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TESTO Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu

Riccardo Ripoli  

Martedì della XXXII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (13/11/2012)

Vangelo: Lc 17,7-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Ogni giorno dobbiamo lottare contro i richiami della nostra anima. Se passeggiate per la strada non potete non notare il barbone che ancora dorme infreddolito sotto i cartoni umidi. Se attraversate un centro abitato con la macchina troverete tante persone che chiedono la carità ai semafori. Se accendete la televisione sentite parlare di intere popolazioni che soffrono. Se ci venite a trovare potete facilmente capire quanti bambini ci sono nella vostra città privi dell'amore di una famiglia che li accudisca e li rispetti. Se entrate in un ospedale per andare a trovare qualcuno vi scontrate con i lamenti di persone abbandonate nelle corsie.

Quanta fatica dobbiamo fare per andare avanti e non fermarvi da quel barbone per donargli una parola di conforto ed una cioccolata calda, per non parcheggiare vicino al semaforo per donare comprensione e qualcosa da mangiare, per non andare in vacanza laddove tante persone muoiono di fame e portare loro un po' di speranza, per non prendere un bambino in affido ed aiutare una famiglia a rialzarsi dalla sua condizione, per non fermarvi vicino a quel letto dove una nonnina piange lacrime silenziose desiderosa solo di qualcuno che le tenga la mano mentre sta morendo.

Quanto ci costa non dar retta a quel grido, a quel richiamo che ci farebbe fare qualcosa per gli altri.

La società oggi ci insegna a vivere di noi stessi, ad essere egoisti, a godere la vita con l'acceleratore al massimo, a passare avanti a chi soffre.

Che bello questo momento di crisi economica. Finalmente forse ci renderemo conto che tutto ciò che abbiamo non è scontato. Desiderosi della solidarietà del prossimo, forse domani, a crisi passata, ci ricorderemo di essere un po' più altruisti. Come vorremmo che se noi stessimo male, almeno nostro figlio trovasse chi possa donargli un futuro.

Non è troppo tardi per cambiare. La mia mamma diceva sempre "a tutto c'è rimedio, solo alla morte non c'è rimedio".

Vi rendete conto che trascorrere la nostra vita a cercare di avere di più, e sempre di più è abominevole? Non ci basta avere tutti i giorni da mangiare? Non ci basta avere dei vestiti puliti da indossare? Non ci basta avere un tetto sotto il quale poter dormire? Vogliamo sempre di più, la casa più grande, la villa al mare, la barca più bella, la moglie o il marito più invidiabile, tanto da essere disposti a pestare i piedi al prossimo, a rubare e magari anche ad ammazzare pur di avere un pio' più di effimera felicità. Si, effimera. Quanto potrà durare? Già in questa vita più abbiamo e maggiori sono i problemi che dobbiamo affrontare per la gestione di ciò che possediamo, ma poi, quante persone muoiono ogni giorno per tumore, incidenti, infarti? Noi potremmo essere i prossimi, o durare altri cento anni, ma prima o poi la pacchia finisce e cosa ci aspetta? Nessuno lo sa. Chi ha Fede in Dio sa che ci sarà il giudizio del Signore sul nostro operato. Chi non ha Fede non crede che ci possa esser nulla, ma può esserne certo? Scommettereste voi tutti i vostri averi, la casa, il conto in banca, la macchina, la tranquillità sul fatto che un'auto non possa raggiungere i duemila chilometri orari? Improbabile, ma possibile. Io, fossi in voi, amici non credenti, non scommetterei sul futuro dopo la morte, almeno un po' della mia vita la investirei, così, per precauzione, sull'idea che l'eternità possa esistere, altrimenti vi immaginate che fregatura se, una volta chiusi gli occhi su questa terra li riapriste davanti a Dio e Lui vi dicesse "vi siete divertiti? Bene, ora avrete tutta l'eternità per riflettere, fuori da casa mia".

A chi crede, a me per primo, suggerisco, a maggior ragione, di non sottovalutare Dio. Noi siamo Suoi umili servi e come tali siamo chiamati a servirLo nelle Sue esigenze, che sono le necessità dei più deboli, dei poveri, dei bambini maltrattati, delle donne offese e stuprate. Chi di voi nel suo lavoro riceve il saldo del suo stipendio, parcella, onorario in anticipo rispetto ai compiti che deve svolgere? La nostra paga la riceveremo a fine lavoro, a fine vita, e sarà gioa grande, gioia eterna.

 

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