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TESTO Commento su Filippesi 4,10

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Sabato della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (10/11/2012)

Brano biblico: Fil 4,10-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Ho provato grande gioia nel Signore
Fil 4,10

Come vivere questa Parola?
Più volte, nella lettera ai Filippesi, torna il richiamo alla gioia: gioia di Paolo che si sente raggiunto e quasi avvolto dalla sollecitudine di questa comunità a lui particolarmente cara, invito alla gioia rivolto alla medesima.
Una gioia in cui si intrecciano motivi diversi ma che trova la sua piena consistenza in quel "nel Signore", di cui lo stesso Paolo dà, indirettamente la spiegazione.
Egli si rallegra per il dono ricevuto, ma non tanto perché questo viene a sollevarlo dalle sua presenti strettezze dovute allo stato di prigionia in cui si trova, ma per quel legame di riconoscente affetto che lega la comunità alla sua persona di apostolo e che rimanda a Dio.
È soprattutto la carità che esso rivela e che rende i Filippesi graditi agli occhi di Dio a farlo sussultare di gioia. La gratuità del dono non resta occulta al Datore di ogni bene che senz'altro non si lascerà vincere in generosità e li ricompenserà regalmente.
Quanto è diversa questa gioia da quella che nasce e si esaurisce nell'appagamento immediato ed egoico di desideri e pulsioni personali!
Una gioia centrata su noi stessi finisce col chiuderci nel guscio angusto del nostro io sempre in affannosa ricerca di gratificazioni che poi lasciano insoddisfatti. Ogni volta, infatti, che ci ritraiamo stringendo in pugno il frammento di gioia che ci viene offerto lo distruggiamo, mentre ogni volta che apriamo la mano per condividerlo lo vediamo rifrangersi intorno a noi.
Non è più la piccola egoistica gioia da consumare all'ombra del mio io a inondarmi, ma quella che leggo nello sguardo di chi mi sta dicendo col suo dono: "ti voglio bene", quasi eco di un'altra voce che mi sta chiamando a un di più di vita: "Sono venuto perché la mia gioia sia in te e la tua gioia sia piena".
Mi accorgo allora che essa è solo un raggio che mi parla del Sole: il raggio può esaurirsi ma la sua Sorgente no, continuerà a scaldarmi sempre.
È a questa gioia che voglio aprire il mio cuore. Per questo, oggi mi esporrò al Sole di Dio e anche durante il tempo che dedico ad altro cercherò di mantenermi sotto di esso così da rifrangerne i raggi su quanti avvicino.
Signore, sei venuto per la mia gioia, ed io ho ridotto la tua venuta a un richiamo serioso che a volte finisce col pesarmi perché ha il sapore della croce. Se finalmente mi decidessi a spostare lo sguardo dal legno della croce al tuo volto che mi dice senza ombra di equivoco: "Tu sei prezioso ai miei occhi ed io ti amo!", la mia vita si trasformerebbe in un canto di gioia che non potrebbe che essere contagiosa. Signore, che io inondi il mondo della tua gioia!
La voce di un dottore della Chiesa
Chi ci può dare così la gioia se non colui che ha creato tutte le cose che sono fonte di gioia?
S. Agostino

 

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