altri e in ogni caso respingono le discriminazioni e gli abusi.

Secondo la morale cattolica, qualsiasi forma di governo è accettabile e bene accolta purché abbia di mira il perseguimento reale dell'uguaglianza, della giustizia e del bene comune nella verità e si adoperi a sostegno della vita e della dignità dell'uomo. Si prediligono tuttavia tutte quelle forme di governo che coinvolgano in qualche modo la partecipazione del cittadino alla vita pubblica, quindi fra tutte è prediletta e raccomandata la democrazia.

Il principio deriva sempre dall'unica autorità dalla quale scaturiscono e hanno il loro fondamento tutti i sistemi, le legiferazioni e le autorità umane, cioè Dio, che in forza del suo amore e della sua misericordia raduna tutti gli uomini in una sola famiglia invitando tutti all'interazione e alla società, ma soprattutto dall'immagine di Cristo, Figlio di Dio Re dell'Universo. E' infatti la concretezza della regalità di Cristo, il suo insegnamento parabolico intorno al Regno e soprattutto la fattività delle sue opere di amore e di misericordia a rendere l'idea di quella che dovrebbe essere la vera istituzione politica, il reale fondamento del progresso umano e della convivenza sociale. Cristo Re dell'Universo ispira la fiducia di un ordine legittimo universalmente valido per tutti. Ciò soprattutto per il fatto che il suo ideale di Regno si configura come amore, generosità e disinteressato servizio, tutte prerogative ben lontane dalle comuni concezioni dispotiche ed egemoniche di sovranità imperante sulla massa: Cristo Re dell'Universo dimostra certamente un potere indiscusso e incontrastato sul cosmo, poiché Egli è Dio alla pari del Padre e dello Spirito Santo, partecipe della creazione e del sostentamento dell'universo; tuttavia questo regno viene espresso in ben altri termini che quelli propri del sistema umano. Egli stesso, interrogato da Pilato afferma: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù... Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce." (Gv 18, 37 - 38). Il Regno di Dio, di cui Gesù è annunciatore per mezzo di opere di misericordia, è indissolubilmente legato alla verità. Anzi, è un Regno che attesta la Verità. Ma il Vero Dio non può che volere la salvezza dell'uomo, la sua redenzione e la vita eterna e pertanto nel suo Figlio ha disposto una sovranità caratterizzata dal servizio e dall' amore che si rende manifesto nei miracoli, negli atti di carità e di concreta apertura verso i bisognosi e finalmente trova la sua massima espressione sulla croce.

Cristo Figlio di Dio, che regna sul trono di Davide, imposta un regno di giustizia e di pace, rivelando l'amore universale del Padre che tende a recuperare l'uomo dal peccato. Nella croce vi è il compendio dell'umiltà, del servizio, dell'amore, della misericordia, della redenzione... insomma in un solo elemento ligneo vi sono tutti gli elementi costitutivi del Regno.

Dio in Cristo regna non soltanto perché è padrone di tutto il creato, ma perché salva l'umanità dai malesseri fondamentali, primo fra tutti il peccato, offrendo ad essa dei criteri di convivenza del tutto estranei alla mentalità mondana; appunto quelli dell'amore e della giustizia.

Gesù, Figlio di Dio e obbediente alla missione del Padre di salvare l'umanità, di questi valori si rende apportatore e testimone: caccia i demoni dagli ossessi, guarisce i ciechi, riabilita gli storpi, rende giustizia ai poveri e agli oppressi rendendosi solidale con i peccatori e condividendo le precarietà e le miserie umane.... In tutto questo Egli è re.

E appunto la concretezza dell'amore e del servizio ispira i valori propri di ogni regime che voglia essere favorevole alla società: provenendo da Dio che è Verità, qualsiasi autorità terrena assume come criterio la verità stessa e pertanto non può esimersi dalle medesime prerogative di servizio e di tutela della giustizia e del bene comune. L'autorità finalizzata a se stessa non è vera autorità. Il governo interessato ai soli interessi di pochi, che sostiene i soli ceti alti e le classi sociali elevate a discapito dei poveri e dei disoccupati non è un legittimo governo. Le istituzioni che al contrario mostrano consapevolezza di sussistere per il vantaggio di tutti i cittadini senza discriminazioni se non per i più deboli e peri bisognosi, sono emblema di una retta coscienza di amministrazione sociale. Che solo nel Cristo crocifisso trova la sua ispirazione e il suo carattere sorgivo.

 

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