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TESTO Commento su Atti 8, 26-39;Prima Timoteo 2, 1-5; Marco 16, 14b-20

don Raffaello Ciccone   Acli Provinciali Milano, Monza e Brianza

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Vangelo: At 8, 26-39;1Tm 2, 1-5; Mc 16, 14b-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Lettura degli Atti degli Apostoli 8, 26-39
I discepoli di Gesù si erano dispersi nei territori della Palestina. Filippo, uno dei sette "ordinati" dagli apostoli per il servizio delle mense (At 6,2), si era stabilito in Samaria e sviluppava, fondamentalmente, un'azione di evangelizzazione che aveva, tra l'altro, molto seguito. A lui si uni perfino un mago, chiamato Simon mago, che strabiliava inizialmente le folle e le conquistava al suo seguito. Ma poi " cominciarono a credere a Filippo, che annunciava il vangelo del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare. Anche lo stesso Simone credette e, dopo che fu battezzato, stava sempre attaccato a Filippo. Rimaneva stupito nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano."
Dalla chiesa di Gerusalemme giungono Pietro e Giovanni.... "imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo" (At 8 13ss). Il potere ingolosisce e Simon mago, "vedendo che lo Spirito veniva dato con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro dicendo: «Date anche a me questo potere". Pietro reagisce violentemente (dobbiamo essergli grati, altrimenti sarebbe stato un terribile precedente). Piuttosto «Convèrtiti dunque da questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonata l'intenzione del tuo cuore. Ti vedo infatti pieno di fiele amaro e preso nei lacci dell'iniquità».
L'altro si converte, perché ha capito l'assurdità, e gli "Atti degli apostoli" riprendono il tema della gratuità e della evangelizzazione con l'episodio di Filippo e l'Eunuco che sta ritornando nella sua patria, dopo un pellegrinaggio a Gerusalemme. Si parla della regina Candace, ma è un nome comune come "regina Madre" o come Faraone in Egitto o Cesare a Roma.
E' Dio che guida i passi per l'incontro, ed ha bisogno della nostra collaborazione Così Filippo accetta di avventurarsi là dove nessuno si avventura:"su una strada "deserta", probabilmente nella perplessità del discepolo che si domanda :Perché qui?"..nel deserto"
Questo funzionario, uomo di potere, completamente dedicato al suo ruolo, probabilmente nero di pelle, intelligente, legato in qualche modo all'ebraismo, curioso nel voler capire le Scritture, legge (e nel mondo ebraico si leggeva ad alta voce) un testo di Isaia. Filippo è incoraggiato a seguire, a capire, a iniziare un dialogo e si sente invitato a sedersi accanto per leggere e capire il brano.
Filippo non ha altri appuntamenti, salvo che per un uomo che cerca il senso della Parola di Dio.
Per la fede bisogna, inizialmente, affrontare la Scrittura per entrare nel mistero e nella rivelazione di Dio. Il mistero di Dio è Gesù. Rivelato dai profeti e nascosto in immagini sconcertanti di "pecora condotto al macello, muto, sconfitto", Filippo riferisce che si parla di Gesù e lo manifesta come immagine di Dio da onorare e accogliere. E la Scrittura non è sufficiente. Bisogna passare attraverso il segno della purificazione, ma anche della rinascita, della fede in Gesù morto e risorto. "Che cosa c'impedisce che io sia battezzato?"
Se dalla Scrittura si passa al compimento, a Gesù, quel suo carico di mistero e di gloria diventa la scelta fondamentale, gratuita ed esaltante di una vita nuova. Così, allora, si entra a far parte del Popolo di Dio e della sua famiglia riconosciuta e grandiosa, destinata ad essere speranza per tutti
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 2, 1-5
Nella lettera a Tito si sente la responsabilità di educare il popolo ai valori di Dio, manifestati nelle struttura del mondo e nella venuta di Gesù. Qui, in particolare, si coglie l'obbligo di sviluppare anche l'attenzione alla struttura civile e politica, poiché ogni persona ne beneficia o ne viene travolta.
C'è una concezione fondamentalmente ottimista della politica, che nasce dalla speranza e dalla fiducia.
Prima di tutto la speranza della preghiera (4 forme: "domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti") è inusuale se si pensa allo scoraggiamento che serpeggia nei confronti della politica. Essa non viene coraggiosamente affrontata né stimolata, ma semplicemente ignorata, dal momento che si ripete spesso: "Io non voto".
C'è la consapevolezza che il compito politico è "condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio" che è la traduzione del "bene comune" dove responsabilità e attenzioni sono "per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere"
Ovviamente il problema iniziale è quello di pregare per "tutti" gli uomini perché la pace è un bene collettivo che si costituisce se tutti vi collaborano. Poi bisogna pregare per i re, in questo caso, a Roma c'è l'imperatore che, nel mondo romano, spesso, ha un profilo di divinità e, a volte, addirittura di salvatore. Tutti hanno bisogno di Dio che aiuti ciascuno e, in particolare, i governanti e quelli che hanno il potere.
Certamente questo testo impegna, oltre l'immaginario, la realtà religiosa e l'impegno politico.
Ma, contrariamente a quello che si ritiene importante, l'operosità non passa attraverso il cercare privilegi o danaro, risorse e riconoscimenti, ma attraverso l'educarsi e l'operare per la pace nel tessuto sociale e per il riconoscimento della dignità di ciascuno. Quel "tutti" fa superare ideologie, razzismi, selezioni, lacerazioni, marginalità.
La vita del mondo è responsabilità di tutti gli adulti: e ognuno, per le sue competenze e maturazioni, deve portare soluzioni. Nei nostri tempi c'è il problema drammatico del lavoro per molti, anche se non per tutti poiché per molti è garantito. Ma tutti quelli che si sentono sicuri non possono ritenersi cautelati e indifferenti. Tutti debbono approfondire l'analisi dei bisogni e maturare una solidarietà ampia di interventi.
Non si comincia un impegno politico maledicendo, ma pregando per avere ogni giorno uno Spirito nuovo, per operare corrette scelte morali, per incoraggiare i migliori, i più competenti, i più saldi, accompagnando tutti coloro che vi si incamminano perché lottino per un "bene che sia sempre più bene per tutti"
Lettura del Vangelo secondo Marco 16, 14b-20
Abbiamo letto la conclusione del Vangelo di Marco in cui vengono sintetizzate le attese di una comunità che spera nella potenza di Dio. Ma il linguaggio è molto simbolico e quindi va capito nello spirito del parlare biblico, La vita della comunità non si presenta come gloriosa o santa, ma come legata alle paure e alla chiusura, dipendente dalla delusione e dall'esperienza tragica sperimentata dalla morte di Gesù.
Tutta la storia della Chiesa è segnata da queste paure e perplessità. E se Gesù rimprovera, richiama insieme una concretezza che mette in guardia dai propri sentimenti e dalla delusione di non essere garantiti, ma insieme consegna ai discepoli la sua eredità più alta: il compito di annunciare il Vangelo, il Regno al mondo.
Essi debbono capire la novità che è stata destinata prima a loro, pur nella contraddizione della loro esperienza; ma, nella pienezza, è una novità destinata a tutti, in un mondo rassegnato alla morte, al male, alla quotidianità senza orizzonti e alla paura.
Il rimprovero, così, non rinnega la vocazione a cui Gesù li ha chiamati, ma li invia comunque, resto del popolo che gli è rimasto fedele, e che non è fuggito. A loro e a noi consegna il messaggio completo da offrire: "Il Padre è assolutamente buono, misericordioso. E' il Dio-amore che si offre a ciascuno, non per togliere qualcosa, ma per rinnovarlo. E da questo amore di Dio nessuna persona, qualunque sia la sua condotta o il suo comportamento, può sentirsi esclusa. E' un amore che trasforma dalla morte alla vita E' la buona notizia di cui ogni persona ha nostalgia, ma ne ha anche paura per non esserne poi disillusa.
E poiché ogni persona ha bisogno di trovare speranza, la missione è urgente e il messaggio va offerto a tutte le creature. Credere non si ferma ad accettare una dottrina, ma si apre al battesimo come vita nuova .
Rifiutare fa rimanere nel proprio egoismo, centrati soltanto sui propri bisogni e sulle proprie necessità, non condannati da Dio che è amore, ma esclusi, da se stessi, dalla vita piena.
Anche le altre creature partecipano a questa novità di vita e la stessa natura gioisce della novità poiché il male rovina e deturpa il creato e la salvezza di Gesù si estende a tutto il mondo di cui facciamo parte.
Accanto alla parola di rivelazione vengono ricordati 5 segni, richiamo della potenza di Dio ed espressione di Gesù risorto: essi non fondano, né tanto meno creano la fede, ma indicano le forze nuove nella Chiesa che liberano il mondo.
Scacciare i demoni raggiunge una novità di cuore e combatte i desideri di morte che i demoni conducono nella nostra vita e nel nostro desiderio.
Prendere in mano i serpenti e bere veleno, senza danno, richiamano la lotta e la vittoria sul male che spesso si avvicina in modo subdolo e allettante, ma, di fatto, porta la morte. I discepoli non debbono aver paura degli ostacoli per lottare e vincere.
Il parlare nuove lingue è riferimento alla Pentecoste e quindi al dono dello Spirito che restituisce alla Chiesa la capacità di parlare alle varie culture e di creare unità tra i popoli. Lingue nuove significa anche linguaggi di perdono, di attenzione, di accoglienza e di gratuità.
Infine l'imposizione delle mani ai malati mette in gioco l'impegno della comunità che vuole portare una liberazione nuova dalla malattia e dal peccato. Così tutto il mondo della cura fa parte della liberazione e della speranza, del riscatto dalle conseguenze del male e dell'impegno di restituire la salute e le attività di autonomia.
Gesù ascende al cielo (richiama Elia: 2 Re 2,11; 1 Macc 2,58) per prendere possesso della gloria di Dio, concludendo così la sua missione sulla terra, garantita, verificata, valorizzata dal giudizio di Dio stesso. Il linguaggio dell'assidersi alla destra ricorda l'abitudine che esisteva, nelle regge, di convocare le persone che eroicamente sono state fedeli al re e, davanti a tutti, farle sedere alla destra della suprema autorità. E' ricordato anche nel Salmo 110,1: "Siedi alla mia destra finche io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi".
Sottraendosi allo spazio e al tempo (non è più visibilmente tra noi), Gesù diventa raggiungibile da ogni discepolo in ogni spazio e in ogni tempo poiché, dove opera un discepolo sulla Parola, lì opera Gesù con la sua potenza.

 

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